di NUCCIO FAVA* – Ha del sorprendente questo attivismo scritturale di Renzi. Inonda le redazioni con capitoli e capoversi ritenuti decisivi per il futuro del Pd. Ancora di più per il futuro del paese. Si occupa di tutto: attacca i magistrati che invadono la politica, responsabile quest’ultima di mancate risposte, peggio che ai tempi di Berlusconi; spiega a Gentiloni e Minniti come soltanto ”il numero chiuso“ in Africa può bloccare l’invasione dei migranti; apre un formidabile altolà preventivo con l’Europa non solo difficile e contraddittorio, una vera e propria infelice intrusione sull’azione di Gentiloni e Padoan che pur dovranno far quadrare i conti già con la finanziaria d’autunno. Oltre all’esame e all’approvazione di Camera e Senato alla ripresa d’autunno anche Bruxelles dovrà dire la sua con conseguenze inevitabili sui mercati e sulla nostra credibilità in un mondo pur sempre globalizzato.
Renzi in modo sbrigativo e con non poca superficialità ha risposte per tutto. Trascura e ignora però completamente la crisi del suo partito, il disagio crescente nei gruppi parlamentari e anche in periferia. Pesano anche opportunismi e timori in vista delle elezioni e della conferma o meno nelle liste: aspetti ben noti di malcostume nella vita dei partiti, che del resto la politica del segretario ex premier non ha contrastato, accentuato al contrario con il suo “giglio magico”, i legami personali per nomine e carriere, il principio di grande fedeltà ad ogni costo, come con la Boschi e Lotti fino all’utilizzazione della stretta alleanza con il senatore fiorentino Verdini fondatore di Ala. Forse non è più sufficiente evocare ad ogni pie’ sospinto le primarie di primavera e il frettoloso congresso, costato tra l’altro una scissione, per legittimare per sempre una segreteria plebiscitaria che continua ormai a mandare avanti il ministro Martina, meno che vice parroco che celebra la messa di mezzogiorno perché il titolare è totalmente assorbito dalla scrittura di un libro intitolato “Avanti”. Nome che fu già della gloriosa testata socialista finita ignominiosamente nelle mani di un faccendiere che trafficava pesce a Panama e spillava soldi al Cavaliere con l’acquisto di qualche senatore, provocando la caduta al Senato del governo Prodi.
Ora neppure l’Unità è in edicola e non si è neppure capito cosa accadrà delle interessanti occasioni di dibattito che le feste dell’Unità promuovevano in giro per l’Italia. Basteranno tortellini e salamelle? Mentre il Pd si riunisce a porte chiuse, come ai tempi delle Botteghe Oscure, il Manifesto propone e sviluppa un dibattito molto interessante dopo le iniziative del teatro Brancaccio (promossa da Tomaso Montanari e Anna Falcone) e di piazza Santi Apostoli (promossa dal duo Bersani-Pisapia).
Di fronte a tutto questo il segretario ex premier sembra non rendersi conto più della realtà che lo circonda. Personalizza sconsideratamente, a noi pare, l’impostazione delle sue singolari uscite che emulano nel modo peggiore le periodiche ospitate da Vespa, che ha comunque la scusante di non essere il segretario del partito di maggioranza del governo del paese. A questo punto forse dovrebbe avvertirsi l’urgenza di presentarsi dimissionario e favorire un generale dibattito con l’indicazione di una linea per il futuro, alleanze comprese. Se Renzi non lo facesse – e i tempi ci sembrano ormai strettissimi – è la minoranza interna che dovrebbe presentare una compiuta mozione di sfiducia e, ringraziando il segretario per il lavoro svolto, invitarlo a dimettersi. Sarebbe altrimenti assai difficile immaginare una seria rigenerazione ed esprimere una presenza efficace e positiva nel sistema politico italiano ed europeo in vista anche del voto di settembre in Germania
*Nuccio Fava è stato direttore del Tg1 e del Tg3 e delle Tribune politiche Rai
Commenta per primo