Tutti i valichi di frontiera tra Croazia e Serbia sono chiusi. Dopo quelli Ilok, Ilok 2, Principovac, Principovac 2, Tovarnik, Erdut e Batina è stato sbarrato anche il valico di Bezdan, dove si trovavano un centinaio di migranti che non sono riusciti a passare e sono stati condotti con un autobus in un vicino centro d’accoglienza. La Croazia ha preso questa decisione per non rischiare il collasso dovuto alle migliaia di persone che hanno abbandonato il confine ungherese dirette verso quello serbo-croato sfondando i cordoni degli agenti alla frontiera di Tovarnik. Molte persone stanno comunque entrando in Croazia dalla località serba di Sid. Un reporter della Retuters ha accertato che i rifugiati attraversano i campi intorno al punto di confine, controllati dalla polizia croata.
Il governo croato ha anche messo l’esercito in stato d’allerta dopo aver chiuso sette degli otto passaggi di frontiera con la Serbia. Il ministero degli Interni ha giustificato la decisione con il fatto che nelle ultime 24 ore sono entrati nel Paese più di 11.000 migranti. Il primo ministro Zoran Milanovic ha assicurato che la Croazia non vuole impedire ai profughi di proseguire il loro viaggio, ma ha spiegato che le capacità di accoglienza sono limitate. Zagabria ha infatti lanciato l’allarme: “La Croazia ha esaurito le sue capacità di accoglienza: abbiamo detto ai rappresentanti di Unhcr e della Ue che siamo pieni”, ha affermato a sorpresa ieri pomeriggio il ministro dell’Interno Ranko Ostojic.
Ieri pomeriggio si sono avuti momenti di alta tensione a Tovarnik, quando centinaia di migranti, sfiniti dall’attesa di un treno che non arrivava mai, hanno sfondato alla stazione i cordoni della polizia. Vi sono state scene di caos con diversi profughi che hanno accusato malori e sfinimenti.
La situazione in Croazia si è aggravata all’indomani dei duri scontri tra migranti e polizia ungherese, con un bilancio di oltre 300 feriti e condanne in tutto il mondo della violenza degli agenti: i profughi diretti in Germania e nel resto del nord Europa hanno perso il braccio di ferro con l’uomo forte di Budapest e hanno accettato di seguire l’itinerario croato. Le migliaia di migranti che da giorni si trovavano sotto un sole cocente e in condizioni disumane nell’inferno di Horgos imploravano il premier ungherese Viktor Orban di aprire il muro della vergogna innalzato al confine con la Serbia hanno ceduto.
In poche ore Horgos si è praticamente svuotata e ieri sera, come ha detto il ministro della Difesa serbo in visita al confine, restavano solo profughi sufficienti a riempire non più di due-tre autobus. Ancora alcune decine di migranti ‘irriducibili’ restavano seduti per terra a pochi metri dal muro ungherese, in una protesta pacifica contro i metodi brutali usati ieri dalla polizia magiara, per ringraziare la Serbia e per mostrare alle tv cartelli per il rispetto dei diritti umani.
Intanto l’Ungheria ha cominciato a costruire una barriera lungo il confine con la Croazia per far fronte al flusso dei migranti. Dopo le prese di posizione di Budapest e Zagabria, Belgrado si trova sempre più in difficoltà. La Serbia aveva già avvertito che si sarebbe rivolta alle istituzioni giudiziarie internazionali se la porta verso la Croazia fosse stata blindata.
Il flusso di migranti della rotta balcanica non sembra mostrare alcun segno di cedimento. Al confine meridionale fra Serbia e Macedonia gli arrivi da Turchia e Grecia si mantengono su ritmi sostenuti, e a Belgrado il grande parco-accampamento davanti alla stazione degli autobus è sempre gremito di profughi in arrivo da sud. Mentre la Bulgaria ha inviato soldati a presidiare il confine turco e potrebbe dispiegarne altri nelle prossime ore.
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