Misure precauzionali su tutta la zona di Roma invasa dai fumi sprigionati dall’incendio della vecchia discarica di rifiuti di Malagrotta. L’ordinanza varata dal Comune di Roma. Inchiesta della magistratura per eventuali cause dolose

Ancora due giorni dopo l’esplosione, a Roma, dell’incendio nella vecchia discarica dei rifiuti di Malagrotta, resta chiusa per precauzione persino la sede del Consiglio Regionale del Lazio,  oltre ad asili nido e centri estivi, pubblici e privati, nel raggio di 6 chilometri e divieto di consumo degli alimenti di origine animale e vegetale prodotti nell’area, divieto di pascolo degli animali da cortile, e divieto di utilizzo dei foraggi e cereali destinati agli animali.

L’ordinanza varata dal Comune di Roma a titolo precauzionale  dispone anche di “limitare le attività all’aperto, con particolare riguardo a quelle di natura ludico sportiva e di mantenere chiuse le finestre in caso di fumi persistenti e maleodoranti”. Intanro si inizia a fare la conta dei danni e delle ricadute a breve e lungo termine sulla salute dei romani.  Al momento il rogo è sotto controllo: i vigili del fuoco, una sessantina in tutto, hanno lavorato tutta la notte per circoscrivere le fiamme ed evitare che interessassero altre strutture e si propagassero all’esterno; ma per spegnerlo definitivamente ci vorranno diversi giorni. 

Già ieri il portavoce dei Vigili del Fuoco, Luca Cari, aveva anticipato che si sarebbe trattato di un intervento “complesso, il materiale combustibile è molto, le fiamme tendono a riprendere, questo ci fa pensare a tempi molto lunghi, nonostante che – per fortuna in questo caso –  vi si assoluta mancanza di vento.

L’Arpa Lazio è intervenuta immediatamente nell’area colpita e ha installato dei campionatori che serviranno a verificare eventuali effetti sulla qualità dell’aria: lo comunicava ieri in una nota il direttore generale Marco Lupo. “Nelle prossime 24/48 ore si avranno i primi riscontri a partire dalle centraline fisse. Nel frattempo si consiglia ai cittadini residenti nel raggio di 1 km di tenere chiuse le finestre delle proprie abitazioni”, ha aggiunto.

“Un disastro ambientale di dimensioni incalcolabili”, ha scritto Gianluca Lanzi, presidente del Municipio Roma XI, in un post su facebook a cui ha fatto eco il sindaco di Fiumicino, Eaterino Montino: “Vi chiedo di seguire molto attentamente le raccomandazioni già formulate dal Comune di Roma: non sostare nei pressi dell’area interessata dall’incendio; mantenere chiuse le finestre in caso di fumi persistenti e maleodoranti; non utilizzare al momento i condizionatori d’aria; in caso di emergenza contattare il Numero Unico Emergenze 112 o la Sala Operativa h24 della Protezione Civile allo 066521700“.

I primi a dare l’allarme per la salute sono stati ieri i cittadini di Valle Galeria, zona al confine tra la capitale e l’ex discarica: “Oltre al rischio diossina liberata nell’aria ci sono i depositi di gas e benzina adiacenti che sono stati allertati“.

Il vasto incendio ha interessato anche una vasca di stoccaggio del combustile solido, uno degli impianti dove vengano trattati i rifiuti della Capitale. Secondo i vigili del fuoco, presenti con otto squadre per domare le fiamme, l’incendio si è esteso anche ad almeno un paio di capannoni dove sono stoccati carta e plastica e un impianto di compostaggio.

Le cause dell’incendio, che ha interessato anche il gassificatore da anni inattivo, sono ancora da accertare: una volta domate le fiamme i rilievi dei vigili contribuiranno a chiarire l’origine ed escludere un eventuale dolo.

Da chiarire anche le eventuali ricadute sul ciclo dei rifiuti della capitale e già messo a dura prova da una cronica carenza di impianti. Anche se la discarica di Malagrotta non serve più Roma (fu chiusa dall’allora sindaco Ignazio Marino), gli impianti presenti, di proprietà della società E. Giovi, servono la capitale trattando fino a oltre 1200 tonnellate di rifiuti al giorno, 8.100 alla settimana. Numeri fondamentali per il già fragile ciclo dei rifiuti di Roma e che ha spinto il sindaco Roberto Gualtieri a decidere per la futura realizzazione di un termovalorizzatore per rendere la capitale autonoma ed efficiente.

Intanto la Procura della Repubblica di Roma attende un’informativa sul rogo dalle forze dell’ordine. E forse già da oggi formalizzerà l’apertura di un fascicolo di indagine: obiettivo è capire se si è trattato di un evento doloso o colposo.

Intanto il sindaco Gualtieri afferma che l’incendio del Tmb non è solo un grave incidente, ma costituisce un danno significativo per il sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti a Roma, su cui avrà inevitabili conseguenze immediate, di cui si è discusso questa mattina in una riunione della cabina di regia con Ama e gli operatori che hanno contratti in essere diretti e indiretti con l’azienda di Roma.
La colonna di fumo nero è visibile anche dai Castelli Romani: complice l’assenza di vento e la serata particolarmente afosa, per chilometri intorno alla zona del rogo, periferia ovest della Capitale, i cittadini hanno segnalato cattivo odore, proveniente verosimilmente dalle carte e le plastiche combuste. “Sono sceso 5 minuti con il cane – aveva scritto un utente su twitter – l’aria è irrespirabile, e sto a Torpignattara, a 44 km. Chiudete le finestre”. Puzza di bruciato avvertita chiaramente anche all’Eur, a San Paolo e, in genere, nel quadrante ovest e in parte nel Centro Storico.

 

 

 

70 vigili del fuoco impegnati

“L’incendio sta interessando alcuni dei capannoni. Abbiamo 70 vigili del fuoco al lavoro con 10 squadre, alcune arrivate anche da fuori provincia. La situazione è ancora in evoluzione. Oltre a cercare di spegnere le fiamme, il cui lavoro è difficile, le squadre sono a protezione delle altre strutture per evitare che l’incendio possa propagarsi. Al momento non c’è nessuna ipotesi sulle cause”. Così ieri sera Luca Cari, portavoce dei vigili del fuoco, a Rainews24. “Non risultano persone ferite abbiamo messo in sicurezza i mezzi che erano fuori dalla struttura. Le operazioni sono complesse e lunghe. La precauzione principale e immediata per le persone in zona è di non respirare l’aria tenendo chiuse porte e finestre”, aveva aggiunto.

 

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