Da Milano è arrivata la smentita al giudice Cantone, capo dell’Anticorruzione, che aveva sostenuto l’esistenza nel capoluogo lombardo – a differenza della capitale – degli “anticorpi” rispetto alla corruzione. Eccola: due dirigenti e un funzionario del comune sono stati arrestati dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta del procuratore aggiunto Giulia Perrotti e del pm Luca Poniz su alcuni appalti, che gli arrestati avrebbero pilotato a favore del Consorzio Milanese Scarl e delle imprese sue associate. Sono stati accertati anche due casi di presunta concussione.
“Se è uno che viene lì e mi conta i peli del culo, non c’è un cazzo da fare, … ci fa morire”. Così si sarebbe espresso il funzionario del Comune di Milano, Massimiliano Ascione, finito in carcere assieme a due dirigenti comunali, parlando della “figura del collaudatore dei lavori” di un appalto, il quale sembrava “essere molto preciso nei controlli”. E’ quanto emerge dagli atti dell’inchiesta milanese su un presunto giro di tangenti in relazione a gare pubbliche e, in particolare, da una registrazione fatta tramite iPhone dall’imprenditore Marco Volpi, arrestato un anno e mezzo fa e che poi ha collaborato, mentre parlava con Ascione. Volpi, infatti, che avrebbe versato una mazzetta da 100 mila euro per l’appalto sulla “idoneità statica” delle scuole, mentre pranzava in un ristorante milanese con Ascione, il 26 novembre del 2014, ha registrato il colloquio poi trascritto dagli investigatori. Il funzionario comunale, come scrive il gip nell’ordinanza, aveva fatto presente a Volpi che “il direttore operativo dell’appalto, ossia Tessarin Valentina del Comune di Milano, avrebbe sottolineato delle incongruità nelle spese contabilizzate” e gli diceva che occorreva “prestare maggiore attenzione nella contabilità dell’appalto anche alla luce della figura del collaudatore dei lavori”.
Dagli atti dell’indagine risulta, poi, che Volpi avrebbe regalato anche dei tablet ai due dirigenti arrestati, Armando Lotumolo e Stanislao Innocenti, e anche ad altri due funzionari, Milena Beduschi e Davide Plebani, anche loro indagati nell’inchiesta e i cui nomi erano già emersi nella prima tranche dell’indagine. Il 6 agosto del 2012 in una telefonata Volpi diceva a proposito dei tablet: “Due erano in Comune e li ho già distribuiti, poi ce ne ho lì uno”
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