Redazione/ Clima infuocato a Palazzo Madama per lo scontro tra governo e opposizioni sulla riforma del Senato, con frasi velatamente minacciose di Renzi all’indirizzo del presidente Grasso se non deciderà come desidera lui sugli emendamenti all’art. 2 sulla eleggibilità dei senatori. Un appordo non privo di polemiche, che consente comunque alla maggioranza di respingere le pregiudiziali di costituzionalità avanzate dalle opposizione. 171 i voti contrari, otto gli astenuti, che al Senato valgono come voti contrari, 86 i sì. Respinta anche la richiesta di sospendere il dibattito, presentata da Forza Italia.
Renzi caldeggia la votazione in tempi che consentano poi la seconda lettura alla Camera a gennaio. “Dicono che sulle riforme andiamo troppo veloci? In realtà – dice, sparando la solita grossa menzogna – il Paese aspetta la riforma del Senato da 70 anni”. E’ una sciocchezza allo stato puro, ma lui non ha scrupoli. E sulla possibilità che il presidente del Senato Pietro Grasso possa riaprire la discussione proprio sull’articolo 2 – che statuisce l’elezione indiretta dei membri del Senato – per una difformità sul testo approvato in prima lettura, minaccia: “Se Grasso lo farà, ci regoleremo di conseguenza” (!).
Il pomo della discordia è dunque sempre l’articolo 2, che determina l’elezione indiretta dei membri del nuovo Senato. Un punto che allontana dalla maggioranza sia la minoranza dem (come sottolineato da Gotor), sia le opposizioni. La linea della minoranza dem, l’aveva scandita l’ex consigliere di Pierluigi Bersani Miguel Gotor: “Sulle pregiudiziali delle opposizioni voteremo contro. A tutto ciò che è tecnica ostruzionistica diciamo no ma ripresenteremo e voteremo i nostri emendamenti”. I “verdiniani”, invece, sono pronti a votare la riforma costituzionale. Lo dice ai cronisti il portavoce del gruppo al Senato, Vincenzo D’Anna. “Circa 15-20 giorni fa, in tempi non sospetti, c’è stata una riunione del gruppo che ha deciso di votare la riforma”. “Ovviamente se ci sarà il sì poi chiederemo un confronto per entrare in maggioranza”, aggiunge D’Anna.
Anche Sel si scaglia contro la maggioranza. “In queste ore si consuma l’ennesimo strappo arrogante del governo una materia delicata e complessa come le funzioni del Senato e la Costituzione”, scrive su Twitter il coordinatore nazionale di Sinistra Ecologia Libertà, Nicola Fratoianni. “Il ddl Boschi, il Senato dei nominati, per intenderci,- prosegue il coordinatore di Sel- è in discussione nell’Aula di Palazzo Madama: scaricano per l’ennesima volta sulle Istituzioni, mortificando il ruolo delle opposizioni, tutte le contraddizioni interne al governo e alla maggioranza. Che tristezza”. Il leghista Roberto Calderoli va all’attacco: “Dicono che la decisione di esaminare il ddl direttamente in Aula – attacca il senatore della Lega Nord Roberto Calderoli – è dipesa dalla mole degli emendamenti presentati in commissione. Basta con le ipocrisie. Avevano già stabilito di portare il testo in Aula quando decisero di non nominarmi correlatore, incarico che avevo ricoperto nel primo passaggio della riforma. E per una sola ragione: in commissione la maggioranza non ha i numeri”. E prosegue: “La Costituzione che ho cercato di cambiare aveva comunque avuto la bontà di garantire, rispetto ai regimi fascisti. Noi stiamo creando il presupposto per un regime. Se un partito che ha il 25% – continua Calderoli – può avere il presidente della Repubblica, cinque membri della Corte costituzionale di appannaggio del Parlamento, la nomina delle authority e il Csm” allora “qui c’è uno squilibrio di partenza”.
Intanto il fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo su Facebook ha scritto: “Confidiamo di trovare in Mattarella la sensibilità istituzionale e l’attenzione che è mancata nell’aula del Senato e che il Capo dello Stato ha sempre manifestato, come dimostrano le sue autorevoli parole pronunciate nel discorso in Aula nel 2005 proprio mentre si discuteva di riforma costituzionale e in cui il M5S si ritrova completamente. Leggete e diffondete!”. Il leader del M5S fa riferimento a un intervento in Parlamento sulla riforma costituzionale fatto dieci anna fa dall’attuale presidente della Repubblica e dove diceva fra l’altro, come riportato su Facebook dallo stesso Grillo, che “il governo non è il proprietario delle istituzioni”.
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