Riferendosi di nuovo alla decisione del governo italiano di riattivare la presenza di un ambasciatore al Cairo, il padre di Giulio Regeni, Giulio, ha rilasciato una nuova dichiarazione: “Siamo fortemente contrari e indignati – ha detto al Gr1 – anche per come ci è stato comunicato, a decisione già presa, alle sei di sera del 14 agosto. Riteniamo che sia stata una modalità inaccettabile e siamo contrari all’invio dell’ambasciatore perché rappresentava l’unica nostra arma per fare pressione sul governo egiziano che finora non ha dato segni di collaborazione se non l’invio di questo faldone che non si sa ancora cosa contenga”.
“Siamo arrivati a un punto importante delle investigazioni – spiega ancora Claudio Regeni -, abbiamo ben tre nomi di ufficiali egiziani che sono stati sicuramente coinvolti, penso che con una maggiore pressione sul governo egiziano possiamo farcela ad arrivare alla verità”. E la madre di Giulio, Paola Deffendi, chiede “una scorta mediatica, qui che tenga d’occhio e monitori, e un’altra per quando andremo al Cairo”.
“Siamo pronti ad andare al Cairo, avevamo già dato la data ufficiale per il 3 ottobre, diciamo che la scelta di mandare giù l’ambasciatore ha anticipato, siamo sempre in tempo a spostare la data, se vogliamo arrivare prima noi dell’ambasciatore possiamo sempre farlo”, ha detto Paola Deffendi a Rai News 24, dopo che il governo italiano ha deciso di inviare l’ambasciatore Cantini al Cairo. La signora ha ribadito che “a noi interessa capire veramente perché e chi ha dato l’ok a prenderlo, torturarlo e ucciderlo”.
La notizia da New York smentita. Intanto continua a tenere banco la notizia data dal New York Times secondo cui Gli Stati Uniti durante l’amministrazione Obama acquisirono prove che Giulio Regeni era stato rapito, torturato e ucciso dai servizi di sicurezza egiziani e avvertirono il governo Renzi. “Abbiamo trovato prove incontrovertibili sulla responsabilità di funzionari egiziani”, ha detto una fonte dell’amministrazione Obama al New York Times, secondo cui gli Stati Uniti “passarono la raccomandazione al governo Renzi”. Ma fonti di Palazzo Chigi sottolineano come nei contatti tra amministrazione USA e governo italiano avvenuti nei mesi successivi all’omicidio di Regeni non furono mai trasmessi elementi di fatto, come ricorda tra l’altro lo stesso giornalista del New York Times, né tantomeno ‘prove esplosive’ in merito alla inchiesta. Si sottolinea, altresì, proseguono le stesse fonti, che la collaborazione con la Procura di Roma in tutti questi mesi è stata piena e completa.
Ma la mamma di Giulio Regeni, Paola Deffendi, aveva reagito pubblicando in un post sul proprio profilo Facebook – nel quale appaiono anche le foto della bandiera italiana listata a lutto esposta dal giorno della morte del giovane sul Municipio di Fiumicello (Udine), dove vive la famiglia Regeni – la frase “Sempre più lutto!”.
Quella stessa foto, da ieri, è utilizzata da Paola Deffendi come immagine del proprio profilo Fb. Nel post, in un’altra foto, insieme alla stessa bandiera, si vede un pezzo del manifesto di colore giallo “Verità per Giulio Regeni”.
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