Dopo la vittoria schiacciante del ‘No’ al referendum greco, c’è chi vede l’uscita dall’euro sempre più vicina. Ma non è così: la strada nell’euro è un percorso a senso unico, e lasciare la moneta comune è al momento legalmente impossibile. Atene è quindi, volente o nolente, ‘prigioniera’ dell’euro. Adottare l’euro, spiegano a Bruxelles, è stata una decisione “irrevocabile” degli Stati, e non esiste nel Trattato alcuna clausola che preveda il percorso per lasciare la moneta unica. E modificare i trattati richiederebbe anni.
Questo significa che la Grecia non può essere cacciata dall’Eurozona, nemmeno se nei negoziati continuasse a rifiutare le offerte dei creditori. C’è pero’ un altro rischio, più vicino, ribattezzato ‘Graccident’ ovvero un’uscita accidentale dall’euro. Un simile evento si produrrebbe con un ‘incidente’ (o default) della Grecia se gli eventi dovessero sfuggire di mano. Ad esempio, se le Bce decidesse di chiudere la liquidità d’emergenza (Ela) alle banche elleniche, alla riapertura si troverebbero a corto di ‘cash’. In quel caso il sistema bancario collasserebbe in fretta, portandosi dietro tutto il Paese. Si produrrebbe quindi un ‘default’ all’interno della zona euro, mai accaduto prima, ma che comunque non comporterebbe un’uscita automatica dall’Eurozona. Gli scenari, a quel punto, sono teoricamente tutti aperti: dalla Grecia che si stampa da sola gli euro per rifornire le banche, all’emissione di una moneta parallela.
Con un default nell’Eurozona si sarebbe in “acque inesplorate”, come le ha definite lo stesso Mario Draghi. Se non esiste la possibilità di uscire dalla zona euro, il Trattato di Lisbona, entrato in vigore a dicembre 2009, ha introdotto invece la cosiddetta ‘clausola di uscita’ che consente di lasciare l’Unione europea. Le condizioni per l’uscita, dice il Trattato, dovranno essere negoziate con i partner e poi approvate dal Parlamento europeo. Atene potrebbe quindi essere ‘spinta’ a prendere una simile decisione qualora i partner della zona euro decidessero di tenere la linea dura nei negoziati, offrendole aiuti in cambio di condizioni insostenibili.
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