“Veniamo da lontano e andiamo lontano” usava dire Togliatti. Ma che cosa intendeva con questa espressione?
Voleva dire che il vero politico sa e deve ascoltare i bisogni della gente, ma non si lascia dettare le risposte dalla gente stessa, che quasi sempre pensa a soluzioni semplicistiche, che sembrano facili, ma sono in realtà irrealizzabili perché non tengono conto della complessità della realtà. Il politico di razza ha il cuore tra la gente, ma la testa al di sopra di essa, perché deve avere lo sguardo lungo, saper vedere e costruire il futuro, una società nuova e più avanzata per la qualità della vita, fondata su rinnovate relazioni economiche e sociali (“andiamo lontano”).
Ma il vero politico, per fare questo, deve avere una grande cultura, deve aver assimilato criticamente il patrimonio di idee accumulato dall’umanità in secoli di storia, non solo quelle prodotte dal movimento operaio, ma anche quelle che fanno riferimento al pensiero liberale e quelle ispirate dalle fedi religiose. Non a caso il comunista Togliatti scrive una stimolante prefazione al “Trattato sulla tolleranza” del “liberale” Voltaire e il laico Togliatti dichiara in più occasioni che il cristianesimo non appartiene all’Occidente perché esprime valori universali (“Veniamo da lontano”).
Proprio perché Togliatti promuove la formazione di una élite coltissima (Ingrao, Amendola, Reichlin, Napolitano, Sereni, Alicata) il Pci, dopo aver retto l’urto della repressione seguita alla sconfitta del ’48 (ventimila operai licenziati solo alla Fiat; arrestati o uccisi molti di quelli che hanno partecipato alla occupazione delle terre nel Sud; la Celere di Scelba scatenata ad ogni occasione contro i lavoratori in lotta per rivendicare i loro diritti), comincia a crescere ad ogni tornata elettorale e conosce la stagione dei sindaci dall’alto profilo (Valenzi, Petroselli, Argan, Novelli…) che si aggiungono a quelli delle “regioni rosse”.
E’ una impostazione, quella del vecchio Pci, diametralmente opposta a quella del “sondaggismo” in voga oggi: i politici di oggi sondano ad ogni piè sospinto gli umori della “ggente”, si mettono in ascolto dei discorsi delle osterie del web, prestano attenzione alle formule suggerite da chi non ha mai letto, non dico un libro, ma nemmeno un giornale, e le fanno diventare linea politica. E così anche gli analfabeti che confondono il Cile con il Venezuela possono pensare di essere degli statisti.
In realtà con questo metodo possono nascere solo dei “masanielli”. Ma, attenzione, Masaniello fece una brutta fine.
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