di FABIO CAMILLACCI/ Andrea Agnelli non parla spesso in conferenze stampa ufficiali: le ultime parole del presidente della Juventus risalivano allo scorso 16 gennaio, in occasione del lancio del nuovo logo bianconero a Milano. Stavolta, invece, Andrea Agnelli sceglie la sala conferenza del Centro Sportivo di Vinovo per rispondere ufficialmente al deferimento che gli è stato notificato in mattinata dalla Procura Federale. Una breve dichiarazione, della durata di quattro minuti e mezzo. Una breve dichiarazione senza la minima esitazione; e una replica decisa alle voci di possibili dimissioni da numero uno della Vecchia Signora.
Le parole di Andrea Agnelli sulla brutta vicenda. A proposito del deferimento, il presidente della Juventus ha detto: “Qualche minuto fa mi è stato notificato un deferimento dalla Procura Federale, che riguarda il sottoscritto, Francesco Calvo, Alessandro D’Angelo e Stefano Merulla. Questa società, i suoi dipendenti e il sottoscritto non hanno nulla da temere o nascondere, ed è per questo che sono qui di fronte a voi. Nei mesi scorsi i dipendenti della Juventus che godono della mia massima fiducia hanno collaborato con la procura di Torino in veste di testimoni, nel quadro di un’indagine riguardante personaggi legati al mondo della criminalità organizzata. Questa veste di testimoni è stata sottoposta ad un controllo invasivo, con intercettazioni ambientali, e non è mai montata. Erano testimoni e lo sono rimasti fino alla chiusura dell’indagine penale. Oggi la Procura Federale emette un deferimento nel quale il mio nome quello dei nostri dipendenti rivestirebbe un ruolo di collaborazione con la criminalità organizzata. Tutto ciò è inaccettabile, frutto di una lettura parziale e preconcetta e non rispondente a logiche di giustizia. Mi difenderò, difenderò i nostri collaboratori e soprattutto difenderò il buon nome della Juventus che per troppe volte è già stato infangato o sottoposto a curiosi procedimenti sperimentali da parte della giustizia sportiva. Tale difesa avverrà nelle sedi opportune, ma vi invito fin da oggi ad approfondire con grande attenzione le tematiche di un’inchiesta che ha visto curiosamente scomparire dalla scena mediatica gli accusati di reati mafiosi, per essere sostituiti da testimoni che hanno l’unica colpa di lavorare in una società molto famosa e sulla bocca di tutti. Per evidenti motivi non rispondo nel merito del provvedimento oggi davanti a voi, perché penso che sia doveroso farlo davanti alla giustizia sportiva. Vi invito tuttavia ad essere a vostra volta testimoni e non strumenti per conclusioni pregiudiziali che sarebbero a mio avviso sbagliate e in pieno contrasto con quelle tratte dalla giustizia penale. Come ho scritto alcuni giorni fa, non ho mai incontrato boss mafiosi. A cadenze regolari, come è noto, ho incontrato tutte le categorie di tifosi: Club Doc, Member o gruppi ultras. E’ sempre stata un’attività fatta alla luce del sole e che penso rientri a pieno titolo nei doveri di un presidente di una società calcistica. Se alcuni di questi personaggi hanno oggi assunto una veste diversa agli occhi della giustizia penale, questo è un aspetto che all’epoca dei fatti non era noto, né a me, né a nessuno dei dipendenti della Juventus. E all’argomento che qualcuno di voi potrebbe opporre, che gli ultras o i loro capi non sono stinchi di santo, io vi dico che condivido ma rispetto le leggi dello stato e queste persone erano libere e non avevano alcuna restrizione a frequentare lo stadio e le partite di calcio. La Juventus, così come ogni altra società calcistica, collabora con lo Stato ed è stata negli anni scorsi indicata come esempio virtuoso, ma non può certamente sostituirsi alle forze dell’ordine. Penso che fosse doveroso da parte mia presentarmi davanti a voi oggi, così come ho dato la mia disponibilità a presentarmi davanti alla Commissione Antimafia, perché poteste quantomeno sapere direttamente da me quale sia il mio pensiero senza alcuna mediazione. Da ultimo: so che alcuni di voi si sono esercitati nei giorni scorsi in ipotesi riguardanti il cambio del management della Juventus. Mi dispiace deludervi, ma questo gruppo dirigente, formato dal sottoscritto, dal vicepresidente Pavel Nedved, dall’amministratore delegato Giuseppe Marotta e dal direttore sportivo Fabio Paratici, ha intenzione di continuare a far crescere la Juventus ancora per parecchio tempo”.
Le motivazioni del deferimento. La Procura Federale dal canto suo spiega che Andrea Agnelli è stato deferito “per non aver impedito a tesserati, dirigenti e dipendenti della Juventus di intrattenere rapporti costanti e duraturi con i cosiddetti ‘gruppi ultrà’, anche per il tramite e con il contributo fattivo di esponenti della malavita organizzata”. Ricordiamo che la Procura Federale oltre ad Andrea Agnelli ha deferito anche tre dirigenti bianconeri: Francesco Calvo, Alessandro D’Angelo e Stefano Merulla. Di conseguenza, il club bianconero è stato deferito “per responsabilità diretta”.
Biglietti, favori, bagarinaggio. Nelle motivazioni poi si legge che “Andrea Agnelli è stato deferito per la violazione dei principi di lealtà, correttezza e probità e dell’obbligo di osservanza delle norme e degli atti federali, perché, nel periodo che va dalla stagione sportiva 2011-12 a quantomeno tutta la stagione sportiva 2015-16, con il dichiarato intento di mantenere l’ordine pubblico nei settori dello stadio occupati dai tifosi ultrà al fine di evitare alla Società da lui presieduta pesanti e ricorrenti ammende e/o sanzioni di natura sportiva, non impediva a tesserati, dirigenti e dipendenti della Juventus di intrattenere rapporti costanti e duraturi con i cosiddetti ‘gruppi ultras’, anche per il tramite e con il contributo fattivo di esponenti della malavita organizzata, autorizzando la fornitura agli stessi di dotazioni di biglietti e abbonamenti in numero superiore al consentito, anche a credito e senza previa presentazione dei documenti di identità dei presunti titolari, così violando disposizioni di norme di pubblica sicurezza sulla cessione dei tagliandi per assistere a manifestazioni sportive e favorendo, consapevolmente, il fenomeno del bagarinaggio”.
Un derby col Toro nel mirino della Procura. Ad Andrea Agnelli inoltre viene contestato “di aver partecipato personalmente in alcune occasioni, a incontri con esponenti della malavita organizzata e della tifoseria ultrà, assecondando, in occasione della gara Juventus-Torino del 23 febbraio 2014, l’introduzione all’interno dell’impianto sportivo, ad opera dell’addetto alla sicurezza della società, D’Angelo, di materiale pirotecnico vietato e di striscioni rappresentanti contenuti non consentiti al fine di compiacere e acquisire la benevolenza dei tifosi ultrà. Insieme al presidente della Juventus, sono stati deferiti Francesco Calvo, all’epoca dei fatti tesserato quale dirigente direttore commerciale del club, Alessandro Nicola D’Angelo, all’epoca dei fatti dipendente addetto alla sicurezza (security manager) e Stefano Merulla, all’epoca dipendente responsabile del ticket office della Juventus. Ai tre viene contestato il fatto di aver intrattenuto rapporti con i gruppi ultrà e con il contributo fattivo di esponenti della malavita organizzata”. Insomma, Agnelli grida al complotto. Un complotto da parte dei giudici federali; spesso in Italia i potenti di turno lo fanno. E’ accaduto, accade e purtroppo continuerà ad accadere. Perchè urtarsi se si è in buona fede e non si ha nulla da nascondere? Ma tanto, altro vizio italico, finirà tutto in una bolla di sapone.
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