USCITA DI GRASSO DAL PD dopo l’approvazione del Rosatellum a colpi di voti di fiducia con l’appoggio di Verdini e il duro ma inutile attacco di Giorgio Napolitano a Renzi

La vergogna dei voti di fiducia a raffica al governo su altrettanti articoli di una legge elettorale, il “Rosatellum bis”, che peraltro non gli appartiene, si è consumata per ben 5 volte ieri in Senato. Il presidente Pietro Grasso, ligio ai regolamenti, ha dovuto subire questa imposizione. Ma poi, indignato, ha clamorosamente manifestato il suo dissenso annunciando l’uscita dal gruppo Pd del Senato.

I VOTI DI FIDUCIA. L’ultimo della giornata di mercoledì ha dato il seguente esito: voti a favore 145, voti contrari 17. Nessun astenuto. I presenti sono stati 172, i votanti 162 su 310 senatori.

Palazzo Madama aveva in precedenza dato il via libera anche ai primi quattro voti di fiducia chiesti dal governo. Nella quarta votazione i voti a favore sono stati 150, 60 i no. Nessun astenuto. I presenti sono stati 217, i votanti 210. Al terzo voto di fiducia i sì sono stati 148, 61 i no. Nessun astenuto. I presenti sono stati 217, i votanti 209.  Il sì al secondo voto di fiducia è arrivato con 151 sì, 61 no, nessun astenuto. I presenti sono stati 220, i votanti 212. La prima fiducia era passata con 150 sì, 61 no e nessun astenuto. I presenti sono stati 219 e i votanti 211. Domani sono previste le dichiarazioni di voto sul “Rosatellum”. E ci sarà il voto finale elettronico del provvedimento. Poi verrà convocata la Conferenza dei capigruppo per decidere il calendario della finanziaria. Ed è previsto il voto in Aula del calendario.

SFERZANTE DISCORSO DI NAPOLITANO, MA… 

Nel corso del suo intervento in Aula, l’ex presidente della Repubblica, oggi senatore a vita, Giorgio Napolitano ha definito “singolare e sommamente improprio il far pesare sul presidente del Consiglio la responsabilità di una fiducia che garantisse l’intangibilità della proposta di legge.  Ma si può far valere l’indubbia esigenza di una capacità di decisione rapida da parte del Parlamento – si chiede Napolitano – fino a comprimerne drasticamente ruolo e diritti sia dell’istituzione sia dei singoli deputati e senatori? L’interrogativo – prosegue – è sorto nelle ultime settimane con l’apposizione di fiducia su parti sostanziali del testo prima che si aprisse in aula alla Camera il confronto sugli emendamenti all’art.1″. Il dilemma non è – per Napolitano – fiducia o non fiducia, anche perché non è mai stata affrontata, neppure dinanzi alla Corte, un’obiezione di incostituzionalità della fiducia. C’è però stato, nell’esperienza italiana, ricorso alla fiducia in occasioni e modalità molto diverse tra loro. Quali forzature può implicare e produrre il ricorso a una fiducia che sancisca la totale inemendabilità di una proposta di legge estremamente impegnativa e delicata?”

Nelle foto: la protesta dei senatori M5s e della capogruppo di SI, seduta al posto di Grasso

Purtroppo la sua conclusione è annegata nella conferma della fiducia al governo Gentiloni, pur  “con tutte le problematicità e le riserve che ho motivato, per salvaguardare il valore della stabilità, per consentire, anche in questo scorcio di legislatura, continuità dell’azione per le riforme”.

LE PROTESTE DEL M5S, mentre MDP LASCIA LA MAGGIORANZA. Subito dopo l’ultima votazione i senatori M5s – che hanno manifestato il loro dissenso bendandosi con i fazzoletti in aula – vanno in piazza, dove c’è Grillo che arringa la folla. I senatori ex Pd di Mdp confermano di avere abbandonato Gentiloni e il suo governo. La capogruppo di Sinistra Italiana occupa lo scranno del presidente Grasso per protesta.

QUELLA FRASE DI PIETRO GRASSO. POI LE SUE DIMISSIONI DAL PD. Il senatore del M5S Vito Crimi, prima di uscire da Palazzo Madama, aveva invitato il presidente Grasso a dimettersi per protestare contro la decisione del governo di mettere la fiducia sul Rosatellum impedendo il confronto parlamentare. Secca e significativa la risposta di Grasso: “A volte è più difficile restare che andarsene. Io che ho senso delle istituzioni resto nel mio posto. Come sapete, non ho accettato di candidarmi in Sicilia proprio per poter continuare con senso delle istituzioni a espletare il mio compito. Quando si difendono le istituzioni non sempre si possono seguire i propri sentimenti”. Ma subito dopo la votazione, che ha approvato la legge, Pietro Grasso si è dimesso dal gruppo del Pd per entrare nel  Misto, al quale è iscritto anche Mario Monti.

Roberto Speranza, coordinatore di Mdp, ha commentato: “Chi serve lo Stato si trova spesso dinanzi a scelte difficili ed è proprio per questo che apprezzo il senso delle istituzioni sempre dimostrato dal Presidente del Senato. Rispetto profondamente la decisione di lasciare il gruppo del Pd dopo le ultime gravissime scelte compiute. La politica ha oggi più che mai bisogno di buoni esempi. Noi continueremo ad impegnarci per dare vita a quel progetto visionario a cui proprio Piero Grasso ha fatto riferimento nel suo intervento a Napoli”.

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