di GIOVANNI PEREZ – L’altro giorno sono andato nel solito bar a bere un caffè. Il televisore era acceso ed era sintonizzato su una emittente che trasmette solo sport. Quel pomeriggio in una veloce rassegna presentava gli inizi di molte partite di calcio. In tutte le trasmissioni c’era la ormai consueta immagine comune (ed è diventata la regola): ciascuno degli atleti schierati in campo, in attesa di iniziare la partita, aveva davanti a sé il solito bambino con la stessa maglietta dell’«accompagnatore» che uscendo dagli spogliatoi lo porta per mano.
Ma quello che mi ha colpito è stato un particolare: i calciatori non si degnavano, non dico di fare una carezza ai piccoli, e neppure di gratificarli con uno sguardo. L’impressione che se ne traeva era che gli atleti sopportassero non solo con indifferenza, ma quasi con fastidio la presenza dei bimbi, che invece sembravano smarriti e nello stesso tempo adoranti dei loro campioni. Uno spettacolo molto triste, che metteva in luce un atteggiamento di insensibilità da parte di atleti che guadagnano un sacco di soldi. Questi atleti sembravano aver dimenticato di essere stati a loro volta dei bambini e di aver implorato i genitori di acquistare le figurine dei calciatori di quel tempo. Se questa analisi è esatta credo che sarebbe forse il caso di abolire questa scena nei campi di calcio o di farla svolgere con una regia adeguata all’obiettivo che si propone.
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