di ENNIO SIMEONE – Due tra i più assidui frequentatori dei pollai televisivi in nome e per conto del Pd – il parteno-torinese Salvatore Esposito (distintosi come viaggiatore-cavia sui mezzi Atac nel breve periodo di assessorato ai trasporti dell’amministrazione Marino) e il tonante Andrea Romano (distintosi come viaggiatore della politica per veloci i transiti dal dalemismo al montismo e al renzismo) – si sono tuffati sulle tracce delle “Iene” nelle contumelie a Virginia Raggi e al M5s scambiando per “firme false” una data spostata di due giorni sul foglio contenente alcune delle firme raccolte nel 2016 a sostegno della candidatura della sindaca.
Ai due hanno fatto eco anche un paio di altre frequentatrici, sempre del Pd, dei sullodati pollai, prima che arrivasse l’altolà del capo (ex, ma di nuovo in pectore) Matteo Renzi. Il quale è esibizionista, arrogante e pasticcione, ma non è fesso. “Per favore, non scendiamo sul terreno dei grillini!”, ha ammonito, spiazzandoli, i solerti servitorelli, soprattutto dopo aver scoperto che la soffiata alle “Iene” era arrivata dal vispo Onorato, consigliere comunale del gruppo Marchini, al quale era approdato tre anni fa provenendo dall’Udc di Casini, dove era arrivato sganciandosi da Veltroni, che lo aveva candidato al Campidoglio nella sua corsa a sindaco. Un migrante di lusso tra polli d’allevamento.
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