7GIORNI IN SENATO (n. 77)/ Approvato lo scostamento di bilancio di 55 miliardi per fronteggiare l’emergenza coronavirus.

di FRANCESCO MARIA PROVENZANO/ 

Martedì 28 aprile l’Aula si è riunita alle ore 15:00 e su richiesta del Presidente della Commissione bilancio, sen. Pesco (M5S), la discussione del Documento di economia e finanza 2020 è stata rinviata domani alle ore 15. La Conferenza dei Capigruppo è convocata domani alle ore 11. La seduta è terminata alle ore 15:15.

Mercoledì 29 l’Aula ha iniziato i lavori alle ore 15:00 In apertura di seduta il Presidente del Senato ha ricordato la figura del senatore Emilio Colombo, uno degli interpreti più significativi dell’Italia repubblicana. Lo hanno ricordato  i senatori Pittella (PD), Casini (Aut), Saccone (FI) e il sottosegretario di Stato Margiotta. Il sen. De Bertoldi (FdI) ha poi ricordato la senatrice Adriana Pasquali e l’Assemblea ha osservato un minuto di silenzio.

Poi l’Assemblea ha avviato la discussione congiunta del Documento di Economia e Finanza 2020 e dell’annessa Relazione, che chiede al Parlamento di autorizzare (a maggioranza assoluta dei componenti) lo scostamento di bilancio necessario a fronteggiare l’emergenza Covid-19. La relazione presentata dal Governo chiede al Parlamento di autorizzare il ricorso all’indebitamento per 55 miliardi di euro nel 2020 (24,85 nel 2021 e 32,75 nel 2022), dopo lo scostamento di 25 miliardi, già autorizzato lo scorso marzo, per coprire le misure del decreto Cura Italia.

Su scala globale la pandemia ha provocato un crollo senza precedenti dell’attività produttiva, accompagnata da cali nei mercati finanziari e da una crisi del settore petrolifero. Incertezza e clima di sfiducia rendono difficile qualunque previsione anche nel breve periodo. Secondo il FMI l’economia globale registrerà una contrazione del 3 per cento nel 2020 se la pandemia si interromperà nella seconda metà dell’anno; la contrazione è più forte nell’Eurozona (-7,5 per cento nel 2020), che risentiva di una perdita di slancio anche prima dell’epidemia. Quanto al quadro nazionale: nel 2019 il Pil è cresciuto dello 0,3 rispetto allo 0,8 del 2018 a causa del ridimensionamento della domanda interna. Lo shock congiunto di domanda e offerta legato al blocco delle attività per l’emergenza sanitaria produce una revisione al ribasso di 8,6 punti di Pil nel 2020; nel 2021 è previsto un recupero di Pil reale di + 4,7. Nel 2020 si prevede un indebitamento netto pari al 7,1 del Pil (117.971 milioni), un peggioramento del saldo di 5,5 punti percentuali, mentre il saldo primario passa da positivo a negativo (disavanzo del 3,5). In ragione delle regole europee su flessibilità ed eventi eccezionali le misure per fronteggiare il Covid-19 saranno esclude dal saldo strutturale. Il rapporto debito/Pil, che nel 2019 è pari al 134,8, nel 2021 è previsto al 147,5.

Il relatore di maggioranza, sen. Marco Pellegrini (M5S), ha evidenziato che, a fronte di un evento eccezionale e imprevedibile, il DEF presenta solo il quadro tendenziale per gli anni 2020-2021 e rinvia il quadro programmatico e il piano di riforme strutturali. Il DEF tiene conto degli effetti delle misure adottate dal Governo (decreto Cura Italia), sconta nel 2021 la soppressione delle clausole di salvaguardia su Iva e accise, prevede uno scenario alternativo, ove l’andamento dell’epidemia sia più sfavorevole (-10 per cento del Pil e ripresa nel 2021 del 2,3). L’effetto previsto sul saldo netto da finanziare, che tiene conto delle misure del decreto liquidità varato ad aprile, è di 155 miliardi nel 2020 e il DEF certifica la sostenibilità del debito.

Il relatore di minoranza, sen. Damiani (FI), ha rimproverato al Governo la mancanza di visione, ha rilevato che le politiche assistenziali hanno sottratto al Paese 12 miliardi e che un debito di 450 miliardi ipotecherà il futuro fino al 2032. Ha quindi avanzato proposte alternative: sostegno a fondo perduto a famiglie e imprese, indebitamento legato solo agli investimenti, riduzione della pressione fiscale, accelerazione dei pagamenti della pubblica amministrazione, piano strategico per il Mezzogiorno. La relatrice di minoranza, sen. Ferrero (L-SP), ha posto l’accento sull’aumento della pressione fiscale, sulla mancanza di un programma di riforme e di una strategia di riduzione del debito. Ha segnalato infine, rispetto alle misure adottate dal Governo, il disallineamento fra impatto sul deficit e sul saldo netto.

Alla discussione hanno partecipato i sen. De Bonis e Ciampolillo (Misto), i sen. Laura Garavini e Magorno (IV), il quale ha evidenziato l’insufficienza del fondo per i comuni previsto dal Ministro dell’economia. I sen. Paola Binetti, Pagano, Gabriella Giammanco, Anna Carmela Minuto, Berutti, Maria Gallone e Perosino (FI) hanno sottolineato insufficienze, incertezze e ritardi delle misure fin qui varate e hanno accennato alle proposte del fondo salva Italia e della moneta fiscale. Il sen. Fantetti (FI) ha ragionato sull’acquisto da parte della BCE di circa 200 miliardi di emissioni italiane e ha avanzato ipotesi per reperire le risorse monetarie mancanti. I sen. Calandrini, Zaffini e Urso (FdI) hanno paventato il rischio che l’emergenza sanitaria ed economica si trasformi in Italia in un’emergenza costituzionale, hanno rilevato inoltre che i colpevoli ritardi della UE costituiscono un vantaggio competitivo per la Germania e approfondiranno le divergenze tra Paesi europei. I sen. Manca, Anna Rossomando, Pittella, Ferrazzi (PD) hanno rilevato che la manovra del Governo è la più espansiva dal dopoguerra e che senza l’Europa e la BCE il debito non sarebbe sostenibile. I sen. Maria Cantù, Lucia Bergonzoni, Erica Rivolta, Erika Stefani e Tosato (L-SP)hanno rimproverato al Governo di essere stato debole e diviso in Europa e lento e confuso nell’affrontare l’emergenza sanitaria ed economica; hanno proposto pace fiscale, azzeramento della burocrazia, sblocco dei cantieri, agevolazioni fiscali a fondo perduto, un piano di riapertura strategica. Il sen. Bagnai (L-SP) ha spiegato che un sistema basato sulla compressione salariale come unica valvola di sfogo deve necessariamente comprimere i diritti e che un’Unione fondata sulla stabilità dei prezzi, inversamente rapportata con la disoccupazione, è incompatibile con una democrazia fondata sul lavoro; il problema attuale è la mancanza non l’eccesso di liquidità e l’unica risposta adeguata è un intervento illimitato della BCE. I sen. Quagliariello (FI) e Zanda (PD) hanno manifestato preoccupazione per il ridotto funzionamento dell’attività parlamentare, lamentando il fatto che i provvedimenti del Governo sono illustrati in televisione prima che in Parlamento, e hanno chiesto al Presidente del Consiglio di venire in Aula per illustrare il disegno complessivo nel quale aumenta il debito pubblico. Anche il sen. Centinaio (L-SP) ha criticato i pieni poteri televisivi del premier e ha segnalato problemi e proposte per l’agricoltura, la pesca, il turismo, i pubblici esercizi. I sen. Michela Montevecchi, Cioffi e Santillo (M5S) hanno auspicato l’ampliamento del modus operanti della BCE, considerate l’insufficienza e la condizionalità delle altre misure europee (fondo Sure, investimenti Bei e Mes); hanno ricordato che l’Italia è in avanzo primario da vent’anni e ciò non ha favorito né la riduzione del debito né la crescita: la logica dell’austerità e dell’aggiustamento macroeconomico hanno comportato il definanziamento di 37 miliardi in dieci anni del Servizio sanitario nazionale. Il sen. Fenu (M5S) ha avanzato proposte di riforma del fisco e ha evidenziato che il declassamento dell’Italia da parte di Ficht rappresenta una forma di pressione per indurre il Paese a ricorrere al Mes e a sottoporsi a un controllo esterno. Il sen. Presutto (M5S) ha ipotizzato interventi innovativi quali titoli agevolati per le famiglie italiane, una banca pubblica di investimenti, una piattaforma per compensare crediti e debiti nei confronti della pubblica amministrazione. La sen. De Petris (Misto-LeU) ha sottolineato l’eccezionalità della situazione e ha segnalato ulteriori difficoltà: dalle resistenze delle banche ad erogare prestiti alle operazioni politiche di pressing delle agenzie di rating; ha ribadito infine l’irrinunciabilità degli investimenti verdi per la ripresa.

In replica il ministro dell’economia e finanze Gualtieri ha accettato le due proposte di risoluzione di maggioranza. Ha quindi evidenziato il largo consenso parlamentare all’aumento dell’indebitamento di 55 miliardi e del saldo netto da finanziare di 155 miliardi. Ha ricordato le prime misure del Cura Italia e del decreto liquidità e ha delineato una terza fase di intervento basato sul sostegno diretto a fondo perduto alle imprese e incentivi agli investimenti. Lo scostamento richiesto servirà anche a eliminare gli aumenti di Iva e accise, e quindi a ridurre la pressione fiscale. La manovra di 75 miliardi è un intervento espansivo poderoso mai raggiunto. Il debito pubblico al 155,7 per cento non mette a repentaglio la finanza pubblica: l’intervento della BCE a sostegno del debito di tutti i Paesi garantirà i tassi e il DEF prevede una riduzione già dal 2021. L’azione del Governo è tesa a definire innovativi strumenti europei per dare una risposta adeguata e simmetrica allo shock. Il Governo inoltre terrà in considerazione gli ordini del giorno approvati in Parlamento che non hanno potuto trovare accoglimento nel Cura Italia per mancanza di risorse. Il prossimo decreto conterrà nuovi strumenti di sostegno al reddito, rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, rafforzamento dell’indennità per i lavoratori autonomi, un nuovo strumento per i nuclei familiari in difficoltà, la proroga della Naspi, un indennizzo per colf e badanti, agevolazioni fiscali, eliminazione dell’Iva sui dispositivi di protezione, credito d’imposta per la sanificazione delle aziende, un pacchetto di misure per le imprese (interventi a fondo perduto, interventi sulla patrimonializzazione e l’assorbimento delle perdite) in linea con le nuove norme in via di definizione da parte della Commissione europea. Il piano green contemplerà una maggiore digitalizzazione dell’economia, mentre l’interazione tra settore produttivo e pubblica amministrazione sarà oggetto di uno specifico provvedimento. Questi interventi confluiranno nel Piano nazionale di riforma che sarebbe stato prematuro presentare oggi. Inoltre, saranno stanziati 12 miliardi per la riscossione dei crediti nei confronti della pubblica amministrazione e ci sarà un intervento di supporto per gli enti territoriali. Quanto al possibile aumento di divergenze economiche nell’Unione, il Governo lavora per una risposta forte e adeguata; ha già modificato l’agenda delle possibili risposte e sostiene un fondo che emetta titoli comuni per interventi nei Paesi più colpiti.

La seduta è terminata alle ore 22:00.

Giovedì 30 l’Aula ha iniziato i lavori alle ore 9:30 al termine della discussione congiunta del Documento di economia e finanza 2020 e dell’annessa Relazione, l’Assemblea ha approvato, con il consenso dell’opposizione, le proposte di risoluzione n. 1 al Documento di economia e finanza, Doc. LVII n. 3, con 161 voti favorevoli, 112 contrari e un’astensione, e n. 101 alla Relazione sullo scostamento di bilancio, con 276 voti favorevoli, uno contrario e nessuna astensione e a proposta di risoluzione presentata dalla maggioranza che autorizza il Governo a ricorrere all’indebitamento per 55 miliardi di euro nel 2020 al fine di fronteggiare l’emergenza Covid-19.

Nelle dichiarazioni di voto, il sen. Steger (Aut) ha sottolineato due rischi: che il debito non sia sostenibile senza l’intervento della BCE, che l’economia italiana sia indebolita più di altre dal blocco. Il sen. Faraone (IV) ha evidenziato che la sospensione delle regole europee ha comportato aiuti di Stato del 50 per cento in Germania, del 20 per cento in Francia, del 10 per cento in Italia. Il sen. De Bertoldi (FdI) avrebbe voluto collaborare con il Governo, che ha invece escluso il Parlamento da scelte fondamentali e con arroganza  sta decidendo per atti amministrativi. Il Mes non è affatto privo di condizionalità ma prevede la sorveglianza rafforzata, ovvero un meccanismo della grande finanza per distruggere il made in Italy. Il sen. Errani (Misto-LeU) ha ricordato che l’emergenza non ha precedenti e l’avvitamento della crisi economica rischia di scatenare conflitti sociali pericolosi. Ha apprezzato il sostegno delle opposizioni allo scostamento. Il sen. Ferrara (PD) ha affermato che si tratta di un DEF d’emergenza inconfrontabile con gli altri, con cifre spaventose; ha affermato che in sede europea si deve puntare al fondo per la ricostruzione con una dotazione di mille miliardi utilizzabili nel più breve tempo possibile. La sfida globale, inasprita dalla pandemia, è affrontabile solo su scala europea. Il sen. Romeo (L-SP) ha dato prova di reale collaborazione annunciando voto favorevole allo scostamento, anche se un maggior coraggio da parte del Governo avrebbe fatto guadagnare tempo. Sul DEF, pur comprendendo la delicatezza della situazione e sorvolando sulle stime, ha lamentato però la mancanza del programma nazionale di riforma. Il sen. Pichetto Fratin (FI) ha osservato che il crollo del Pil, non il debito pubblico, crea povertà e disoccupazione. Il sen. Licheri (M5S) ha evidenziato che l’emergenza sanitaria ha smascherato il dogma liberista più mercato e meno Stato, e ha messo a nudo le insufficienze di un’Europa fatta di moneta senza Stato, di Stati senza moneta. Il sen. Calderoli (L-SP) ha chiesto la votazione per parti separate della proposta di risoluzione che autorizza lo scostamento senza ricorrere al Mes, ma il Presidente del Senato non ha accolto la richiesta, argomentando che il testo non contiene due concetti distinti.

Nel corso della votazione degli emendamenti alla proposta di risoluzione approvativa del DEF, presentata dalla maggioranza, sono state respinte proposte di FI, L-SP e FdI volte a escludere l’ulteriore ricorso ai decreti amministrativi; ad escludere il ricorso al Mes per il reperimento di risorse finanziarie; a prevedere, nell’ottica dell’internalizzazione del debito, l’emissione di titoli speciali per 500 miliardi destinati ai risparmiatori italiani. La proposta di risoluzione di maggioranza che approva il DEF 2020, impegna il Governo: a) a perseguire una politica di attenta ed efficace transizione tra la fase di emergenza e la fase di ripresa dello sviluppo anche utilizzando gli strumenti appropriati tra quelli resi disponibili dalle istituzioni europee; b) a promuovere, insieme agli altri Governi dell’eurozona, tutte le iniziative utili a sostenere gli interventi della BCE; c) a realizzare interventi per il potenziamento del sistema sanitario nazionale, incluse la domiciliarità e la medicina territoriale, delle forze dell’ordine, del sistema di protezione civile e di tutte le altre amministrazioni pubbliche, in particolare gli enti locali; d) a monitorare costantemente la situazione di emergenza epidemiologica; e) ad incrementare le risorse a sostegno della ripresa economica e produttiva, anche attraverso iniziative per il recupero della competitività sui mercati internazionali, ivi compresi interventi per la capitalizzazione delle imprese e favorendo l’introduzione di tecnologie innovative; f) ad affiancare alle misure di sostegno della ripresa economica, un articolato Piano nazionale di riforme che, tra le altre misure, preveda: la semplificazione delle procedure amministrative, una riforma del sistema fiscale, improntata alla semplificazione, all’equità, alla riduzione del carico fiscale sulla produzione e il lavoro e alla tutela ambientale tramite incentivi, nonché ad un più efficace contrasto dell’evasione fiscale; la revisione e la riqualificazione della spesa pubblica, orientando la stessa verso una logica di significativo aumento della produttività della PA e verso un rafforzamento di quella sanitaria, per il welfare e per l’istruzione scolastica e universitaria; rafforzare le misure a sostegno delle famiglie, con particolare riferimento alle donne lavoratrici; a garantire, in un contesto di miglioramento graduale e strutturale della finanza pubblica, la completa eliminazione dell’incremento delle aliquote IVA e delle accise previsto dal 2021; g) ad adottare interventi finalizzati ad incrementare la produttività, l’innovazione e la capitalizzazione delle imprese nonché la competitività del nostro sistema economico nei contesti internazionali; a promuovere il rilancio degli investimenti pubblici e privati, anche attraverso la semplificazione delle procedure amministrative, a partire da quelle relative agli investimenti infrastrutturali; a sostenere gli investimenti volti a promuovere forme di economia circolare e a favorire la transizione ecologica aumentando la competitività e la resilienza dei sistemi produttivi a shock ambientali e di salute e perseguendo con fermezza politiche di contrasto ai cambiamenti climatici finalizzate a conseguire una maggiore sostenibilità ambientale e sociale, con particolare riferimento a un piano di investimenti pubblici per la messa in sicurezza del territorio, alle energie rinnovabili, all’efficientamento energetico e alla mobilità green, per una piena realizzazione del Green New Deal; ad agevolare gli investimenti orientati a promuovere un nuovo modello di sviluppo produttivo ed industriale, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitivo, orientato alla crescita, all’innovazione tecnologica e alla creazione di lavoro; a promuovere lo sviluppo del capitale umano.

Il presidente del Consiglio Conte ha reso un’informativa sulle iniziative del Governo per la ripresa delle attività economiche. Il Governo – ha affermato – non ha agito con improvvisazione e in modo solitario, ma con un accurato bilanciamento degli interessi in gioco, tutti di rango costituzionale. Tutte le misure sono state adottate all’esito di un’interlocuzione ampia e condivisa con membri del Governo, capi delegazione della maggioranza, parti sociali e enti territoriali e il Parlamento è stato doverosamente informato. Il metodo di confronto con il comitato tecnico è stato scelto per dare un fondamento scientifico alle decisioni assunte. Ove le misure restrittive cessassero simultaneamente e immediatamente in tutti gli ambiti, si verificherebbe un aumento incontrollato e esponenziale dei contagi e una saturazione dei posti in terapia intensiva; il principio di precauzione va rispettato anche per riavviare le attività in sicurezza, non vanificare gli sforzi, evitare successivi arresti. Il Governo ha quindi scelto di procedere gradualmente e di ripartire dal lavoro (attività produttive e commerciali) sulla base di protocolli di sicurezza. Siamo ancora dentro la pandemia, il Governo non può garantire al momento il ritorno alla normalità. Ieri il Consiglio dei Ministri ha adottato un decreto-legge sul tracciamento e trattamento dei dati personali: l’applicazione da scaricare su base volontaria serve a tracciare i contatti, la piattaforma sarà gestita solo dalla pubblica amministrazione, il codice non permetterà di risalire all’identità dell’utente. A maggio inizieranno test seriologici per valutare più efficacemente la diffusione dell’epidemia. Il Ministro della salute sta emanando un provvedimento che definisce le soglie d’allarme: acquisiti questi strumenti di valutazione, si potrà valutare un allentamento delle misure restrittive nelle Regioni dove la situazione è meno critica. La scelta compiuta con il dpcm del 26 aprile non è timida: quattro milioni di italiani torneranno al lavoro. Il Ministro dei beni culturali sta lavorando al rilancio del cinema, dello spettacolo, della cultura; il Governo è consapevole del grave danno subito dal settore del turismo e della necessaria riapertura di esercizi commerciali e servizi alla persona e sta perciò definendo protocolli di sicurezza. Un decreto-legge conterrà misure ulteriori di sostegno economico, rafforzando e prolungando le misure del Cura Italia. Sono allo studio misure di circa 15 miliardi da destinare al finanziamento a fondo perduto di piccole imprese in base alla perdita di fatturato, misure per assorbire le perdite delle medie imprese, un bonus per il turismo interno, un credito d’imposta per i canoni di locazione.

Il presidente del Consiglio ha poi annunciato iniziative per l’infanzia e le disabilità. Un ulteriore decreto-legge avrà per oggetto la rinascita del Paese: occorre mettere in campo una risposta pubblica per sostenere la domanda, semplificare le procedure amministrative (opere pubbliche, appalti, edilizia, commercio), selezionare gli investimenti strategici, attirare investimenti, prevedere detrazioni fiscali integrali per la riqualificazione degli immobili. Sull’utilizzo del dpcm non sfuggono i problemi costituzionali sollevati, ma la copertura è offerta dalla deliberazione dello stato d’emergenza per sei mesi. La pandemia è un processo imprevedibile e per affrontarla è necessario un margine di discrezionalità amministrativa e l’efficacia delle decisioni è strettamente legata alla tempestività.

In conclusione, il presidente del Consiglio ha affermato che l’immagine dell’Italia nel mondo è migliorata. Nel dibattito, la sen. Nugnes (Misto-LeU) ha affermato che il fine deve essere il controllo del distanziamento non la repressione poliziesca, e che i contagi sono aumentati a causa dei cedimenti alle pressioni di Confindustria; nel decreto ci sono deroghe sugli appalti incompatibili con la revisione del modello di sviluppo. Il sen. Laforgia (Misto-LeU) ha chiesto una revisione dell’autonomia differenziata, denunciando la gestione disastrosa della sanità regionale e ha chiesto un reddito di dignità universale, denunciando il tentativo di barattare la crescita con la compressione dei diritti del lavoro. Il sen. Collina (PD) ha auspicato una fase due nell’attività parlamentare, sollecitando un lavoro in Commissione sanità sulla costruzione di un modello sanitario sul territorio, potenziamento dei Covid hospital, ripresa dell’attività sanitaria sospesa, attuazione dei protocolli e strategia dei test. Il sen. Stefano (PD) ha affermato che la grande sfida non è il contenimento del virus, ma una strategia politica delle misure e un allentamento differenziato nelle Regioni. Ha concluso con un richiamo alle banche che non possono sfruttare l’emergenza per sistemare i loro portafogli. La sen. Unterberger (Aut) ha rimproverato al Governo un’impostazione paternalistica e diffidente nei confronti degli enti territoriali e dei cittadini. Gestita bene la trattativa in Europa, il Governo nella fase due avrebbe dovuto tenere conto delle differenze regionali: bisogna aprire quanto più possibile le attività economiche per evitare povertà e malattie psicologiche. Il sen. Renzi (IV) ha condiviso l’analisi economica del Presidente del Consiglio, ma ha chiesto un utilizzo diverso del dpcm e una riapertura graduale; ha segnalato il problema della separazione tra garantiti e non garantiti e i rischi del paternalismo populistico, dello Stato etico, dell’abdicazione della politica alla comunità scientifica: il Premier è stato bravo a rassicurare gli italiani, ma la ricostruzione richiede politica e scelte coraggiose. Il sen. La Russa (FdI) ha rilevato che, dopo l’intervento del sen. Renzi, il Presidente del Consiglio non ha più una maggioranza; data l’eccezionalità della situazione, l’opposizione, che non si è vista accogliere nemmeno un emendamento, ha concesso tutte le attenuanti possibili, senza drammatizzare errori, ritardi, inadempienze, ingiustificate discrezionalità, conferenze stampa prive di contraddittorio, nomine a profusione di esperti. Il Presidente del Consiglio ha utilizzato l’emergenza per garantirsi consenso e accentrare potere: il Parlamento vuole riprendersi il suo ruolo. Occorrono provvedimenti differenziati territorialmente, test a tappeto, riaperture per rispetto di protocolli e non per settori. Il sen. Salvini (L-SP) ha ricordato che il Governo potrà utilizzare 55 miliardi perché il centrodestra ha votato lo scostamento. Ha ricordato gli annunci disattesi del Presidente del Consiglio sulla cassa integrazione, la liquidità alle imprese, il susseguirsi di misure caotiche e contraddittorie; ha chiesto al Governo di fidarsi dei cittadini e di dare poche indicazioni chiare. Ha accusato il Governo di essere in ostaggio della Cgil, di non aver detto nulla sulle bollette e sui mutui. Ha suggerito di stracciare le cartelle esattoriali, di stanziare 25 euro al giorno per ciascun bambino, di stabilizzare gli insegnanti precari. Ha opposto alla cultura centralista e burocratica della sinistra, la logica della libertà d’azione di imprese e cittadini, e ha concluso: la Lega vede per il Paese un futuro orgogliosamente italiano, non da colonia cinese o tedesca. La sen. Bernini (FI) ha invitato il Presidente del Consiglio a parlare al presente non al futuro; ha ricordato che il Parlamento è la task force numero uno del Paese, la casa degli italiani. Il premier ha preso poteri che non ha gestito in proprio ma delegato a comitati tecnico scientifici e anche oggi sta fuggendo dal voto e dal giudizio del Parlamento. Qualcosa si è rotto nella comunicazione con il Paese: la fase due è avvolta nell’opacità delle procedure e nell’incertezza, milioni di italiani attendono ancora la cassa integrazione e il bonus. La collaborazione deve essere bilaterale; il Governo deve ascoltare l’opposizione, erogare una vera liquidità, spostare le tasse al 31 dicembre e sospendere gli accertamenti fiscali. La sen. Maiorino (M5S) ritiene assurda la pretesa, dall’oggi al domani, di riaprire tutto e tornare alla normalità. Prudenza e gradualità restano d’obbligo, soprattutto di fronte a un virus di cui si sa troppo poco. L’esperienza del Regno Unito dimostra che non c’è una strada alternativa per affrontare la pandemia e anche altri Paesi europei, che avevano tentato di accelerare la riapertura, sono tornate indietro. La senatrice ha ringraziato il Premier, che è stato accusato di tutto e del contrario di tutto, per aver restituito dignità all’Italia in Europa e aver difeso gli interessi del Paese con la forza delle argomentazioni e la capacità diplomatica.

La seduta è terminata alle ore 17:45.

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