Ci fu dolo e colpa grave nell’inerzia dei pubblici ministeri che, nonostante le ripetute e insistenti denunce di una donna, vittima delle violenze del marito, non trovarono il modo di intervenire, finché costui non la uccise. Lo ha stabilito la Corte d’appello di Messina, che ha condannato i magistrati e di conseguenza la presidenza del Consiglio dei ministri al pagamento di 300mila euro di risarcimento alle parti civili, salvo rivalersi nei confronti dei due pm.
La vicenda risale a 10 anni fa, quando a Palagonia (Catania) il marito violento, Saverio Nolfo, uccise la moglie Marianna Manduca, 32 anni, lasciando orfani tre bambini.
I giudici di Messina hanno stabilito che ci fu dolo e colpa grave nell’inerzia dei giudici che, dopo i primi segnali di violenza da parte del marito, non trovarono il modo di fermarlo. La sentenza dopo il processo intentato dal padre adottivo dei bambini riconosce la responsabilità civile del magistrato per i soli danni materiali.
Secondo l’avvocato Lucia D’Amico, legale del padre adottivo dei tre orfani, si tratta di una sentenza storica sulla responsabilità civile dei magistrati ed è «un importante precedente perché di solito è molto complicato che vengano condannati dei giudici». Il caso della morte della donna che per ben 12 volte aveva denunciato il marito fece molto clamore. Saverio Nolfo fu poi condannato a 20 anni per l’uccisione della moglie.
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