Una rete di pedofili è stata scoperta grazie all’inchiesta aperta dalla Procura di Trento con la collaborazione della polizia postale di Bolzano, che ha portato all’arresto di una quarantina di persone, tra cui anche di un magistrato della Corte d’appello di Reggio Calabria, il dottor Gaetano Maria Amato, 58 anni, per la sua partecipazione allo scambio di immagini pedopornografiche online. La notizia del suo arresto era stata diffusa il 2 ottobre scorso. Le indagini, condotte dalla polizia postale di Bolzano e coordinate dal pm trentino Davide Ognibene, sono iniziate circa un anno e mezzo fa dall’analisi del pc di un uomo di 38 anni, altoatesino, residente in val Pusteria. La rete di pedofili e pedopornografi utilizzava il servizio di instant messagging criptato di un notissimo applicativo, ritenuto riservato e sicuro. Il trentottenne altoatesino era stato trovato in possesso di 4 Terabyte di materiale digitale contenente esibizioni pornografiche di minorenni. Le dichiarazioni rese dall’arrestato, che affermava essere materiale scaricato dalla navigazione internet, e quindi ceduto da soggetti dei quali non era in grado di indicare generalità od ulteriori elementi utili alla loro identificazione, hanno insospettito gli investigatori informatici della Polizia delle Comunicazioni, i quali hanno individuato tra le prove digitali del computer in sequestro un abnorme utilizzo dell’applicazione Voip ed una impressionante rubrica composta da numerose decine di contatti.
Gli inquirenti sono riusciti quindi, attraverso l’utilizzo di particolari software, a ricostruire a posteriori un’enorme quantità di conversazioni dalle quali emergeva la morbosità degli interlocutori nei confronti di pratiche sessuali con minorenni. L’uomo risulta essere il fulcro di una rete con oltre un centinaio di contatti con i quali lo stesso, a volte presentandosi come madre di una bambina minorenne, affermava essere attratto sessualmente da bambini in tenera età e offrendo agli interlocutori di volta in volta succedutisi nelle comunicazioni materiale pedopornografico. L’indagine prende quindi dimensioni rilevanti in quanto i soggetti con i quali lo stesso intrattiene rapporti telematici sono dislocati su tutto il territorio italiano: Trentino Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna.
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