Gelata sull’auto – In febbraio sono state immatricolate in Italia 181.734 autovetture con un calo dell’1,42% sullo stesso mese del 2017. Se si considera che nel febbraio scorso vi è stato un giorno lavorato in meno, che vale circa il 4,5%, il dato del mese scorso è in linea con il risultato di gennaio che si è chiuso con un incremento su gennaio 2017 del 3,36%.
Rispetto al tasso di crescita nel 2017, i primi due dati del 2018 mettono comunque in luce una tendenza al rallentamento che è dovuta essenzialmente a tre fattori. Il primo è la decisione di alcune case automobilistiche di non fare ricorso ai chilometri zero. Questa decisione è stata adottata a fine 2017 e probabilmente sarà operativa almeno per la prima parte del 2018. Il secondo fattore di freno è il fatto che, dopo una crescita del 16% sia nel 2015 che nel 2016 e dell’8% nel 2017, una leggera frenata è normale anche nel quadro di una prosecuzione del recupero delle vendite fino al livello fisiologico (quota 2.200.000 immatricolazioni) che secondo il Centro Studi Promotor verrà raggiunto nel 2019. A questi due fattori di freno si aggiunge “l’effetto elezioni”. Dall’inchiesta congiunturale condotta dal Centro Studi Promotor a fine febbraio emerge infatti che il principale ostacolo alle vendite percepito oggi dai concessionari è la situazione politica.
In scena il motore a gasolio – Diesel nel mirino. La sua fine sembra essere sempre più vicina. Fra gli ultimi colpi la sentenza tedesca HYPERLINK “http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2018-02-27/svolta-germania-possibile-vietare-auto-diesel-citta-113006.shtml?uuid=AEpS4e7D” del tribunale amministrativo federale di Lipsia contro l’utilizzo delle auto diesel nei centri urbani mette ulteriormente in discussione il futuro dei veicoli a gasolio. Dopo gli annunci di Volvo, Porsche e Toyota, siamo in attesa della conferma ufficiale di FCA che sembra aver deciso di non offrire più motorizzazioni a gasolio sui propri modelli a partire dal 2022. La scelta, che non riguarderà i veicoli commerciali, sarebbe legata al crollo della domanda e soprattutto all’aumento dei costi per rendere le versioni alimentate a gasolio in linea con gli standard sempre più rigidi sulle emissioni inquinanti. Anche la sindaca di Roma Virginia Raggi ha voluto far sentire la sua voce annunciando che dal 2024 saranno vietate le vetture diesel nel centro di Roma. Su quest’ultima dichiarazione c’è stato un acre commento del giornalista dell’auto Salvatore Tropea sul blog Autologia diretto da Alfio Manganaro. Il collega ha ricordato che la Raggi ha pronunciato la sua decisione di ritorno da un vertice sull’ambiente a Città del Messico, nel corso del quale ha anche pronunciato – come i sindaci di altre capitali – un intervento.
“La Raggi – secondo Tropea – ha scelto il tema del diesel per poter, come ha sottolineato, battere tutti sul tempo. Ora, a parte questa fuga in avanti, il problema dell’ambiente e, legato ad esso, quello delle emissioni di gas da parte delle auto, esiste. Se ne parla in tante altre sedi, alcune competenti altre meno. Il problema ambientale esiste e non è nato ieri. Se proprio lo si vuole risolvere è bene cominciare affrontando la questione del metodo. Non è questa una materia da consegnare alla fantasia di qualche sindaco o governatore di regione. E non è neppure il caso di lanciarsi in annunci stabilendo date e traguardi come stanno facendo alcuni grandi gruppi del settore. In questo modo – è il timore di Tropea – si aggiunge solo confusione rinviando sine die la soluzione del problema, cosa che del resto avviene da anni con il balletto sulle emissioni e con gli impegni che poi vengono disattesi con qualche manovra legale e quando non basta con furberie palesemente illegali”. “Sarebbe più giusto – conclude Tropea – partire dalla convinzione che la questione dei propulsori diesel va affrontata in modo corale, a livello europeo, e con la diretta partecipazione dei singoli governi, delle aziende e di esperti.”.
La strage degli innocenti – In Europa, negli ultimi dieci anni, 8.000 tra bambini e ragazzi under 14 sono morti a causa di incidenti stradali: il 50% viaggiava a bordo di un’auto, il 33% è stato investito mentre camminava o attraversava la strada, il 13% andava in bicicletta. Ogni 13 under 14 che muoiono in Europa, 1 (il 7.7%) muore per incidente stradale. È il quadro, assai poco confortante, che emerge dal “Rapporto sulla sicurezza dei bambini”, presentato dall’European Transport Safety Council (Consiglio Europeo per la Sicurezza dei Trasporti), di cui è parte anche l’Automobile Club d’Italia.
In Italia, nel 2016, 49 under14 sono morti sulla strada. Il 2 maggio prossimo la Commissione Europea dovrebbe annunciare un aggiornamento – atteso da quasi dieci anni – relativo alla regolamentazione della sicurezza dei veicoli, mentre l’Unione Europea sta mettendo a punto la strategia per la sicurezza stradale per il prossimo decennio.
Secondo l’ETSC, per evitare che così tanti giovanissimi muoiano sulle strade, è fondamentale introdurre misure che moderino la velocità. Per questo, il Consiglio invita con forza la Commissione Europea a richiedere che tecnologie come ISA (Intelligent Speed Assistant; il sistema intelligente di adattamento della velocità) e AEB (Automated Emergency Braking; la frenata automatica di emergenza) siano di serie sulle auto nuove.
Sebbene l’Organizzazione Mondiale della Sanità stimi che l’uso dei seggiolini garantisca l’80% di probabilità di salvare una vita, il rapporto ETSC evidenzia come assenza, scorretta installazione o inadeguatezza di tali sistemi rappresentino ancora un serio problema in tutti i paesi dell’Unione Europea. ETSC invita, inoltre, gli Stati europei a ridurre l’IVA sui seggiolini – seguendo l’esempio di Cipro, Croazia, Gran Bretagna, Polonia e Portogallo – e chiede più Zone30 intorno alle scuole e nelle aree pedonali.
Blocco TIR, protesta ANITA – “Come già successo negli anni passati, l’ondata di maltempo che sta attraversando il Paese ha portato alcuni Prefetti a disporre divieti di circolazione per i mezzi pesanti che in molte aree appaiono del tutto ingiustificati o comunque non più rispondenti alla reale situazione meteo e vanno immediatamente rimossi nelle zone in cui le condizioni di viabilità rientrano nella normalità” – dichiara il presidente dell’ANITA Thomas Baumgartner. ANITA da tempo contesta la metodologia di blocco della circolazione di mezzi pesanti in caso di previste nevicate. “Se l’ondata di maltempo – prosegue Baumgartner – è dovuta ai venti freddi che arrivano dai Paesi nordici, non capiamo come mai in quei Paesi possiamo circolare tranquillamente mentre da noi in Italia ogni volta soltanto con previsioni – che spesso non si avverano o soltanto parzialmente come in questo caso – l’attività del trasporto, essenziale per il sistema produttivo, viene bloccata”. Del resto non si comprende perché i provvedimenti non siano stati revocati con la stessa celerità con cui sono stati imposti. ANITA da anni chiede che alle concessionarie autostradali sia imposto l’onere di organizzarsi adeguatamente con sufficienti attrezzature, mezzi spargisale e uomini per poter mantenere pulito il manto autostradale anche in caso di forte nevicate. “Non è concepibile dovere pagare lauti pedaggi, vedere bilanci delle società concessionarie con utili milionari e dovere subire ogni anno blocchi di circolazione dannosi perché non è garantita la libera circolazione”. ANITA chiede l’abolizione del Comitato Neve e, in alternativa, un intervento governativo che garantisca anche in caso di maltempo la libera circolazione dei mezzi. “Non è con i divieti e i blocchi che si risolvono i problemi, ma trovando gli accorgimenti adeguati per garantire a questo Paese infrastrutture e gestione delle stesse adeguate per affrontare basse temperature e nevicate anche a bassa quota. La garanzia della mobilità delle merci e delle persone sono essenziali per un Paese moderno che vuole essere competitivo a livello europeo e mondiale” – conclude Baumgartner.
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