Attentato terroristico a New York, nel cuore di Manhattan, attuato con delle modalità molto simili a quelle degli attentati commessi nei mesi scorsi in Francia (a Nizza), in Germania (a Berlino) e in Spagna (a Barcellona): un furgone bianco alle 21,15 ora italiana è piombato, arrivando contromano, su una pista ciclabile a New York travolgendo molte persone tra ciclisti e pedoni. Poi ha proseguito la sua folle corsa fino a schiantarsi contro uno scuola-bus. Immediatamente dopo si sono uditi colpi di arma da fuoco: non erano soltanto, a quanto pare, quelli sparati dalla polizia contro il conducente dell’autoveicolo. Uno ha colpito l’attentatore: il 29enne Sayfullo Habibullaevic Saipov, uzbeco, residente a Tampa, in Florida. Il quale è sceso dalla’automezzo e ha minacciato i pedoni, davanti alla Peter Stuyvesant High School, urlando «Allah Akbar». Aveva con sé una sparachiodi e un’arma per sparare proiettili ad inchiostro. Un agente, intervenuto dopo una chiamata che parlava del tentativo di suicidio nei pressi del liceo, gli ha sparato centrandolo allo stomaco e catturandolo.
Il bilancio per ora accertato è di 8 morti e 13 feriti. Le vittime sono 5 di nazionalità argentina (partecipanti alla escursione in bici), una di nazionalità belga e una statunitense. L’Fbi ha assunto il comando delle indagini.
“Non c’è alcuna minaccia attiva” a Lower Manhattan, aveva riferito l’ufficio del sindaco di New York, Bill de Blasio, che si è recato immediatamente sul posto. Il presidente americano Donald Trump è stato informato dell’incidente a New York. Poi l’ammissione dell’attentatore (“ho agito per conto dell’Isis”) ha cancellato ogni dubbio: un “lupo solitario”, la categoria più imprevedibile, insospettabile, con il solito furgone preso in affitto.
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