ORA DI PUNTA/ Renzi e Berlusconi divisi sulla legge elettorale ma uniti dalla voglia di rivincita

FOTO - Il direttore Ennio Simeonedi ENNIO SIMEONE – Il lupo perde il pelo ma non il vizio: un proverbio che può essere appiccicato addosso, oggi, sia a Matteo Renzi che a Silvio Berlusconi. Entrambi, in due interviste – l’uno a Repubblica, l’altro al Corriere della sera – fanno professione di modestia e di pentimento per gli errori commessi, ma entrambi rivelano la loro ambizione di riappropriarsi delle leve di comando da cui sono stati allontanati: Renzi con uno smacco elettorale, Berlusconi  dalle sue vicende giudiziarie e spera in una favorevole pronuncia della Corte europea di giustizia.

C’è chi parla di “sfida a distanza” tra i due. E c’è chi invece intravede nelle due interviste una sorta di dialogo per future alleanze. Insomma una grande commedia degli equivoci in attesa della pronunciaRenzi_Berlusconi, il 24 gennaio, della Corte Costituzionale sulla legge elettorale, che, però, vale solo per la Camera, poiché Renzi era convinto che sarebbe stata approvata dal referendum la sua riforma costituzionale, nella quale il Senato non sarebbe stato più votato dagli elettori ma dai consiglieri comunali scegliendo i senatori tra i consiglieri regionali. La Consulta, infatti, dovrà stabilire se e in quali punti l'”Italicum” è da correggere perché possa corrispondere ai principi dettati dalla Costituzione; dopo di che, però, il parlamento dovrà varare una nuova legge elettorale per il Senato, che il presidente Mattarella vuole, giustamente, “in armonia” con quella che sarà varata per la Camera.

E qui casca l’asino, perché il segretario del Pd e il leader di Forza Italia dichiarano la loro preferenza per due modelli opposti di legge elettorale: Renzi è per il doppio turno con il ballottaggio (previsto nell’Italicum), oppure per il Mattarellum, che è un sistema maggioritario attenuato fondato su candidature per collegi; Berlusconi invece è per il sistema proporzionale puro. Sia il Mattarellum sia il proporzionale prevedono comunque, data l’attuale divisione del corpo elettorale tra le varie forze politiche, che si debba poi arrivare a delle alleanze per la formazione del governo. Ma su quali basi? Con quali obiettivi?  I due non lo dicono, e comunque devono fare i conti con gli altri partiti nel campo della destra e nel campo della sinistra; ma soprattutto devono fare i conti con il “terzo incomodo”, cioè il Movimento 5 stelle. Sia Renzi sia Berlusconi sparano contro questa terza forza, che al momento nei sondaggi continua a tenere il primo posto nel gradimento degli elettori. Ma, mentre Berlusconi non mostra eccessiva fretta di tornare alle urne, Renzi scalpita, spinto dall’ambizione di ritornare a Palazzo Chigi perché non si accontenta della sola carica di segretario del Pd, tanto che rifiuta di promuovere un congresso del partito e annuncia che sta preparando una nuova squadra che lo affianchi nella segreteria. Teme che il tempo della lontananza dal palazzo del governo gli faccia perdere altro terreno dopo quello che ha perduto con la sciagurata impresa della riforma costituzionale conclusasi con la bocciatura referendaria.

giuseppe salaIn una lettera che il Corriere della Sera ha pubblicato in prima pagina proprio accanto all’intervista a Berlusconi, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, candidato da Renzi a questa carica e quindi non sospetto di inimicizia nei suoi confronti, manda un messaggio esplicito all’ex capo del governo: lo avverte che dopo una estenuante campagna elettorale per il referendum non si può trascinare il paese in un’altra, lacerante competizione politica, mentre vi sono problemi che affliggono il paese e ferite da sanare, come, tanto per restare in tema di riforme, quella finta abolizione delle Province (rimpiazzate, solo sulla carta, delle Città metropolitane) che porta la firma del ministro Delrio.  E questo il paese non glielo perdonerebbe. Avrà letto Renzi quella lettera? E’ disposto a tenerne conto?

 

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