“La ri-scossa dei terremotati”: con questo slogan si sono svolte in contemporanea a Roma e in 10 località colpite dal sisma le manifestazioni dei terremotati del centro Italia indette per chiedere che alle promesse che vennero fatte dal governo subito dopo il sisma seguano i fatti. Bloccata dai manifestanti la statale Salaria a Trisungo, frazione di Arquata del Tronto, dove si sono radunate diverse centinaia di persone: oltre ai terremotati del luogo e di Acquasanta Terme c’erano delegazioni di Castelluccio, Cascia, Samugheo. “Rispettate il nostro dolore e le vostre promesse”, “Non molliamo”, “Arquata vive”, “Arquata non muore”: queste alcune delle scritte su striscioni e cartelli. I manifestanti hanno portato un trattore, ma qualcuno ha collocato lungo la strada anche un tavolo con delle sedie. Sul luogo polizia, carabinieri e polizia municipale. Un gruppo di terremotati ha manifestato a Torrita, una delle frazioni di Amatrice colpite dal sisma della scorsa estate. E’ di qui il gruppo che ha bloccato la Salaria all’altezza dell’abitato.
“Oggi confermo, e si vedrà con l’approvazione del Def (Documento di economia e finanza), che l’impegno per il terremoto è una priorità assoluta e l’affronteremo con l’impegno e le risorse necessarie”, ha detto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
“Questo è un ultimatum al governo: o entro una settimana incontreremo a un tavolo il governo, i capigruppo di Camera e Senato e il commissario Vasco Errani oppure bloccheremo l’Italia: basta parole, vogliamo dei fatti”. E’ il messaggio lanciato nel corso di un presidio davanti a Montecitorio da alcuni comitati delle zone terremotate del centro Italia, tra cui ‘Quelli che il terremoto’ e ‘La terra trema noi no‘. Arrivati con fischietti e striscioni dalle 4 regioni colpite in rappresentanza di 131 comuni, i portavoce del presidio lamentano scarsa concretezza nella macchina della ricostruzione: “Ci manca una casa, ci manca una prospettiva, non c’è informazione. Nulla è operativo, i decreti non sono attuativi – spiegano – manca la volontà. In sette mesi hanno portato 25 container travestiti da casette, e hanno fatto pure la sfilata. Non ci sono gli aiuti alle imprese. La scorsa settimana Gentiloni ha parlato di cose che non esistono: il miliardo l’anno nel decreto non c’è. Siamo stanchi di parole: se non otterremo risultati concreti bloccheremo il Paese”.
La manifestazione (dal titolo ‘La ri-scossa dei terremotati’), riferiscono i portavoce, si è svolta in contemporanea in 10 Comuni del cratere: “Tutta Italia è solidale con noi, vogliamo un cronoprogramma ufficiale – dicono ancora al microfono – Non ci dite che non ci stanno i soldi, perché per le banche i miliardi sono stati trovati in una notte. Hanno assunto 30 persone alla presidenza del Consiglio. Queste persone non meritano più rispetto, noi non vi amiamo, vi vogliamo mandare a casa, ridateci i nostri soldi”. Tra le felpe di Amatrice e Accumoli e le magliette ‘Daje Marche’, si vedono striscioni contro la rivista Charlie Hebdo (che pubblicò una discussa vignetta sul terremoto), o ‘Abbandonati da 37 mesi senza casa, lavoro e soldi‘. In piazza anche dei figuranti in abiti dell’antica Roma: “Noi – si legge nel loro cartello – abbiamo costruito il Pantheon in 330 giorni: voi in 7 mesi che avete fatto?”. Alle 12 i manifestanti si sono spostati verso il Senato, mentre negli altri Comuni che hanno aderito alla mobilitazione sono stati organizzati degli attraversamenti stradali.
Commenta per primo