di NUCCIO FAVA – Ancora ragazzo nel profondo sud calabro-siculo sapevo poco di Liberazione e di Resistenza. Mi rammaricavo di non aver potuto partecipare a quei fatti dolorosi e drammatici che avevano portato alla democrazia. Ma già all’inizio dell’università nei convegni della Fuci, ci ritrovavamo tutti a cantare ”Bella ciao” e ”Addio Lugano bella”.
Ascoltavo giovedì il presidente Mattarella che mi ha fatto sentire vivo lo spirito delle lezioni dei miei professori Temistocle Martinez e Giorgio Spini, costituzionalista e storico animati da forte tensione civile. La stessa che ha ispirato il nostro presidente della Repubblica nella festa della Liberazione. Significativamente, dall’omaggio al milite ignoto alla visita a Vittorio Veneto, Mattarella ha espresso una intensa orazione a sostegno della democrazia italiana, ripercorrendo i passaggi decisivi e dolorosi per la riconquista della libertà con la definitiva sconfitta del nazi-fascismo e degli orrori che lo hanno contrassegnato fino alle camere a gas, alle leggi razziali, alle stragi , alle persecuzioni e ai rastrellamenti brutali nelle città e nelle campagne.
L’azione partigiana ebbe il grande merito storico di contrapporsi a tutto questo e con l’aiuto determinante degli alleati portò alla liberazione dallo straniero e alla caduta del nazi-fascismo. Iniziò la nuova era dell’Italia democratica con singoli episodi di grave intolleranza in un clima da guerra civile che interessò alcune parti limitate del territorio, senza però annullare il significato di fondo e il valore ideale e politico di tutta la lotta di liberazione, divenuta progressivamente lotta di popolo, di uomini e donne e di giovani che assaporavano il nuovo clima di libertà e di speranza.
Mattarella ha richiamato in sostanza tutto questo sottolineando che però libertà e democrazia non sono conquiste assicurate per sempre, ma che vanno vissute e alimentate responsabilmente, giorno per giorno.
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