di FRANCESCO MARIA PROVENZANO/
Martedì 21 alle ore 16,32 l’Aula ha ripreso l’esame del ddl n. 1880 e connessi, nel testo proposto dalla Commissione, recante Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo. Nella seduta del 16 luglio il relatore, Ranucci (PD), ha illustrato il ddl, nel testo proposto dalla Commissione, ed è iniziata la discussione generale. Il ddl riguarda la governance della Rai. La discussione è proseguita, nel pomeriggio, con gli interventi di Fornaro, Mineo, Filippi, Mucchetti (PD); Paglioncelli (CR); Arrigoni, Candiani, Divina (LN); Malan, Paola Pelino, Minzolini (FI-PdL); Pepe (GAL); Margiotta (Misto); Airola (M5S).
Mercoledì 22, l’Assemblea alle 9,32 ha ripreso l’esame del ddl n. 1880 e connessi, nel testo proposto dalla Commissione, recante Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo. Le opposizioni hanno criticato il ddl perché non muove da una definizione della missione del servizio pubblico televisivo, non garantisce l’indipendenza e la competenza dei membri del consiglio di amministrazione, non assicura il pluralismo dell’informazione, non tiene in considerazione numerose sentenze della Corte costituzionale. Il provvedimento, in continuità con la riforma costituzionale e la legge elettorale, svilisce il ruolo del Parlamento e punta a rafforzare l’influenza del governo sulla RAI. Le deleghe su questioni cruciali, quali il finanziamento e il riassetto normativo, sono eccessivamente generiche. Alcuni Gruppi – LN, FI-PdL, CR, GAL – propongono di privatizzare l’azienda e di abolire il canone televisivo. Secondo M5S i membri del consiglio di amministrazione non dovrebbero provenire da cariche politiche, il servizio pubblico dovrebbe essere snellito e bisognerebbe riformare l’Autorità garante delle comunicazioni. Critiche al provvedimento sono venute anche da alcuni senatori del PD che propongono di separare compiti di gestione e funzioni di indirizzo e controllo, seguendo il modello tedesco o anglosassone.
Nella discussione generale intervengono Liuzzi (CR); Gibiino, Marin, Gasparri (FI-PdL); Stucchi, Volpi (LN); D’Anna (GAL); Cervellini (SEL); Scibona (M5S); Zavoli (PD).
In sede di replica, il relatore Ranucci (PD), ha esaltato la composizione più snella del consiglio di amministrazione, il ruolo delle sedi locali, la separazione tra funzioni di vigilanza e poteri di nomina. Ha rilevato che il finanziamento della RAI deve essere garantito attraverso due fonti: la pubblicità e il canone. Ha manifestato apprezzamento per la proposta di M5S di prevedere requisiti di onorabilità per le nomine, ma ha espresso contrarietà alla proposta di incompatibilità con precedenti cariche politiche. Ha negato che accordi sottobanco abbiano determinato la soppressione della delega sull’innovazione tecnologica e la banda larga. Ha affermato, infine, che il buon lavoro svolto dalla Commissione potrà essere perfezionato in Aula.
Il secondo relatore, Buemi (Aut), ha affermato la necessità di finanziamenti certi e di un quadro normativo compatibile con i principi costituzionali. L’Assemblea dovrebbe licenziare un testo all’altezza delle sfide della competizione globale. Il vice ministro Giacomelli ha posto l’accento sulla differenza tra il lavoro costruttivo svolto in Commissione e le critiche espresse in Aula. Ha negato che il ddl abbia un basso profilo: il rinnovo dei vertici dell’azienda e della concessione e il finanziamento della RAI sono questioni fondamentali per ridefinire e rilanciare il ruolo del servizio pubblico su scala europea. Il governo è consapevole delle nuove piattaforme tecnologiche, della necessità di rivedere la direttiva europea sui media, di intervenire sull’offerta editoriale della RAI, che dovrebbe assumere una funzione di traino dell’industria audiovisiva nazionale. Giacomelli ha poi affermato la necessità di rinnovare la concessione alla RAI, negando l’ipotesi di bandire una gara e di frammentare il servizio pubblico in base alla fonte di finanziamento e alla tipologia di programmi. Ha evidenziato infine che spetta al consiglio di amministrazione nominare e revocare l’amministratore delegato; il ddl si propone però di interrompere il circuito vizioso tra vigilanza e gestione. Il rappresentante del governo, infine, si è dichiarato disponibile ad accogliere emendamenti di M5S e LN volti a precisare i profili di incompatibilità e i contenuti delle deleghe.
Sulla riforma della Rai ho ascoltato Nicola Morra del M5S. Che mi ha detto: “Piuttosto che sottrarre la principale azienda culturale del Paese al controllo mefitico dei partiti, l’esecutivo Renzi vuole assoggettare la tv pubblica neanche al controllo dei partiti ma addirittura al controllo della presidenza del consiglio…. In questa legislatura si sta constatando che al peggio non c’è mai fine”.
Ho chiesto un parere anche a uno dei relatori, il socialista Enrico Buemi, ed ecco la sua risposta: “In qualità di relatore non posso esprimere il mio parere personale sulla riforma della governance Rai, peraltro già contenuto nel disegno di legge presentato sulla materia a mia firma. Auspico, comunque, che un tema così delicato venga affrontato con un respiro lungo e una visione ampia, che il disegno di legge che stiamo esaminando contenga al suo interno finanziamenti certi e un quadro normativo in linea con i dettati costituzionali: è questa la sfida che devono affrontare quest’aula e il governo, grazie anche agli stimoli arrivati da più parti politiche, in particolare da parte dei senatori Zavoli e Mucchetti, durante la discussione generale sul ddl. Il testo che licenziamo oggi deve essere all’altezza delle aspettative del Paese, che è, sì, voglioso di riforme, ma di riforme vere che rendano l’Italia capace di affrontare le sfide non solo nazionali ma anche internazionali”.
Nella seduta pomeridiana delle 16,30 l’Assemblea ha approvato l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause del disastro del Moby Prince. Il relatore, Filippi (PD), ha ricordato il disastro accaduto il 10 aprile 1991 nel porto di Livorno, dove, a seguito della collisione tra il traghetto passeggeri Moby Prince e una petroliera, 140 persone morirono arse vive in attesa di soccorsi mai arrivati. La magistratura non ha accertato responsabilità in una vicenda su cui gravano molte ombre, legate a omissioni, manomissioni e depistaggi. Nella discussione generale sono intervenuti Cioffi, Puglia (M5S); Alessia Petraglia (SEL), Crosio (LN), Amidei (FI-PdL), Cuomo (PD). Hanno svolto dichiarazione di voto favorevole i sen. Crosio (LN), Uras (Misto-SEL), Sara Paglini (M5S), Matteoli (FI-PdL) e Lai (PD).
L’Assemblea ha poi approvato il ddl n. 1997 di conversione del decreto legge 8 luglio 2015, n. 99, recante disposizioni urgenti per la partecipazione di personale militare all’operazione dell’Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED. Il provvedimento – che passa alla Camera dei deputati – autorizza, dal 27 giugno al 30 settembre 2015, la spesa di 26 milioni di euro per la partecipazione all’operazione militare europea. I relatori, Compagna (NCD) e Vattuone (PD), hanno ricordato che, a seguito della situazione di crisi venutasi a creare nell’area del Mediterraneo centrale, il Consiglio dell’Unione europea ha deciso, il 18 maggio 2015, di avviare l’operazione militare con l’obiettivo di smantellare il traffico di migranti. L’operazione, guidata dall’Italia, sarà condotta per fasi successive: inizialmente si procederà all’individuazione e al monitoraggio delle reti di migrazione attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento in alto mare. La seconda e la terza fase, che prevedono la possibilità del fermo, sequestro, dirottamento e distruzione delle imbarcazioni, richiederanno il consenso dello Stato libico o l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Eunavformed opererà in coordinamento con altri organi e agenzie dell’Unione, in particolare Frontex, Europol, Eurojust. Nella discussione generale hanno preso la parola Alicata (FI-PdL), Divina (LN), Cotti (M5S) e Tonini (PD). In replica, il sottosegretario per gli Affari esteri, Rossi, ha affermato che l’operazione militare europea è un successo del governo italiano. Ha rilevato inoltre che la fase di intelligence è essenziale per le fasi successive.
Giovedì 23, l’Aula si è riunita alle 9,32 ed ha approvato definitivamente il ddl n. 1962, recante disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea – Legge europea 2014. Il relatore, Mirabelli (PD), nell’illustrare il contenuto del provvedimento, ha ricordato che la legge europea contiene disposizioni abrogative o modificative finalizzate a porre rimedio ai casi di non corretto recepimento della normativa europea, che hanno dato luogo a procedure di pre-infrazione o di vera e propria infrazione. Il ddl si compone di 30 articoli. Nella discussione generale sono intervenuti i Scoma, Carraro (FI-Pdl), Orellana (Misto), Elena Fattori (M5S), Tremonti (GAL), Candiani (LN) e Maria Teresa Bertuzzi (PD). FI-PdL ha espresso contrarietà all’articolo 10 in materia di immigrazione e rimpatri e ha criticato l’accordo con la Grecia: l’erogazione di aiuti per pagare Fmi e Bce appare scarsamente comprensibile ai cittadini. Secondo la Lega Nord e Tremonti (GAL) una legge europea criptica, che interviene nella materie più disparate, dai viaggi organizzati all’immigrazione, è l’emblema di un’Europa burocratica, medievale, che ostacola la crescita. Secondo M5S, l’Italia non partecipa adeguatamente alla fase ascendente della normativa comunitaria per tutelare l’agricoltura nazionale e il governo non dialoga con il Parlamento sulla legge europea. Orellana (Misto) ha richiamato l’attenzione sui rischi derivanti dall’articolo 2, evidenziando la necessità che i prodotti petroliferi liquidi importati rispondano a parametri di tutela ambientale e sicurezza dei lavoratori. Ha presentato sul tema un ordine del giorno, che è stato accolto. In replica, il relatore ha evidenziato l’importanza della legge europea che, pur non affrontando i problemi dell’integrazione e dello sviluppo, migliora la legislazione italiana.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega agli affari europei, Gozi ha posto l’accento sulla prova di maggiore efficienza del Paese, che riuscirà, per la prima volta, ad approvare nei tempi dovuti la legge europea 2015. In relazione alla direttiva rimpatri, ha evidenziato che sta maturando una nuova consapevolezza sulla necessità di una politica europea dell’immigrazione legale. Tutti gli emendamenti sono stati respinti. Il governo ha accolto ordini del giorno della LN, che lo impegnano a difendere la qualità del sistema lattiero-caseario italiano e a riferire sulla realizzazione degli impianti di smaltimento di rifiuti in Campania. Hanno svolto dichiarazione di voto finale Liuzzi (CR), Divina (LN) e Piccinelli (FI-PdL), che hanno annunciato voto contrario, Berger (Aut) e Cociancich (PD), che hanno annunciato voto favorevole, Uras (SEL) e Elena Fattori (M5S), che hanno annunciato l’astensione. A seguito delle affermazioni di Cociancich, che ha accusato la Grecia di Tsipras di non rispettare le regole, Campanella (Misto) ha annunciato voto contrario.
Il seguito dell’esame del ddl n. 1880 sulla riforma della RAI è stato rinviato alla prossima settimana. In relazione alla preannunciata intenzione del governo di presentare emendamenti al ddl, Cervellini (SEL), Crosio (LN), Airola (M5S) e Paolo Romani (FI-PdL) hanno chiesto un rinvio. Il relatore, Ranucci (PD), e Tonini (PD) hanno acconsentito alla richiesta, a condizione che sia rispettato il termine fissato dal calendario, che prevede le dichiarazioni di voto finale il 31 luglio. La seduta è terminata alle ore 15:30.
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