Martedì 5 – L’Aula è iniziata alle ore 16:35 e in apertura di seduta si è svolta la commemorazione di Enzo Bettiza, giornalista, scrittore, senatore nella VII legislatura; lo hanno ricordato i senatori Zanda (PD), Carraro (FI-PdL), Laura Bignami (Misto), Conte (AP), Barani (ALA), Consiglio (LN), Compagna (FL).
Il presidente Grasso ha poi comunicato il calendario dei lavori fino al 14 dicembre, approvato dalla Conferenza dei Capigruppo. Quindi è iniziato l’esame del ddl “Disposizioni anticipate di trattamento” (biotestamento).
Giovedì 7 dicembre le Commissioni lavoreranno, in particolare, sullo schema di decreto relativo alla determinazione dei collegi elettorali. La prossima settimana inizierà l’esame della riforma organica del Regolamento del Senato, che si concluderà entro il 20 dicembre. Mercoledì 13 alle ore 16.30 il presidente del Consiglio renderà comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo.
L’Assemblea ha quindi avviato l’esame del ddl n. 2801, recante norme in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento (Dat), già approvato dalla Camera dei deputati. Il presidente della Commissione sanità, senatrice De Biasi (PD), ha riferito sui lavori in sede referente che, iniziati il 2 maggio 2017, non si sono conclusi in ragione dell’elevato numero di emendamenti presentati. Giovanardi (FL) e Maria Rizzotti (FI-PdL) hanno avanzato una pregiudiziale di costituzionalità: il ddl, che sostituisce le dichiarazioni sul fine vita con vaghe disposizioni di volontà e ammette l’interruzione della nutrizione e dell’idratazione artificiale in stato di incoscienza, consente atti di eutanasia attiva in contrasto con gli articoli 2, 3, 13 e 32 della Costituzione, oltre che con la Convezione di Oviedo; inoltre, mette in seria difficoltà i medici minando il principio dell’alleanza terapeutica e vietando l’obiezione di coscienza. Intervenendo contro le pregiudiziali, Manconi (PD) ha osservato che il ddl è misurato, ragionevole, coerente con il dettato costituzionale; la finalità del legislatore, infatti, è garantire il diritto all’autodeterminazione e alla dignità della persona, alleviare le sofferenze, assicurare il diritto di cura fino a quando può essere esercitato. L’esame proseguirà domani alle ore 9. La seduta è terminata alle ore 19:30.
Giovedì 6 l’Aula ha iniziato i lavori alle ore 9:00 e l’Assemblea ha ripreso l’esame del ddl n. 2801, recante norme in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento (Dat), già approvato dalla Camera dei deputati. Il ddl, che si compone di 8 articoli, disciplina il consenso informato del paziente ai trattamenti sanitari e agli accertamenti diagnostici, interviene in tema di terapia del dolore, divieto di ostinazione irragionevole nelle cure e dignità nella fase finale della vita, introduce l’istituto delle disposizioni anticipate di volontà e lo strumento della pianificazione condivisa delle cure. Nella discussione generale sono intervenuti Caliendo, Gasparri, Palma, Maria Rizzotti, Malan, Zuffada, Scilipoti Isgrò (FI-PdL); Compagna, Davico (FL); Donatella Albano, Laura Puppato (PD); Gaetti (M5S); Aiello, Sacconi, Laura Bianconi, Marinello (AP); Mineo (SI-Sel); Casson (Art. 1-MDP); Orellana (Aut); Laura Bignami, Uras, Maurizio Romani, Alessandra Bencini (Misto); Divina, Candiani (LN). Secondo i senatori dei Gruppi FI-PdL, FL, LN e AP il ddl, la cui accelerazione – affermano – è dettata da ragioni elettorali e propagandistiche, interviene in una materia eticamente sensibile con norme confuse, iperboliche, divisive, non adeguatamente approfondite. Il provvedimento non ammette l’obiezione di coscienza del medico; disciplina in modo confuso la revoca delle Dat. Le disposizioni relative a minori e incapaci sono incerte e configurano il rischio di eutanasia di persone non consenzienti. Pur non essendo pregiudizialmente contrario al ddl, il Gruppo FI-PdL disapprova il metodo che è stato scelto. I senatori dei Gruppi M5S, SI-Sel, Art.1-MDPe PD ritengono invece che il provvedimento risponda a un’esigenza di cambiamento della società civile, rappresenti un segnale di civiltà, si collochi pienamente nel solco dei principi costituzionali e della Convezione di Oviedo sui diritti dell’uomo e la biomedicina. Le norme mirano a tutelare la dignità e l’autodeterminazione della persona, a garantire la proporzionalità e appropriatezza delle cure alleviando la sofferenza ed evitando l’accanimento terapeutico, a valorizzare la portata terapeutica del rapporto empatico tra medico e paziente.
Terminato l’intervento in Aula ho fermato il senatore Divina, della Lega Nord, al quale ho chiesto un commento sul provvedimento in discussione, ecco la sua risposta: “Chi pensa all’indispensabilità della legge omette molte cose o non dice ciò che avrebbe potuto dire. Per quanto riguarda il consenso informato, in Italia esso è legge dal 2001. Sbaglia chi dice che se questa legge non passasse la persona sarebbe in completa balia. Ma in balia di chi? Dei sanitari, che hanno l’obbligo, fino a recuperare ogni vita e di tentare fino alla fine di esperire tutti i tentativi per evitare la malattia o la morte. Dov’è che il disegno di legge a nostro avviso innova. Innova introducendo due capisaldi: la nutrizione e l’idratazione, se “artificiali”, vengono considerati trattamenti sanitari, ergo nella disponibilità della persona, se non fosse in grado di scegliere, non la si può far morire di fame o di sete, in quanto idratazione e alimentazione non possono essere considerate terapie o cure. In questa legge si aggiunge la parola “artificiali”, che farebbe pensare che, trattandosi di persona che non è in grado di mangiare o di bere, deve essere una persona incosciente. Qualora non sia cosciente, l’unico modo per idratare una persona è usare i sistemi che conosciamo. Rientra nella disponibilità del paziente anche un suo delegato, la possibilità di essere nutrito e di essere idratato. L’articolo 1 di questo disegno di legge riguarda le sue finalità di tutelare il diritto alla vita. Questa è una bugia in quanto non solo non tutela il diritto alla vita ma sancisce che esiste il diritto di morire. Persone, per conto di altre persone non in grado di decidere, possono arrivare non solo a rifiutare una cura ma possono arrivare a rifiutare l’alimentazione e l’idratazione. Una domanda: pensiamo alla persona che deve decidere in base a disposizioni lasciate da altra persona, ma in altri tempi, in altre condizioni e con altre conoscenze scientifiche? Di conseguenza si porrà la domanda: devo applicare le disposizioni di questa persona, che mi ha incaricato di decidere, la quale dieci anni fa, in condizioni di salute, disse: piuttosto che vivere in quella maniera, preferisco rifiutare quel tipo di cura? Oppure, in caso mi ammalassi di cancro, lasciatemi morire. Va detto che in dieci anni le cure per il cancro hanno fatto passi da gigante. Noi cosa facciamo in veste di legislatori? Oggi scriviamo parole asciutte su fogli di carta bianchi. Domani noi stessi potremmo trovarci a essere tra coloro che decidono se staccare la famosa spina. A chi? Magari a nostro padre, a nostra madre o a nostro figlio. Non potrò mai approvare un provvedimento come questo in esame”.
La Conferenza dei capigruppo, preso atto della rinuncia a illustrare gli emendamenti, ha stabilito che nella seduta di giovedì 14 dicembre si svolgeranno le dichiarazioni di voto e il voto finale del ddl. La seduta è terminata alle ore 19:00.
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