TEATRO/ Strategie Fatali contro la paura. L’ultimo lavoro della coppia MusellaMazzarelli a Roma

di FEDERICO BETTA – 

Cosa c’entra Shakespeare con la pornografia online? E un vecchio teatro di quartiere con un terrorista musulmano? A queste e altre intricatissime domande danno una risposta Lino Musella e Paolo Mazzarelli con Strategie Fatali, loro ultimo spettacolo in scena al Teatro India di Roma fino al 5 febbraio.

Il testo, premio alla drammaturgia Hystrio 2016, si snoda accostando le emozioni viscerali indagate da Shakespeare e le riflessioni del filosofo francese Jean Baudrillard. I temi in gioco sono tanti e vengono affrontati sviluppando tre linee narrative che si rimandano l’un l’altra. Il lavoro di una compagnia teatrale sgarrupata, che deve provvedere alla sostituzione dell’attore principale nella messa in scena dell’Otello, ci aiuta ad aprire l’opera del drammaturgo inglese in un efficacissimo rimando tra scena e realtà. Tre spregiudicati emissari di un’Opera Pia, incaricati di accaparrarsi la proprietà di un teatrino di quartiere, devono fare i conti con un vecchio tecnico che resiste in solitudine, aspettando di uscire di scena con un’azione eclatante. Due amici di origine musulmana si ritrovano ai margini di una città italiana, dove trovano piccoli spazi di tenerezza e poca speranza di vivere in pace. Queste tre storie sono anticipate e chiuse, come dall’introduzione e dall’epilogo morale delle favole, da un’indagine che vede due strampalati detective alla ricerca di un ragazzino scomparso.

Mescolando fisica quantistica e riflessione sulle profonde paure del contemporaneo, MusellaMazzarelli articolano un aggrovigliato affresco che rimanda a paesaggi onirici abitati da figure grottesche. Calibrando con precisione diversi registri (dalla commedia alla suspense, dal dramma fino alla performance), i due autori – che assieme a Marco Foschi, Annibale Pavone, Laura Graziosi, Astrid Casali e Giulia Salvarani interpretano sedici personaggi – non ci consegnano un meccanismo drammaturgico sequenziale, ma ci offrono continue suggestioni smontando la macchina teatrale.

Con una regia che fa leva sulla rottura dell’immedesimazione, continuando a giocare con la distanza tra pubblico e palco, tra scena e verità, MusellaMazzarelli aprono le maglie della macchina teatrale del proprio spettacolo, come un chirurgo che opera sé stesso. In questo gioco metateatrale, gli autori tengono sullo sempre sfondo il fantasma del ragazzino scomparso che diventa emblema della stessa possibilità di credere (dei personaggi e nostra); sembrano così suggerire che la realtà si forma sempre davanti a noi, come una costruzione, o un accordo, come un’illusione che parte da un mistero per resistere nella ricerca. In tutto questo il teatro, come luogo fisico e mentale abitato da persone con debolezze e desideri, ne esce alla fine come uno spazio singolare, forse unico, un territorio da continuare ad esplorare per vivere un’esperienza ancora piena di possibilità. E anche se lungaggini e ammiccamenti forse rischiano di rendere il lavoro poco adatto a un pubblico ingenuo, Strategie Fatali ci interroga tutti su quello che amiamo e su ciò per cui vogliamo continuare a vivere.

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