di FABIO CAMILLACCI/ Più che Ventura, “Sventura”. Se lunedi a Milano nel match di ritorno l’Italia non riuscirà a ribaltare l’1-0 incassato stasera a Solna, sobborgo di Stoccolma, contro la Svezia: il disastro azzurro sarà servito. Incredibile. Complimenti al mediocre c.t. azzurro, buono al massimo per una panchina di Serie B o di bassa Serie A. Complimenti alla Federcalcio e al presidente Tavecchio che non solo lo hanno scelto ma gli hanno addirittura rinnovato il contratto fino al 2020, a scatola chiusa. Soldi buttati. Ventura, Tavecchio, Lotito: la triade responsabile della sventura del calcio italiano. Un calcio sempre più povero di talenti e di organizzazione. Però, sia chiara una cosa: non abbiamo fenomeni in rosa (oriundi compresi), ma questa Italia, nei singoli, è di gran lunga superiore alla Svezia orfana di Ibrahimovic (presente in tribuna a Solna). Quindi la colpa non è dei giocatori ma di chi li gestisce e li mette in campo da dilettante; anche se molti di loro (Insigne su tutti) dovrebbero spiegarci perchè in Nazionale non giocano come nelle squadre di club. Caro Insigne, se non riesci a importi a livello internazionale, vuol dire che non sei quel “Lorenzo il Magnifico” idolo di Napoli. Sei bravo solo all’ombra del Vesuvio, ergo: non sei un grande giocatore. Ricordiamo che solo due volte nella sua storia l’Italia non ha partecipato a un campionato del mondo di calcio: nel 1930 in Uruguay e nel 1958 in Svezia. Quest’ultima amara ricorrenza in terra scandinava ci preoccupa più della realtà. Diciamocelo chiaramente: rischiamo di essere eliminati, alla faccia del mantra azzurro: “Passiamo noi”. Non solo mediocri quindi, ma pure spocchiosi. Una vergogna. Antonio Conte agli Europei con un materiale umano di gran lunga inferiore, fu capace di arrivare ai quarti di finale e uscire solo dopo i calci di rigore contro la super Germania campione del mondo.
Tira un vento gelido, nella notte di Solna. Il vento della paura. Sì, perché questo 1-0 nell’andata del playoff per la qualificazione ai Mondiali di Russia 2018 è un risultato pessimo per la nostra Nazionale, figlio di una prestazione piena di ombre. C’è una falsa partenza, alla Friends Arena. E ben poco di amichevole, a dispetto del nome, perché la posta in palio è massima. Pronti-via e subito fermi, Bonucci ha preso un colpo in faccia da Toivonen; il giocatore del Milan resta a terra, si accende un mezzo parapiglia e l’arbitro Cakir ci mette un po’ a riportare la calma. Risultato: Bonucci verrà fischiato per tutta la gara e Toivonen ammonito. Il giallo più pesante del primo tempo però è quello preso da Verratti, altro mistero: col Psg un grande centrocampista, con l’Italia una mezza cartuccia. Ammonizione evitabile per l’ex Pescara, come immancabilmente gli capita, e diffida che si trasforma in squalifica. Le fiammate più significative si registrano nel primo quarto d’ora: Darmian disegna un cross per la testa di Belotti, che manda fuori di un soffio, mentre sull’altro fronte è Toivonen ad aver sul destro il diagonale del vantaggio. Nulla di fatto.
“Ace” Ventura mediocre, impreparato e in totale confusione. Cammina come una tigre in gabbia nell’area tecnica, sbraita furibondo quando la manovra nel 3-5-2 azzurro sgorga lenta, come l’acqua da un rubinetto intasato dal calcare. A proposito di modulo: lo spregiudicato 4-2-4 è stato abiurato e subito abbandonato dopo la batosta presa in Spagna. Ennesimo segnale di un c.t. con poche idee e confuse. De Rossi e Verratti i destinatari dei rimbrotti del tecnico, ma non è che le punte Immobile (scatenato capocannoniere del campionato stasera irriconoscibile e degno del suo cognome) e Belotti facciano granché per aiutarli coi movimenti. Lo 0-0 con cui si va all’intervallo frustra comunque la pressione scandinava. E mette a nudo le difficoltà di posizionamento della difesa in maglia gialla sui cross dalle fasce, materiale su cui lavorare in vista di Milano. Ventura, almeno questo. Le basi del mestiere, i fondamentali. A proposito, visto che l’Italia è un Paese di oltre 50 milioni di commissari tecnici, le suggeriamo un bel 3-4-3 per esaltare alcuni singoli: Buffon in porta, Bonucci, Barzagli e Chiellini in difesa, Florenzi a destra, Darmian a sinistra, Parolo e De Rossi in mezzo al campo, Insigne, Immobile e Candreva tridente offensivo. Il calcio è una cosa semplice. Scommettiamo che se giochiamo così ribaltiamo lo 0-1 di stasera?
Ripresa azzurra orribile. Si riparte e l’Italia sembra più convintia. Sembra. Candreva saggia subito i riflessi di Olsen con un destro dal limite dell’area. Il ritmo, però, non decolla, spezzettato da battibecchi e accenni di rissa. E dal nulla, al minuto 62, la parità si spezza: Johansson, appena entrato, raccoglie un pallone al limite dell’area e dal destro non gli esce certo un gioiello, ma la deviazione di De Rossi spiazza Buffon (foto). E’ l’1-0 definitivo. C’è ancora tempo per rimediare, non per questa Italia. Entra Eder per Belotti. Non diventa 1-1 al 25’ solo perché un palo maledetto strozza l’urlo in gola a Darmian, uno tra gli azzurri più lucidi. Dentro anche Insigne per l’assalto finale, ma è davvero poca, pochissima roba, lo abbiamo già sottolineato. Il cuore lo mettiamo, ma è imbrigliato da tanti “vorrei ma non posso”, siamo sempre terribilmente lenti a costruire e la difesa svedese si schiera sempre. Finisce così, anzi, per fortuna non finisce. Resta la speranza, appesa a due fili: l’orgoglio italiano che viene sempre fuori una volta toccato il fondo e il classico “Stellone italiano” della fortuna che stasera non ci ha certo assistito. Speriamo possano bastare per andare ai Mondiali.
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