di DOMENICO MACERI* – “Si tratta di una questione incredibilmente complessa. Nessuno poteva immaginare che la sanità potesse essere così complessa”. Con queste parole Donald Trump ha descritto la riforma sulla sanità poco prima di un incontro con i leader di compagnie di assicurazione. Le parole di Trump dimostravano una certa maturità accettando quello che molti considerano una matassa non facile da sbrogliare. Gli americani non sono abituati a sentire uscire dalla bocca di Trump un’ammissione della complessità dei problemi. Tutto da lui, in campagna elettorale come nelle poche settimane da presidente, viene espresso con un vocabolario semplice senza dare spazio alle sfumature, limitandosi sommariamente ai termini “buono” o “cattivo”. Ciononostante, Trump non si è risparmiato negli attacchi a Obamacare, la riforma sanitaria del suo predecessore, classificandola come “un disastro” che va eliminato, in ciò allineandosi all’ortodossia del suo partito. I repubblicani infatti hanno votato più di sessanta volte per porre fine al “disastro” di Obamacare negli ultimi sette anni. Barack Obama e i democratici al Senato sono riusciti a bloccare questi tentativi ma adesso, con il controllo delle due Camere e la detenzione della Casa Bianca, i repubblicani hanno il potere di eliminare la legge del 2010.
Non è però così facile. Durante i sette anni di vita dell’Obamacare i repubblicani non hanno costruito il loro disegno di legge per sostituire con una alternativa la riforma della sanità, preferendo concentrare le loro frecce sulla demonizzazione di Obama per ottenere più voti. In politica è molto più facile sedurre gli elettori attaccando gli avversari e i loro programmi che costruire programmi alternativi a beneficio dei cittadini. Invece la filosofia di base dei repubblicani si concentra sulla riduzione dei servizi governativi per fare spazio al privato.
Adesso però, con il controllo del potere esecutivo e legislativo, non ci sono più scuse anche se non sarà facile uscirne molto bene. La retorica dovrà divenire azione. Paul Ryan, speaker della Camera bassa, ha già annunciato The American Healthcare Act, il disegno di legge che riflette i loro principi ideologici e quelli di Trump reiterati dal presidente nel suo recente discorso al Congresso. Includerebbe riduzioni delle spese federali ai sussidi disponibili che con Obamacare sono legati in modo progressivo al reddito. Il piano repubblicano fisserebbe i sussidi a 2 mila dollari per i trentenni e 4 mila per i sessantenni. Se questi sussidi fissi non sono sufficienti, beh, poco importa ai repubblicani.
Per quanto riguarda il Medicaid, l’assicurazione per i più poveri che non guadagnano abbastanza per comprarla, il piano include anche qui limiti che avrebbero un effetto negativo sui 72 milioni di americani che ne fanno uso al momento. Per coloro che hanno malattie pre-esistenti i repubblicani creerebbero un “pool”, un fondo di 100 miliardi di dollari per pazienti ad alto rischio che dovrebbero essere assistiti per comprare l’assicurazione. Eliminerebbe l’obbligo per i lavoratori di possedere un’assicurazione come pure quello per i datori di lavoro di fornirla ai loro dipendenti. I fondi per il programma verrebbero da una tassa sulle polizze d’oro offerte da alcuni datori di lavoro ai loro dipendenti.Ciò non è però sufficiente, dato che i 310 miliardi di tasse imposte agli ultraricchi da Obama verrebbero eliminati nel piano di Ryan.
La riforma dei repubblicani riflette in linee generali la prassi del partito, secondo cui la sanità è un privilegio invece di un diritto. Secondo Obama, invece, tutti devono possedere un’assicurazione e contribuire ai costi secondo i loro mezzi. I poveri che guadagnano poco l’ottengono con il contributo statale. Coloro che non guadagnano abbastanza per comprarla o non la ricevono dai datori di lavoro ricevono sussidi.
Cambiare sistema non sarà facile considerando i sette anni di esperienza con Obamacare. Nonostante la retorica repubblicana del disastro di Obamacare gli americani poco a poco gli si sono affezionati. Un sondaggio del McClatchy-Marist ci dice che il 67 per cento degli americani è contrario all’abrogazione dell’Obamacare. Un cambio notevole se si considera che nel 2011 solo il 35 per cento la vedeva in termini positivi. I benefici di Obamacare si sono già visti dato che ha ridotto, anche se non lo ha completamente eliminato, il numero di americani senza assicurazione medica. Più di ventidue milioni di americani hanno ottenuto copertura con Obamacare, con una riduzione del numero dei senza assicurati dal 16 al 7, 2 percento. Inoltre alcuni benefici della legge hanno anche aiutato quelli che già avevano l’assicurazione medica. Per esempio, i genitori possono mantenere i loro figli nella loro polizza fino all’età di 26 anni. Le compagnie di assicurazione non possono rifiutarsi di vendere polizze, come facevano prima, ignorando gli individui con malattie pre-esistenti perché troppo onerosi.
L’ex speaker della Camera John Boehner, dimessosi nel 2015 sotto la pressione dell’ala destra del suo partito, che aveva spinto per abrogare l’Obamacare, adesso ci dice che l’eliminazione sarà impossibile. Secondo lui, i repubblicani apporteranno dei ritocchi ma le fondamenta della riforma di Obama rimarranno intatte. Il piano di Ryan non riflette questa asserzione. Ecco come si spiega l’opposizione di gruppi importantissimi come la AMA (American Medical Association), la AARP (American Association of Retired People), la AHA (American Hospital Association) e la ANA (American Nurses Association). Come abbiamo scritto in precedenza, Obamacare non è perfetta ma la riforma dei repubblicani rappresenta un grosso passo indietro. Al momento la migliore soluzione sarebbe che le forze di opposizione riuscissero a bloccare il piano di Ryan.
*Domenico Maceri è docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California (dmaceri@gmail.com)
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