“Non possiamo spendere soldi che non abbiamo”. Ecco come Mick Mulvaney aveva espresso la sua completa opposizione ai deficit in un’intervista al Washington Post subito dopo la sua elezione alla Camera per rappresentare il quinto distretto congressuale della South Carolina nel 2010. Adesso, da direttore del bilancio per la Casa Bianca, Mulvaney ha cambiato idea completamente. In un’intervista alla Cnn ha dichiarato che “abbiamo bisogno dei deficit” perché solo così si può “avere crescita”. Mulvaney, una volta entrato alla Camera, divenne co-fondatore del Freedom Caucus, il gruppo parlamentare di estrema destra che tanti grattacapi fece avere all’allora speaker John Boehner, il quale si dimise nel mese di settembre del 2015. Gli atteggiamenti di falco fiscale emersero chiaramente con i suoi voti contrari all’aumento del debito federale. Come membro del Freedom Caucus, Mulvaney si era anche opposto ai fondi di emergenza per vittime di uragani richiedendo che le spese fossero bilanciate da tagli in altre aree.
Mulvaney non è l’unico repubblicano ad avere fatto dietrofront sull’importanza dei deficit. L’attuale speaker della Camera Paul Ryan aveva anche lui in passato fatto dichiarazioni focose contro il deficit dichiarando che “gli Stati Uniti si stavano muovendo verso una crisi di debiti” e che “il peso del debito” avrebbe distrutto la nostra economia. L’opposizione repubblicana al deficit e al debito valevano quando Barack Obama era presidente. Adesso Ryan è anche lui divenuto paladino del “framework” (schema) repubblicano che apporterebbe sgravi fiscali alle corporation ma anche agli individui, con grandi benefici per i benestanti. Lo schema, di solo nove pagine, aiuterebbe l’economia a sostenere una crescita del 3 per cento. Ryan adesso dice che gli sgravi fiscali stimolerebbero tanta crescita e che impedirebbero al deficit di aumentare. Trump stesso ha detto, esagerando come spesso fa, che la crescita potrebbe raggiungere il 4 o 5 o persino il 6 per cento. Il segretario del tesoro Steven Mnuchin ha anche lui difeso il “framework” dicendo che la crescita degli sgravi fiscali porterebbe 2 trilioni di dollari nelle casse del tesoro. Proiezioni ottimiste non condivise dalla maggioranza degli economisti, i quali prevedono un deficit più ampio di 550 miliardi e un debito nazionale anche crescente a 20 trilioni di dollari.
I repubblicani però non sono tanto sicuri che la loro iniziativa andrà in porto facilmente. Ecco perché hanno escogitato un trucchetto parlamentare per bloccare le analisi del Congressional Budget Office, l’agenzia bipartisan governativa che analizza proposte fiscali e ci informa sulle possibili conseguenze. La stessa agenzia che aveva analizzato le proposte per la revoca di Obamacare e ci aveva informato che da 20 a 30 milioni di americani avrebbero perso l’assicurazione medica. Cattive notizie per il piano di revocare la riforma sanitaria che fu affondato da tre senatori repubblicani e 48 democratici. Per i repubblicani, dunque, meglio ignorare le analisi obiettive. Si sa che sgravi fiscali eccessivi con la speranza di crescita stratosferica non funzionano come ci dimostra la situazione del Kansas. Con un governatore e una legislatura repubblicana il Kansas ha apportato tagli draconiani alle tasse con la promessa di una crescita fantasiosa. Il risultato però fu che i buchi creati al bilancio statale sono stati così grandi che la legislatura ha fatto marcia indietro nonostante le obiezioni del governatore.
Le tasse sono un strumento per stimolare l’economia ma il suo impatto ha severi limiti. Altri Stati hanno scelto la strada contraria, cioè quella di aumentare le tasse, come ha fatto la California parecchi anni fa. Il risultato è che l’economia si è ripresa facendo del Golden State un colosso dell’economia americana. Se la California fosse una nazione indipendente avrebbe un Pil che la piazzerebbe al sesto posto al mondo. La riduzione alle tasse del piano repubblicano andrebbe a beneficio dei ricchi, come ha rilevato anche Warren Buffet, miliardario, numero due al mondo per ricchezza. Buffett ha detto che i ricchi non hanno bisogno di sgravi fiscali dichiarando anche che le corporation americane sono già competitive in tutto il mondo e non hanno bisogno nemmeno loro di agevolazioni fiscali.
Se in passato i repubblicani si preoccupavano del deficit e del debito pubblico lo facevano per giustificare tagli ai programmi sociali. Adesso la preoccupazione per il deficit e il debito nazionale viene messa da parte perché, avendo conquistato la Casa Bianca e ambedue le Camere, sentono l’obbligo di ricompensare quelli che hanno pagato la loro campagna elettorale. Non dovrebbe essere difficile farlo. Ciononostante al Senato non sarà facile anche perché alcuni senatori repubblicani, come Bob Corker, hanno dichiarato la loro opposizione, preoccupati per l’irresponsabilità fiscale del loro partito. Ci vorranno solo altri due senatori contrari per silurare il piano repubblicano se si tenterà di fare approvare un eventuale disegno di legge con la “reconciliation” che richiede solo una semplice maggioranza invece dei due terzi (60 voti).
Non essendo riuscito a revocare l’Obamacare, Trump ha annunciato che i sussidi offerti dal governo per acquistare l’assicurazione medica verranno eliminati immediatamente. Il 45° presidente, incapace di vincere in campo legislativo, cerca di fare tutto da sé. Una strategia che non potrà però funzionare con la riduzione delle tasse.
*Domenico Maceri è docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California (dmaceri@gmail.com)
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