L’Aula del Senato ha approvato oggi, venerdì 19 giugno, la fiducia sul decreto Elezioni, che ora è legge: 158 i voti favorevoli, zero contrari e astenuti. Presenti in Aula 162, senatori votanti 158. L’opposizione, come già accaduto ieri nel voto poi annullato, non è stata presente in Aula.
Oggi era l’ultimo giorno utile per convertire il decreto, pena la decadenza. Il via libera definitivo del Senato al decreto è stato accolto da un lungo applauso della maggioranza, presente in Aula. Il numero legale, assicurano fonti di maggioranza, è stato garantito e fissato a 158. Ieri la votazione era stata annullata: erano presenti in Aula 149 parlamentari, ma l’asticella del numero legale era di 150 presenze. L’opposizione aveva disertato il voto. La presidenza di Palazzo Madama ha fatto le verifiche riscontrando un errore nel computo dei congedi. Un errore definito tecnico che ha comportato la nuova votazione di questa mattina. Un precedente simile si era avuto in una seduta del 1989.
La presidente Casellati ha dichiarato:”Sono profondamente amareggiata di quanto accaduto, non c’ero io ma mi assumo le mie responsabilità. C’è stato un errore non imputabile a nessuno. Ho appreso ieri sera alle 20,45 che c’era stato questo problema. Mi si può dire tutto ma che si imputi alla Presidenza un errore informatico mi pare eccessivo. Chiedo scusa ma non posso rimproverarmi nulla, non accetto lezioni da nessuno sulla conduzione dell’Aula. Poi se mancava una maggioranza non è attribuibile alla Presidenza”.
Conte. Sul caso è tornato nel pomeriggio anche il presidente Giuseppe Conte, in conferenza stampa. “C’è stata una mossa molto astuta” da parte del senatore leghista Roberto Calderoli, cui “poi si è aggiunto un infortunio, un errore informatico” che ha portato all’annullamento del voto di fiducia per mancanza di numero legale al Senato. “Il risultato è stato che i senatori, che erano già partiti, sono stati costretti a ritornare da ogni parte d’Italia, viaggiando di notte: oggi i senatori di maggioranza hanno dato una grande prova”.
LA RUBRICA SETTIMANALE
di FRANCESCO MARIA PROVENZANO-
Martedì 16 giugno l’Aula ha iniziato i lavori alle ore 16:30 in apertura di seduta la Presidente del Senato ha espresso cordoglio e vicinanza ai familiari e agli amici del sen. Stefano Bertacco e l’Assemblea ha osservato un minuto di silenzio. Al commosso ricordo del sen. Bertacco hanno partecipato i sen. Ciriani (FdI), Annamaria Parente (IV), Loredana De Petris (Misto-LeU), D’Arienzo (PD), Ferro (FI), Tosato (L-SP) e Endrizzi (M5S). La Conferenza dei Capigruppo ha approvato il nuovo calendario dei lavori fino al 25 giugno: oggi sarà discusso il decreto-legge sulla proroga delle intercettazioni, su cui il Governo ha preannunciato la fiducia; domani, dopo le dichiarazioni finali e il voto, alle ore 11 il Presidente del Consiglio renderà un’informativa in vista della videoconferenza europea. Nel pomeriggio si riuniranno le Commissioni. Giovedì sarà esaminato il decreto-legge sulle consultazioni elettorali; alle ore 15 saranno svolte interrogazioni a risposta immediata. La prossima settimana è prevista la discussione del decreto-legge recante ulteriori misure per l’emergenza Covid-19.
I senatori Emma Bonino (Misto), Romeo (Lega), Fazzolari (FdI) hanno chiesto di ripristinare il precedente calendario che sui temi europei prevedeva, in luogo dell’informativa del Presidente del Consiglio, cui segue un semplice dibattito, le comunicazioni del Premier, che si concludono con un voto parlamentare. La maggioranza, divisa sul ricorso al Mes, vuole evitare il voto parlamentare, e così finirà per prevalere la posizione del PD, favorevole a un meccanismo che introduce un vincolo europeo nella dinamica politica interna. Dopo aver osservato che i prestiti europei saranno concessi a condizione che il Governo spieghi come saranno investite le risorse, anche il sen. Romani (FI) ha chiesto un dibattito e un voto parlamentare sul tema della destinazione della spesa, che non può essere delegato a riunioni a porte chiuse. Il sen. Lorefice (M5S) ha invece rilevato che il 19 giugno si svolgerà una sessione informale di natura tecnica in vista delle decisioni che saranno assunte a luglio; ha ricordato che l’eventuale ricorso al Mes, escluso dal programma di Governo, dovrà passare per un voto parlamentare. Nelle dichiarazioni di voto il sen. Larussa (FdI), ricordando che la legge prevede le comunicazioni in vista delle riunioni del Consiglio europeo, ha chiesto al Presidente di verificare se la conferenza europea del 19 sia effettivamente di natura informale. La proposta di modifica del calendario è stata respinta.
L’Assemblea ha avviato l’esame del ddl n. 1786, conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2020, n. 28, recante misure urgenti per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, ulteriori misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario, nonché disposizioni integrative e di coordinamento in materia di giustizia civile, amministrativa e contabile e misure urgenti per l’introduzione del sistema di allerta COVID-19. La relatrice sen. Piarulli (M5S) ha evidenziato che in Commissione si è svolto un confronto approfondito e sono stati accolti molti emendamenti delle opposizioni. Il provvedimento si compone di otto articoli. L’articolo 1 rinvia al 1° settembre 2020 l’applicazione della riforma della disciplina delle intercettazioni (introdotta dal decreto legislativo n. 216 del 2017, nella versione novellata con decreto n. 161 del 2019). La riforma si applicherà non più ai procedimenti penali iscritti dopo il 30 aprile 2020, ma ai procedimenti penali iscritti dopo il 31 agosto 2020. Per tutti i procedimenti in corso continuerà dunque ad applicarsi la disciplina attuale. Entra invece immediatamente in vigore la disposizione relativa all’adozione del decreto del Ministro della giustizia con il quale vengono stabiliti le modalità da seguire per il deposito in forma telematica degli atti e dei provvedimenti riguardanti le intercettazioni, nonché i termini a decorrere dai quali il deposito in forma telematica sarà l’unico consentito. Un emendamento aggiuntivo proposto dalla Commissione consente alla polizia penitenziaria l’utilizzo di droni per la vigilanza sugli istituti penitenziari. L’articolo 2 apporta modifiche alla disciplina procedimentale dei permessi di necessità e della detenzione domiciliare in deroga (cioè sostitutiva del differimento dell’esecuzione della pena), coinvolgendo il Procuratore nazionale antimafia nella valutazione dei detenuti sottoposti al regime dell’articolo 41-bis. La Commissione propone emendamenti sulla valutazione del giudice di sorveglianza in relazione all’emergenza epidemica e sui colloqui dei detenuti. L’articolo 3 prolunga fino al 31 luglio la fase emergenziale iniziata il 12 maggio, indica le udienze che non possono essere rinviate e quelle che non si possono svolgere a distanza, detta una modifica sui collaboratori di giustizia. L’articolo 4, al comma 1, prevede la possibilità – a decorrere dal 30 maggio e fino al 31 luglio 2020 – per le parti costituite di chiedere la discussione orale mediante collegamento da remoto. L’articolo 6 al comma 1 prevede l’istituzione di una piattaforma informatica unica nazionale che consenta la gestione di un sistema di allerta, in relazione alle persone che siano entrate in contatto stretto con soggetti risultati positivi al virus COVID-19: il contatto è rilevato mediante l’installazione, su base volontaria, di un’apposita applicazione sui dispositivi di telefonia mobile. Il Ministero della salute viene qualificato come il soggetto titolare del trattamento, agli effetti della disciplina sulla protezione dei dati personali. Gli articoli 7 e 8 recano disposizioni finanziarie e l’entrata in vigore del decreto legge. Un emendamento approvato in Commissione prevede una particolare tutela dei minori nell’accesso al cyberspazio.
Alla discussione hanno preso parte i sen. Fiammetta Modena, Aimi, Dalmas, Caliendo (FI), Pillon, Urraro, Vescovi, Emanuele Pellegrini, Pepe, Erika Stefani (Lega), Isabella Rauti, Urso (FdI), (FI), D’Alfonso, Anna Rossomando (PD), Gelsomina Vono (IV), Maria Laura Mantovani (M5S). Il dibattito ha offerto spunti di riflessione sulla vicenda delle scarcerazioni, sullo svuotamento del processo penale nella modalità remoto, sull’invasività dei captatori, sulla responsabilità del sistema Immuni, sulle nuove frontiere della sicurezza e della sovranità nazionale rispetto al controllo dei dati e sulla tecnologia necessaria per affrancarsi dal monopolio di Apple e Google. La rappresentante del Governo si è soffermata sulle garanzie relative all’App Immuni, fondamentale per spezzare la catena del contagio, ricordando che il codice sorgente è pubblico; le informazioni relative all’applicazione sono disponibili sul sito del Dipartimento della trasformazione digitale. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento D’Incà ha presentato un emendamento interamente sostitutivo del testo del decreto-legge, che recepisce le modifiche deliberate in Commissione con alcune correzioni tecniche, e sulla sua approvazione ha posto la questione di fiducia. Il seguito è rinviato alla seduta di domani che inizierà alle ore 8.30. La seduta è terminata alle ore 21:45.
Mercoledì 17 l’Aula ha iniziato i lavori alle 8:30 con 154 voti favorevoli, 129 contrari e due astenuti, l’Assemblea ha rinnovato la fiducia al Governo approvando il ddl n. 1786, di conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2020, n. 28, recante misure urgenti per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, ulteriori misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario, nonché disposizioni integrative e di coordinamento in materia di giustizia civile, amministrativa e contabile e misure urgenti per l’introduzione del sistema di allerta COVID-19. Il testo passa ora alla Camera.
Nella seduta di ieri il Governo ha presentato l’emendamento n. 1.900, interamente sostitutivo del testo del decreto-legge, sull’approvazione del quale ha posto la questione di fiducia. Nelle dichiarazioni finali sono intervenuti i sen. Cucca (IV-PSI), Balboni (FdI), Grasso (LeU), Mirabelli (PD), Caliendo (FIBP), Ostellatri (L-SP) ed Elvira Evangelista (M5S). Pur votando la fiducia, IV-PSI ha evidenziato talune criticità in ordine al mancato implemento delle risorse finanziarie che avrebbe consentito al provvedimento di essere più incisivo, ed ha auspicato una riforma organica in materia di intercettazioni e di prescrizione, su cui il ministro si è impegnato. FdI ha stigmatizzato il mancato accoglimento di numerosi emendamenti che certamente avrebbero migliorato il testo: preoccupa l’introduzione di un principio pericoloso per cui viene concessa la detenzione domiciliare di fronte al mero rischio di ammalarsi. Secondo LeU il decreto dà una risposta al corto circuito creato dall’emergenza sanitaria introducendo l’obbligo per il giudice di sorveglianza di valutare in maniera più stringente la concessione degli arresti domiciliari per motivi di salute, prevedendo il parere obbligatorio del procuratore distrettuale o del procuratore nazionale antimafia. Il PD ha espresso soddisfazione per un testo che è frutto di un lavoro condiviso e che farà ripartire la macchina giudiziaria, in attesa di riforme incisive sul CSM e sui processi penale e civile, che certamente dovranno essere varate. Forza Italia ha criticato un modus operandi che esclude il confronto parlamentare, l’unico capace di dare regole certe senza le quali il diritto diventa sopraffazione: è inaccettabile al riguardo l’idea che il sacrosanto diritto alla salute del detenuto venga discusso attraverso un dibattito tra procure e giudici di sorveglianza. La Lega ha parlato di immobilità del Governo e in particolare ha sostenuto che vi è stato un silenzio del ministro Bonafede che – a suo avviso – lungi dall’essere portavoce delle esigenze dei cittadini, si è reso strumento di poteri di Palazzo che mirano a sostituirsi alla politica. Secondo il M5S a nulla valgono le pretestuose polemiche delle opposizioni rispetto a imprescindibili misure di tutela della salute che il Governo giallorosso ha adottato per arginare l’emergenza sanitaria.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha reso un’informativa in vista della videoconferenza dei membri del Consiglio europeo prevista per il 19 giugno 2020. Dopo aver sottolineato la natura meramente consultiva dell’incontro, mancando la proposta formale di un quadro finanziario pluriennale dal presidente del Consiglio europeo Michel, Conte ha assicurato che prima di un accordo definitivo ritornerà in Parlamento per chiedere un voto su una risoluzione che indichi la posizione dell’Italia in Europa. Il presidente del Consiglio ha ribadito l’assoluta necessità di far ripartire l’economia italiana su nuove basi, per un progetto di riforme ambizioso. Per questo è fondamentale raggiungere l’obiettivo primario di un consenso sull’adozione tempestiva del Recovery Plan: una decisione tardiva sarebbe già di per sé un fallimento. L’Esecutivo non può permettersi compromessi al ribasso, la posta in gioco è la tenuta dell’economia e la coesione sociale. La proposta di Next Generation Eu è una buona base di partenza di cui condivide la logica e lo spirito: conferma che la Commissione europea non ha mancato l’appuntamento con la storia così come la BCE. Ha quindi assicurato che il Governo è coeso su ambiziosi obiettivi comuni, al di là delle divisioni politiche, e si farà trovare pronto per i finanziamenti europei. Il Consiglio europeo discuterà inoltre dello stato dell’arte del negoziato tra l’UE e il Regno Unito sulle future relazioni: un accordo ambizioso è ancora più importante alla luce della crisi pandemica.
Dopo l’informativa di Conte, hanno preso la parola i senatori Casini (Aut), Renzi (IV-PSI), Isabella Rauti (FdI), Loredana De Petris (LeU), Marcucci (PD), Anna Maria Bernini (FIBP), Salvini (L-SP) e Silvana Giannuzzi (M5S). Secondo Aut è giusto che il voto parlamentare arrivi alla fine del processo negoziale: solo allora il Parlamento potrà decidere di quali strumenti intenda avvalersi, ferma restando la convinzione che l’utilizzo dei fondi MES sia inevitabile. Dello stesso avviso è IV-PSI, pur ritenendo che il vero dibattito debba concentrarsi sul cambiamento geopolitico che il virus ha portato con sé: la crisi futura sarà legata alla cyber security, tema ampiamente sottovalutato nel dibattito internazionale. FdI ha protestato per il cambiamento del calendario: l’informativa, oltre a impedire un voto del Parlamento, è un modo per nascondere le contraddizioni interne alla maggioranza su temi divisivi. Il Governo continua a sottrarsi alla dialettica parlamentare. LeU ha evidenziato l’assoluta necessità di accelerare il processo verso la transizione verde e il digitale: è un’occasione per l’Europa per dimostrare anche una leadership economica, oltre che politica. Il PD ha esortato l’Esecutivo a fugare ogni dubbio in ordine al fatto che dietro il MES possano celarsi meccanismi condizionali che comportano rischi per il Paese: gli strumenti messi a disposizione dall’Europa sono esclusivamente nell’interesse della comunità nazionale. FIBP ha stigmatizzato la mancanza di coraggio dell’Esecutivo che non affronta le vere sfide che ha davanti: riforma fiscale, vera liquidità, zero burocrazia. Non esistono Consigli europei informali e il Presidente Conte avrebbe dovuto chiedere un mandato deciso del Parlamento per negoziare in Europa. Duro l’attacco di L–SP rispetto a una gestione fallimentare della crisi su tutti i fronti: dall’insufficienza di liquidità alla mancata sospensione del codice appalti, alla disastrosa politica migratoria, oltre che nel settore turistico e agroalimentare. L’Italia avrebbe dovuto prendere esempio da Francia e Germania che hanno abbassato le tasse senza aspettare l’Europa. M5S, dopo aver invocato il bisogno di unità nazionale, ha rilevato i meriti dell’attuale Governo che passerà alla storia per la costruzione di un’Europa diversa, che oggi concepisce l’accettazione di un destino comune e la condivisione dei suoi oneri. La seduta è terminata alle ore 14:00.)
Giovedì 18 l’Aula ha iniziato i lavori alle ore 9:30 respinte con unica votazione le questioni pregiudiziali, l’Assemblea ha avviato l’esame del ddl n. 1845, conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 aprile 2020, n. 26, recante disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l’anno 2020, già approvato dalla Camera dei deputati. I sen. Pagano (FI) e Ciriani (FdI), illustrando questioni pregiudiziali, hanno rilevato che l’adozione dell’ennesimo decreto-legge, per far celebrare le elezioni comunali e regionali in un’unica giornata del mese di settembre (probabilmente il 20), costituisce un abuso della decretazione d’urgenza. La Camera, inoltre, ha introdotto anche il referendum confermativo della riforma costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari, decisione priva di precedenti. Il Senato non ha la possibilità di discutere e modificare un provvedimento, la cui legittimità è viziata anche dalla considerazione del fatto che l’emergenza sanitaria Conid-19 rende difficile l’organizzazione della campagna elettorale e la partecipazione di cinque milioni di italiani all’estero. Il sen. Comincini (IV-PSI) ha rilevato che l’adozione del decreto è resa necessaria dall’emergenza sanitaria e l’accorpamento delle elezioni è suggerito da motivi di risparmio economico. Il sen. Malan (FI) ha evidenziato che Governo e maggioranza non hanno consultato l’opposizione sulla scelta della data delle elezioni. Il testo del provvedimento è discusso senza relazione, perché la Commissione affari costituzionali non concluso l’esame in sede referente. Le disposizioni sono volte a posticipare i termini ordinari per lo svolgimento delle consultazioni elettorali previste nel 2020; estendere l’applicazione del principio dell’accorpamento delle consultazioni ai fini dello svolgimento del referendum sul testo di legge costituzionale circa la riduzione del numero dei parlamentari; ridurre il numero minimo di sottoscrizioni richieste per la presentazione di liste e candidature nelle elezioni comunali o regionali (salva diversa determinazione della Regione interessata) dell’anno 2020.
Alla discussione generale hanno partecipato i sentori Fiammetta Modena, Fantetti, Saccone, Cangini (FI), i quali hanno ipotizzato che l’accorpamento del voto politico e del voto costituzionale sia volto ad aumentare il consenso alle liste di M5S che, quando era all’opposizione, contestò duramente il provvedimento di rinvio delle elezioni a causa del terremoto. La sen. Emma Bonino (Misto) ha preannunciato con toni duri che non voterà la fiducia, denunciando il declassamento del Senato e il passaggio di fatto al monocameralismo; anche il sen. Nencini (IV-PSI) ritiene che sussistano problemi di metodo e di merito, rispetto alla raccolta delle firme e alla concentrazione del voto amministrativo e del voto costituzionale. Secondo il sen. La Russa (FdI) un Governo debole sta sfruttando l’emergenza sanitaria per puntellarsi. La sen. Pinotti (PD) ha ricordato il contesto straordinario in cui cade il provvedimento; la sen. Maria Laura Mantovani (M5S) ha richiamato i motivi concreti che hanno indotto a posticipare alcune scadenze elettorali per le quali viene indicata una finestra e non una data; ha replicato inoltre che il confronto con l’opposizione c’è stato (motivo per cui il decreto-legge è giunto in ritardo all’esame del Senato). Il rappresentante del Governo ha ricordato che l’emergenza Covid-19 ha imposto il rinvio di alcune scadenze elettorali. Le Regioni, che godono di una sfera di autonomia, avrebbero voluto votare il 26 luglio, ma non è stato possibile. Il Governo ha consultato il comitato tecnico scientifico per accorpare le scadenze elettorali e per individuare la finestra di settembre e ha dialogato con gli enti locali e con l’opposizione sulla riduzione a un terzo della raccolta delle firme. La Camera, peraltro, ha previsto al comma 2 dell’articolo 1-bis che si evitino posizioni di svantaggio e il Governo ha assunto impegni sul voto per corrispondenza degli italiani all’estero. Il senatore Calderoli (Lega) ha avanzato una proposta di non passare all’esame degli articoli, che, dopo vivaci battibecchi e la controprova, è risultata non approvata. Il sen. Calderoli (L-SP) ha rilevato che nella votazione per alzata di mano la proposta di non passaggio all’esame degli articoli risultava evidentemente approvata; nel tempo intercorso tra la richiesta e l’effettuazione della controprova, non sono state chiuse tutte le porte d’accesso e l’affluenza in Aula di senatori della maggioranza ha ribaltato l’esito della votazione. La sen. Ronzulli (FI) ha chiesto alla Presidenza di verificare con le telecamere a circuito chiuso l’accesso indebito alle tribune di senatori che non avevano diritto di votare. I sen. Marcucci (PD) e Faraone (IV-PSI) hanno ritenuto inaccettabile la contestazione delle decisioni della Presidenza. Il sen. La Russa (FdI) ha precisato che non si contesta la conduzione della Presidenza bensì l’onestà del comportamento di alcuni senatori.
La Presidente ha sospeso la seduta per verificare la chiusura delle porte nelle tribune; alla ripresa dei lavori, sulla base di testimonianze e di una relazione dei questori, il Presidente ha precisato che in fase di controprova tutte le porte sono state chiuse, nessun senatore è entrato nell’emiciclo e nelle tribune. Ha letto un elenco dei senatori rimasti fuori e, considerato che la sen. Drago ha votato per errore, ha corretto il risultato della votazione: 102 favorevoli e 104 contrari al non passaggio agli articoli.
Il ministro per i rapporti con il Parlamento, D’Incà, ha posto la questione di fiducia sull’approvazione del ddl nel testo licenziato dalla Camera e il Presidente ha convocato la Conferenza dei Capigruppo. Il sen. Romeo (Lega), pur non contestando il risultato della verifica, ha rilevato che il lasso di tempo intercorso tra il voto per alzata di mano e la controprova ha consentito ai senatori di maggioranza di raggiungere le postazioni e di ribaltare l’esito della votazione. Il Presidente non ha accettato il rilievo sulla tempistica della votazione; ha condiviso invece la preoccupazione per un andamento dei lavori dominato da decreti-legge e questioni di fiducia. Il sen. Ciriani (FdI) ha rilevato che qualcosa non ha funzionato tra le due votazioni: a fronte di un voto controverso, sarebbe opportuno un ritiro del decreto-legge; se il Governo insisterà per la fiducia, il Gruppo non parteciperà alla votazione.
Alle ore 15 sono state svolte le interrogazioni a risposta immediata.
Il ministro per lo Sviluppo economico Patuanelli ha risposto all’interrogazione 1687, illustrata dal sen. Ruotolo (Misto-LeU), su casi di delocalizzazione da parte di imprese beneficiarie di agevolazioni: nonostante le disposizioni vigenti, non è stato possibile adottare alcun provvedimento di revoca delle agevolazioni, anche in ragione del principio costituzionale della libertà d’impresa e di alcuni paletti europei. Occorre mettere a punto una normativa che incentivi le imprese a riportare la produzione in sede europea.
Poi il ministro per le infrastrutture e i trasporti Paola De Micheli ha risposto all’interrogazione 1690, illustrata dal sen. Laniece (Aut), sul completamento dei lavori sulla strada statale del Gran San Bernardo: nel contratto con Anas sono stati stanziati due miliardi; per il traforo del San Bernardo è in corso il progetto esecutivo, si prevede di affidare l’appalto entro l’anno.
E poi il ministro De Micheli ha risposto
a) all’interrogazione 1696, illustrata dal sen. Faraone (IV-PSI), sulla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina: nell’ambito del piano Italia veloce infrastrutture per il Sud, l’eventuale realizzazione dell’opera sarà decisa al termine di una valutazione costi benefici, che tenga conto di una relazione virtuosa tra infrastruttura e territorio. L’interrogante non si è dichiarato soddisfatto.
b) all’interrogazione 1692, illustrata dal sen. Calandrini (FdI), concernente la realizzazione di un’autostrada tra Roma e Latina e di una bretella tra Cisterna e Valmontone: le due opere costituiscono una priorità, anche se l’iter è molto complesso; la dichiarazione di pubblica utilità nella riunione del Cipe del 25 giugno è un passo importante e un emendamento al decreto rilancio prevede che sia agevolata la procedura; non è stato nominato un commissario perché si confida nella semplificazione. L’interrogante si è dichiarato insoddisfatto.
c) all’interrogazione 1695, illustrata dal sen. Stefano (PD), sulla piena operatività degli aeroporti, con particolare riguardo alla situazione del Salento: è stata ripristinata l’operatività dei servizi degli aeroporti, anche quello di Brindisi, ma la vera ripresa della domanda e dell’offerta di trasporto è legata al traffico internazionale; l’amministratore delegato di Alitalia è disponibile a negoziare nuove tratte, e Alitalia non sarà l’unico operatore sul territorio nazionale. L’interrogante si è dichiarato parzialmente soddisfatto.
d) all’interrogazione 1694, illustrata dal sen. De Poli (FI), sugli interventi necessari alla viabilità della provincia di Padova: il Ministro ha firmato due decreti che hanno stanziato rispettivamente 995 milioni e 450 milioni per le strade provinciali; dopo un ripensamento della Regione Veneto, nel prossimo provvedimento di revisione la strada di Padova sarà riclassificata nazionale. L’interrogante non si è dichiarato soddisfatto.
e) all’interrogazione 1697, illustrata dalla sen. Faggi (L-SP), sulla semplificazione della normativa in materia di appalti pubblici: le opere di cui si è parlato oggi in Aula sono bloccate non per un problema di regole, ma per problemi di progettazione o per scelte politiche nazionali o locali; sul sito del Ministero è pubblicato un aggiornamento delle opere e finanziamenti sbloccati con una azione amministrativa più incisiva; il Governo sta comunque predisponendo una semplificazione normativa, che interviene sulla fase di esecuzione e sulle stazioni appaltanti e prevede il ricorso a commissari straordinari solo in caso di elevata complessità dell’opera. L’interrogante si è dichiarata insoddisfatta.
f) infine il ministro De Micheli ha risposto all’interrogazione 1689, illustrata dalla sen. Lupo (M5S), sulla riapertura degli aeroporti e sul riordino del settore del trasporto aereo: il settore aereo è al centro del piano Italia veloce; la mancata riapertura di Milano Linate dipende dalla decisione del gestore di concentrare l’operatività su Milano Malpensa.
La seduta è terminata alle ore 18:30
COLPO DI SCENA IN SERATA – Il voto di fiducia al Senato sul dl elezioni è stato annullato a causa della mancanza del numero legale dei presenti in Aula. Lo si apprende dai gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione che hanno già allertato i loro senatori. Erano presenti in Aula 149 parlamentari, ma l’asticella del numero legale sembra essere quella di 150 presenze. E su questo la presidenza di Palazzo Madama ha fatto le verifiche riscontrando un errore nel computo dei congedi . Un errore definito tecnico che comporterà una nuova votazione alle 9.30. Un precedente simile risale ad una seduta del 1989..
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