L’Aula del Senato ha accolto con voto segreto le dimissioni presentate dal senatore di FI, Augusto Minzolini. I sì sono stati 142, 105 i no, e 4 gli astenuti. “Non mi aspettavo l’esito sulla decadenza. Qui in Senato invece è tornato l’accordo politico, la paura, e questa non fa bene alle istituzioni”, ha commentato, riferendosi alla prassi secondo cui nella prima votazione le dimissioni vengono respinte. Ma nel suo caso si trattava di dimissioni persino superflue, poiché Minzolini di fatto era da considerare decaduto perché addirittura ineleggibile in base alla Legge Severino.
Il giornalista-senatore, prima del voto di Palazzo Madama sulle sue dimissioni, ha preso la parola per ringraziare “tutta l’aula nella sua interezza” per averlo salvato il 16 marzo scorso dalla decadenza e per invitare il Senato adesso a “non avere paura”, parafrasando la frase di Giovanni Paolo II “non abbiate paura”. Quella del 16 marzo, ha insistito Minzolini, “è stata una bella pagina” perché “il Senato è tornato ad assumere il ruolo che gli compete”, “è stata una prova di coraggio di non poco conto”. Più che di coraggio si è trattato della violazione di una legge che lo stesso Senato aveva approvato.
Il capogruppo del Pd, Zanda, aveva chiesto il voto palese dopo che era risultato evidente nella precedente votazione che con il voto segreto alcuni senatori Pd avevano votato a favore di Minzolini. Ma la richiesta è stata respinta da presidente e criticata dal M5s, perché è parsa troppo evidentemente come un tentativo di bilanciare la figuraccia fatta dal Pd nella votazione precedente.
Sono state respinte, invece, per la quinta volta le dimissioni del senatore ex M5S Giuseppe Vacciano. I sì sono stati 90, i no 120 e 7 gli astenuti. E qui, invece, siamo alle comiche.
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