Ha avuto una forte partecipazione in tutta Italia lo sciopero dei docenti per protestare contro quella che definiscono la “vergognosa sentenza del Consiglio di Stato” sui diplomati magistrali. Tante le manifestazioni: a Roma davanti al ministero dell’Istruzione; a Torino, Milano, Bologna, Palermo, Cagliari, Catanzaro e Bari, davanti agli uffici scolastici regionali. L’agitazione è stata proclamata dalle sigle sindacali Anief, Saese e Cub, con l’adesione dei Cobas.
La vicenda è complessa e riguarda il diritto dei diplomati magistrali prima del 2001-2002 ad essere inseriti nelle graduatorie a esaurimento (Gae) per l’insegnamento nelle elementari. L’Autorità garante evidenzia come la proclamazione da parte dei Cobas dello sciopero della scuola “non sia conforme alla legge, come già segnalato in due occasioni a tale organizzazione sindacale il 28 dicembre ed il 3 gennaio”. In particolare, risulta “violata la regola del preavviso di 15 giorni e il mancato tentativo di conciliazione presso il Ministero, trattandosi di motivazioni (la recente pronuncia del Consiglio di Stato in materia di titoli per l’insegnamento) diverse da quelle avanzate dalla sigla Saese, che per prima ha proclamato lo sciopero”.
Ma, a prescindere da questi cavilli, la reazione dei diplomati appare legittima, anche perché il Consiglio di Stato con la sua sentenza contraddice un suo precedente pronunciamento di segno contrario.
Lo ha ammesso anche il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, che comunque a Sky tg ha dichiarato: “Abbiamo chiesto all’Avvocatura dello Stato di darci le linee attuative della sentenza del Consiglio di Stato. Appena arriverà la risposta, convocheremo le parti e troveremo le soluzioni più idonee”.
LA CRONACA DELLE PROTESTE
ROMA – “Siamo insegnanti non burattini”, “la maestra non si tocca”, “riaprire le Gae”. Sono in centinaia davanti al ministero dell’Istruzione a Roma i docenti, tante le giovani donne, che protestano contro la “vergognosa” sentenza del Consiglio di Stato sui diplomati magistrali. Viale Trastevere è chiusa in parte (è stata lasciata libera soltanto una carreggiata) e i manifestanti convocati dai sindacati Anief, Saese e Cub, con l’adesione dei Cobas, sono saliti fin sulle scalinate del ministero. Tanti i cartelli di protesta e le bandiere, ma la situazione è assolutamente tranquilla e tenuta sotto controllo dalle forze dell’ordine. “No ai licenziamenti di massa”, chiedono le maestre, preoccupate di una possibile fine del loro contratto: “abilitate quando serve, licenziate quando conviene”, ribadiscono a più voci”.
MILANO – A Milano oltre cinquecento insegnanti di scuola primaria e dell’infanzia, manifestano per lo sciopero contro la sentenza del Consiglio di Stato che esclude i diplomati alle magistrali dalle Graduatorie Ad Esaurimento (Gae). Gli insegnanti, arrivati in Via Polesine davanti all’Ufficio Scolastico Regionale, al grido di “assunzione”, provengono da diverse province della Lombardia, come Milano, Bergamo, Brescia, Cremona, e molti altri stanno arrivando, assicurano gli insegnanti. Tra gli slogan presenti sugli striscioni anche ‘Precariato crimine di Stato’ e ‘Nessun docente di meno’. ”Uno sciopero non basta sia chiaro. L’apertura del Ministero la rispediamo a mittente”, grida al megafono una delle organizzatrici del presidio.
TORINO – A Torino alcune scuole sono rimaste chiuse a causa della protesta, mentre molti dirigenti scolastici hanno ridotto gli orari in alcune classi e sospeso le lezioni in altre con grandi disagi per le famiglie. Impossibile, d’altra parte, prevedere la presenza dei docenti che non sono tenuti a comunicare in anticipo alle segreterie le proprie intenzioni. Allo sciopero ha aderito anche il personale Ata: bidelli e segretari considerano irrisorio l’aumento di stipendio che avranno nel 2018.
GENOVA – Sono circa 300 tra maestri e familiari degli alunni i manifestanti che protestano contro l’ultima sentenza del Consiglio di Stato che toglie il titolo all’insegnamento per i diplomati alle scuole Magistrali prima del 2001-2002 a Genova. Il corteo, aperto da alcuni bambini che tengono uno striscione con scritto ‘non toccate le nostre maestre’ raggiungerà il Provveditorato agli studi.
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