Partiamo col Napoli. Quella partenopea è infatti la prima squadra sotto la lente d’ingrandimento di Altroquotidiano in vista della Serie A 2015-2016. Il Napoli che si appresta alla nuova stagione ha il fascino della novità, avendo cambiato registro rispetto alle ultime annate, allo stesso tempo offre spunti che meritano di essere approfonditi. Elemento centrale è stato il cambio di allenatore, da Rafael Benitez a Maurizio Sarri, anche se si obietta che in realtà il cambio avrebbe poca influenza, visto che il tecnico non potrà avere a disposizione giocatori con le sue idee. Questo potrebbe essere vero per quel che riguarda la qualità dei giocatori, non le caratteristiche tecniche, che dovrebbero rispondere sempre alle idee del tecnico, e qui entra in gioco la società.
Il nodo società Napoli e il ruolo dei procuratori. Di sicuro nel calcio da tempo immemore non esistono più mecenati, è pur vero che molti presidenti, Aurelio de Laurentiis tra i primi, ritengono le squadre una loro esclusiva proprietà, trasformandole in un loro balocco o in un medium per raggiungere obiettivi diversi, dimenticando che il cuore resta sempre il gioco e la passione dei tifosi. Fa, quindi, in alcuni casi il loro gioco la presenza dei procuratori, i quali rappresentano sicuramente una stortura del mondo dello sport e del calcio in particolare: limitarli o annullarli costituirebbe un primo passo verso una “ripurificazione” di tutto il sistema. Non concordo con il fatto che l’apporto dell’allenatore sia meno decisivo se non prende determinati giocatori: deontologicamente un allenatore di calcio deve saper far fruttare al massimo delle possibilità l’organico che gli viene messo a disposizione, magari sottolineando quelle che egli ritiene possano essere le difficoltà.
Il futuro è azzurro? Il Napoli è sicuramente una buona squadra e non una grande squadra. Le prime perplessità le avrei sul portiere: non si discute il valore di Pepe Reyna, ma il fatto che egli abbia un anno in più e che venga in pratica da una stagione di inattività. In attesa, poi, di verificare le capacità del nuovo centrocampo, non credo abbia fatto grossi miglioramenti la difesa: trapiantare mezza difesa empolese o inserire altri reduci da una stagione non eccelsa non mi sembra il massimo. In realtà è proprio su tutta la fase difensiva che meglio si potrà apprezzare il lavoro organizzativo di Sarri, sempre tenendo, però, a mente i limiti qualitativi dei suoi giocatori. Giocoforza, il Napoli si appresta ad una stagione dalle ambizioni e dall’estetica più provinciale, visti gli interpreti.
Gap colmato? Paradossalmente, credo sia diminuito il gap mentale e la distanza dalle squadre medio piccole, limite che è costato il salto di qualità nella precedente gestione, ma la forbice si è di molto allargata dalle (presunte) grandi. Credo, analizzato tutto, che al momento il Napoli può essere accreditato come la prima delle medio piccole. Proprio in virtù dell’ultimo punto, e considerando che questa stagione pare dover far registrare il ritorno delle milanesi nelle posizioni di vertice, ci sembra piuttosto utopistico azzardare addirittura un quarto posto per questo Napoli. Se veramente la squadra di Sarri riuscisse ad arrivare ai vertici del campionato, sarebbe la realizzazione della vecchia utopia di Arrigo Sacchi, con il gioco che avrebbe la meglio sulla qualità degli interpreti (i giocatori), indicando una nuova strada che neppure il maestro di Fusignano aveva saputo trovare, essendo stato il suo Milan ricco di campioni.
*Storico dello sport
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