di FABIO CAMILLACCI/ Il campionato dimostra di aver assorbito bene la dura mazzata dell’Italia fuori dai Mondiali: belli e scoppiettanti i due anticipi della 13° giornata, più “il derby del Cupolone” che Napoli-Milan per la verità, ma non certo per demerito dei partenopei. Le due partite finiscono con identico punteggio: Roma-Lazio 2-1, come al San Paolo. E così, dopo la sosta e il fallimento Nazionale, nulla cambia. Il Napoli ritrova la vittoria e resta ancora da solo in vetta alla classifica. Insigne (nella foto a sinistra la sua esultanza) e Zielinski liquidano il Milan con un gol per tempo; già, proprio quel Lorenzo Insigne snobbato o impiegato male da Gian Piero Ventura, o Gian “Zero” Ventura, come lo ha giustamente ribattezzato qualcuno dopo il flop con la Svezia. Napoli padrone assoluto del match tra possesso palla e veloci verticalizzazioni, Milan praticamente non pervenuto. Il gol di Romagnoli arriva nel recupero a gara quasi finita.
Milan, un povero “Diavolo”. Il New York Times ha scritto quanto scrivemmo noi in tempi non sospetti e cioè che i nuovi proprietari del club rossonero non sono nababbi e per questo hanno preso il Milan “a buffo”. Gonfiando peraltro il debito investendo (male) sul mercato oltre 200 milioni di euro. I nodi potrebbero presto venire al pettine, e a quel punto il Milan dovrebbe finire nelle mani del fondo americano che ha prestato i soldi ai cinesi guidati dalla strana coppia Fassone-Mirabelli. Dirigenti da sempre perdenti e per questo premiati come spesso accade in Italia. Puntualmente, Fassone dopo aver fallito con Juventus e Inter, sta fallendo anche al Milan. Mentre, Mirabelli non sa nemmeno lui come si è trovato lì dopo esperienze in B e in C: c’è il Cosenza nel suo curriculum, non molto altro. Quindi, se la colpa dell’Italia fuori dai Mondiali è di Ventura ma anche di Tavecchio, questo moscio Milan è colpa di Montella si ma anche della dirigenza. E dire che la sosta per gli impegni delle Nazionali pareva essere arrivata al momento opportuno per un Milan in crisi di risultati e d’identità, con soli 7 punti conquistati nelle ultime sette gare di campionato. Il ritorno in campo ha però lasciato invariati i dubbi sulla qualità del gioco rossonero e il primo tempo del San Paolo ha partorito un dato eclatante a conferma delle perplessità: gli uomini di Montella non hanno infatti mai toccato la palla all’interno dell’area avversaria nella prima frazione di gioco, diventando gli unici in questo campionato, insieme al Benevento (sfide con Juve e Napoli), ad aver raggiunto questo non invidiabile risultato.
Roma, delirio giallorosso. Tifosi romanisti impazziti di gioia al termine della stracittadina della Capitale: il 2-1 alla Lazio d’altronde non vale solo 3 punti pesantissimi e lo sfottò ai cugini almeno fino al derby di ritorno, ma, vale anche il sorpasso in classifica e il quarto posto. Un bel riscatto dunque dopo le delusioni della stagione scorsa, sempre nel 2017: l’eliminazione dalla Coppa Italia e la sconfitta in campionato che pregiudicò del tutto la rincorsa alla Juventus capolista. Stavolta, a decidere il derby romano sono un rigore di Perotti (impeccabile dal dischetto) e una rasoiata di Nainggolan (nella foto in home-page Nainggolan sommerso dall’abbraccio dei compagni), uno che questa partita non doveva neanche giocarla per un problema muscolare. Invece, è risultato ancora una volta devastante in perfetto stile guerriero “Ninja”. Vittoria meritata e applausi per tutti, soprattutto per il tecnico Di Francesco che vede crescere la sua creatura. Per la Lazio, un k.o. che fa male. Inzaghi, sempre bravo, ha ridisegnato la squadra dopo il raddoppio romanista. A quel punto la Lazio ha spaventato la Roma ma il rigore trasformato da Immobile non è bastato. Bello lo spettacolo sugli spalti. Splendide le coreografie delle due curve. Bellissima quella in ricordo di Gabriele Sandri (nel decennale della morte del tifoso laziale ucciso dalla follia di un poliziotto), con tutto lo stadio unito in un applauso commovente, al di là delle divisioni e del tifo (foto a sinistra). Insomma, un gran bel derby d’alta classifica degno della Capitale.
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