di Giacomo Cesario*/ Per l’ennesima volta la chiesa calabrese si pronunzia su una materia che scotta, oggi quanto mai, e che riguarda le feste religiose in paesi e città. E lo fa divulgando un apposito documento elaborato a cura della Conferenza episcopale calabra (Cec) indirizzato prevalentemente ai sacerdoti interpellati sull’argomento.
Com’è facile intuire, gli interpreti cambiano ma la musica rimane la stessa nel riproporre, tra usi e abusi, cose ormai note e comunque antecedenti il tanto dibattuto “inchino” della statua della Vergine durante una processione, come ad esempio la raccolta di offerte durante il tragitto o a proposito dei fuochi d’artificio e dei festeggiamenti civili, che si rivelano frenetici in un mix di folclore e grottesco. Una guida pratica su come comportarsi in questi momenti di pietà popolare, un ulteriore richiamo a norme già esistenti osservate o meno da preti non sempre ligi alle regole, a volte accusati di atteggiamenti ambivalenti verso la comunità. Come accade a Cellara (Cosenza) durante la processione in onore del patrono san Sebastiano allorché antiche immagini del santo, esposte a devozione sulla porta di casa, vengono ignorate dal sacerdote che guida il corteo, mentre è del tutto evidente che lo stesso, in altro luogo di servizio, usi omaggiare, sostando, madonne e santi. Potrebbe sembrare una stravaganza. Non lo è. A dire il vero, molti si stanno esercitando un po’ troppo ambiguamente su quelle che un tempo venivano chiamate “soste di preghiera” durante le processioni.
E ancora, a Cellara, fa riflettere la scarsa partecipazione di fedeli alla festa liturgica del Corpus Domini, del tutto trascurata quella importante di san Pietro cui la chiesa parrocchiale s’intitola, così come appariscente e fuorviante è lo svolgimento della festa di agosto del santo martire prima citato, la cui processione si mostra come una buona passeggiata di tardo pomeriggio, per chi guarda dall’esterno. Conta sempre più l’immagine, mentre la sostanza fatica ad emergere. Finora tutti i tentativi di Curia di ripensare a fondo l’intimo significato dei sacri cortei sembrano naufragati e il veto posto alle consuetudini collegate ad antiche tradizioni locali ha impedito di salvare il salvabile. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte alla tendenza odierna di ridurre la domenica e le feste dei santi patroni solamente a un tempo di relax o dedicato alla spesa, così svuotandole di senso.
Dunque il problema è di fondo: occorre puntare all’essenziale perché è evidente che l’argomento posto all’attenzione è anche un problema di “sicurezza” e di stile all’interno delle comunità locali, cui il Papa mostra di tenere molto. Non si affida alle casualità e alle singole interpretazioni un documento serio teso a rimettere a fuoco il tema delicato delle processioni in Calabria, talora piegate all’imposizione di vincoli che impediscono l’esercizio del culto. Dopo averle intese come sola espressione di fede e di pietà, bisogna fare un lavoro di identificazione, purificazione, preparazione a beneficio di tutti e a più livelli, sottolinea il presidente dei vescovi calabresi, monsignor Vincenzo Bertolone.
Io credo che nessuno – preti e laici che hanno responsabilità pastorali – possa esimersi dal rispetto delle regole, al di là dei luoghi e delle circostanze, per porre fine alla confusione. La credibilità della chiesa si gioca anche su questo.
* Giacomo Cesario, vaticanista
(nella foto: cerimonia per la riapertura al culto della chiesa di San Pietro a Cellara)
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