di LUCA DELLA MONICA – Pare che si vada verso un accordo a tre (e anche più) sulla legge elettorale con una convergenza di base – salvo dettagli, che potrebbero diventare ostacoli – sul sistema tedesco: proporzionale, ma con soglia minima del 5% perché una lista sia rappresentata in parlamento. I tre sono Pd, M5s e Forza Italia. Ad associarsi per ora sarebbe anche Mdp (il Movimento Democratici e Progressisti nato dalla scissione del Pd e capeggiato da D’Alema, Bersani e Speranza), che vede nella soglia di sbarramento del 5% la molla in grado di spingere le varie forze della sinistra ad unirsi scongiurando la penosa frantumazione.
A dare una accelerazi0ne, almeno in questa fase, verso un accordo è stato l’incontro di ieri tra le delegazioni del Pd e del Movimento 5 stelle, accelerazione che potrebbe ricevere una nuova spinta oggi dall’incontro Pd-Forza Italia. Un freno viene invece da Ap (il partito di Alfano) e da Sinistra Italiana, che preferiscono una soglia al 3% nella convinzione che in questo modo possano garantirsi la presenza in parlamento senza fare alleanze. L’obiettivo dei tre maggiori partiti è difendere invece la soglia di sbarramento al 5%.
Tutto ciò significa che si accelerano anche i tempi per uno scioglimento delle Camere e un ritorno anticipato alle urne, cioè in autunno anziché alla scadenza naturale della legislatura, che è a primavera 2018? Non è detto, anche se i fautori della corsa al voto (ciascuno con l’obiettivo di avvantaggiarsene) sono parecchi: da Renzi a Salvini e – almeno a parole – a Grillo.
Ma va segnalato che il solo rischio di un voto anticipato in autunno ha fatto scattare ieri il rosso in Borsa con il Mib a -2,01%, perché ogni segno di instabilità politica, come l’ipotesi di elezioni anticipate, allarma i mercati e fa temere per l’andamento già precario dell’economia.
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