Anche il generale Figliuolo scrive un libro, affidandosi alla penna di Beppe Severgnini. Lo pubblicherà Rizzoli

Il generale Francesco Paolo Figliuolo davanti alla Caserma Garibaldi di Corso Quattro Novembre,  17 maggio 2010, Torino. TONINO DI MARCO

Mentre virologi e infettivologi imperversano in tv saltando da un canale all’altro degli italici talk show televisivi sfidando le domande e le spesso inopportune interruzioni esibizionistiche di conduttrici e conduttori, il generale  Francesco Paolo Figliuolo, Commissario straordinario per l’emergenza Covid 19 ha preferito raccontarsi, prima che gli scada il mandato, in un libro, affidando le sue memorie comunque a uno scrittore che frequenta… nella veste di giornalista il piccolo schermo in collegamento da casa sua approfittando delle pause di benevolenza di Lilli Gruber per guadagnarsi l’abusato e ridicolo titolo di “giornalista & scrittoreBeppe Severgnini.

Titolo del libro: “UN ITALIANO“, sottotitolo: Quello che la vita mi ha insegnato per affrontare la sfida più grande. Conversazione con Beppe Severgnini. Uscita in libreria programmata dalla casa editrice Rizzoli per l’8 marzo, Festa della donna, celebrata dal “racconto della vita e dei valori di un uomo, Francesco Paolo Figliuolo, che ha fatto molto per l’Italia e che, in questa conversazione inedita con Beppe Severgnini, ci offre anche il racconto unico e vero, da dietro le quinte, di come è stata vissuta e affrontata la pandemia”, secondo quanto suggerisce all’Ansa Massimo Turchetta, capo della Rizzoli, (il quale si presume non veda con assiduità la tv, se afferma che il simpatico generale con la penna nel cappello stia “dietro le quinte” quando annuncia quotidianamente percentuali di vaccinati, e di vaccini “in arrivo”, che spesso si ripetono, uguali, a distanza di giorni.

Comunque il generale Figliuolo merita di essere letto anche per ciò che, con la modestia del buon lucano, ha detto di sé e del libro attraverso l’Ansa: «Sono un ragazzo di periferia, che, dopo il liceo classico a Potenza e l’Accademia militare a Modena, segue il consiglio del colonnello che comandava il distretto della sua città: “Francesco, tu devi andare in artiglieria da montagna, perché lì si fanno le cose seriamente. E poi noi di Potenza siamo montanari…“».

 

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