di FRANCESCO MARIA PROVENZANO/
Lunedì 5 ottobre l’Aula nella seduta pomeridiana delle 15 l’Assemblea sta discutendo il parere favorevole, espresso dalla 1a Commissione permanente, sulla sussistenza dei requisiti costituzionali di necessità e urgenza in ordine al decreto-legge 30 settembre 2015, n. 153, recante misure urgenti per la finanza pubblica. E poi all’ordine del giorno la ripresa dell’esame delle proposte di modifica al disegno di legge n. 1429-B di revisione della Parte II della Costituzione. Sono stati approvati finora, con modifiche, i primi 2 articoli del testo trasmesso dalla Camera. Sono intervenuti i sen. Migliavacca (PD), D’Ambrosio Lettieri (CR), Arrigoni (LN). Intanto il Consiglio di Presidenza integrato, dopo avere esaminato quanto avvenuto nella seduta di venerdì 2 ottobre, ha comminato le seguenti sanzioni: interdizione per cinque giorni di seduta ai sen. Barani e D’Anna (AL) e per un giorno al sen. Airola (M5S). Il Consiglio, che si riunirà per approfondire ulteriori episodi, ha poi censurato la condotta del sen. Castaldi (M5S) e i comportamenti della Lega Nord nella seduta del 1° ottobre. Condotte irrispettose delle persone e delle istituzioni non saranno più ammesse: la Presidenza ha invitato i Capigruppo a collaborare. Sugli episodi verificatesi in Aula venerdì ho ascoltato il sen. Aldo Di Biagio del gruppo di Alleanza Popolare, il quale mi ha detto testualmente: “Si è fatto un gran parlare del deplorevole gesto che ha visto come protagonista un senatore, certo un atto da condannare e sanzionare, ma sicuramente non l’unico in un marasma di degenerazione istituzionale che vede ben altri protagonisti. Si tende a sminuire l’atteggiamento provocatorio e costantemente volgare tenuto tra i banchi del M5S – spiega Di Biagio – a cui gli stessi media sembrano non farci più caso, salvo poi concentrarsi su un gesto osceno tenuto da altri referenti politici, come se fosse l’unico in uno scenario di ligia istituzionalità. Certamente la mimica del senatore in questione rappresenta la metafora di un confronto politico che, abbandonati i parametri di correttezza istituzionale, degenera verso il populismo gestuale, ma, come al solito, si esaspera il capro espiatorio di turno, dimenticando quella che è invece l’oratoria da osteria dei M5S che ha letteralmente declassato il livello della politica italiana ad un confronto tra pacchiane. Emerge una palese carenza di obbiettività che non fa bene alla attuale percezione della politica, ma forse questo è il loro obiettivo”. L’Assemblea ha ripreso l’esame del ddl n. 1429-B, recante disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della Costituzione, già approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati. Gli articoli 3, 4 e 5 non sono stati modificati dalla Camera. L’Assemblea ha approvato, senza modifiche, l’articolo 6 che modifica l’articolo 64 della Costituzione, prevedendo che il Regolamento della Camera disciplina lo statuto delle opposizioni. La ministro per i rapporti con il Parlamento Boschi si è rimessa all’Aula sull’emendamento 6.910 del sen. Calderoli (LN), che fa riferimento anche alle minoranze linguistiche, mentre ha espresso parere contrario sugli altri emendamenti. Nella votazione a scrutinio segreto, l’emendamento 6.910 è stato respinto. Sono stati respinti anche gli emendamenti 6.701, a prima firma del sen. Uras (SEL), che esplicitava la finalità dello statuto. Nelle dichiarazioni di voto all’articolo 6, hanno annunciato voto contrario i sen. Malan (FI-PDL), Bruni (CR), Mario Mauro (GAL), Arrigoni (LN), De Cristofaro (SEL), Crimi (M5S). Le opposizioni hanno giudicato pasticciata la norma che richiama il concetto di minoranze parlamentari, ma rinvia solo al Regolamento della Camera la disciplina dello statuto delle opposizioni. La seduta è terminata alle ore 21:15.
Martedì 6, l’Aula riunitasi alle 9,38 ha ripreso l’esame del ddl n. 1429-B. Il Presidente Grasso, rispondendo ad una questione sollevata dal sen. Malan (FI-PdL), ha annunciato che gli emendamenti agli articoli 10, sul procedimento legislativo, e 21, sull’elezione del Presidente della Repubblica, non sono subemendabili. Il M5S ha abbandonato l’Aula per riunirsi e decidere come proseguire i lavori. Il sen. Calderoli (LN) si è dichiarato disponibile a ritirare 35.000 emendamenti all’articolo 7, a condizione che il Governo prenda in considerazione l’emendamento 10.201 del sen. Russo (PD), che interviene sul procedimento legislativo per dare sostanza alle funzioni del Senato, e l’emendamento del sen. Martini (PD) all’articolo 31, che stabilisce un riparto di competenze tra Stato e Regioni più equilibrato. Ha poi segnalato che l’emendamento 21.200 del sen. Cociancich (PD) rischia di chiudere la questione dell’elezione del Presidente della Repubblica, mentre non è stata ancora definita la norma transitoria sull’elezione del Senato all’articolo 39. Il sen. Calderoli ha invitato quindi la Presidenza ad attendere il rientro in Aula di M5S per l’esame dell’articolo 10. L’assemblea ha approvato l’articolo 7, che prevede che il Senato della Repubblica prende atto della cessazione dalla carica elettiva regionale o locale e della conseguente decadenza da senatore, il Presidente del Senato ha sospeso i lavori fino alle ore 12. Gli articoli 8 e 9 non sono stati modificati dalla Camera. Nel passaggio all’articolo 10, riguardante il procedimento legislativo, la Ministro Boschi si è rimessa all’Aula sugli emendamenti 10.903, 10.907 e 10.381399c, sui quali è ammesso il voto segreto, e ha espresso parere contrario sui restanti emendamenti. Nella votazione a scrutinio segreto sono stati respinti gli emendamenti 10.907, volto a escludere la competenza legislativa collettiva per le leggi di attuazione concernenti le minoranze linguistiche, e 10.381399c (testo 2), volto a estendere la competenza legislativa del Senato alle leggi di tutela delle minoranze linguistiche. Respinti tutti gli emendamenti, senza interventi né di opposizione né di maggioranza, è stato approvato l’articolo 10. Esso prevede che la funzione legislativa è esercitata collettivamente per le leggi di revisione costituzionale, i referendum popolari, le leggi di ordinamento di Comuni e Città metropolitane, la legge che stabilisce norme generali, forme e termini della partecipazione dell’Italia alla formazione e attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea, i casi di ineleggibilità e incompatibilità con l’ufficio di senatore. Sulle altre materie la competenza legislativa è della camera dei deputati. Il Senato, su richiesta di un terzo dei componenti, può chiedere di esaminare un disegno di legge e, entro termini stabiliti, deliberare proposte di modifica sulle quali la Camera si pronuncia definitivamente.
Nel voto segreto, votazione dopo votazione, la maggioranza scende, prima a quota 153 poi a quota 154. Hanno svolto dichiarazione di voto contraria all’articolo i sen. Endrizzi (M5S), D’Alì (FI-PdL), Bruni (CR), Candiani (LN), Loredana De Petris (SEL), Mario Mauro (GAL). Le opposizioni hanno posto l’accento sulla mancanza di una norma di chiusura del procedimento legislativo e sullo svuotamento della competenza legislativa del Senato. M5S avrebbe attribuito al Senato funzioni di controllo della spesa pubblica e delle partecipate e avrebbe mantenuto una doppia deliberazione delle Camere per lo stato di guerra. FI-Pd ha sottolineato il voto di protesta rispetto alla blindatura del testo da parte del Governo. CR avrebbe esteso la competenza del Senato alla ratifica dei trattati internazionali e avrebbe introdotto la possibilità di referendum popolari. La LN ha sollecitato una risposta politica da parte della maggioranza. SEL ha rilevato che il Senato è chiamato a un mero ruolo di ratifica delle scelte della Camera. GAL ha denunciato la cultura autoritaria del Governo in carica, che ha una concezione proprietaria delle istituzioni. La seduta è terminata alle ore 19:46. Il capogruppo del M5S Gianluca Castaldi ha così commentato: “Dopo due anni di denunce inascoltate del M5S, finalmente anche le altre forze politiche di opposizione hanno compreso di essere ostaggio di una maggioranza che si sta approvando da sola la riforma costituzionale, con il sostegno di Denis Verdini e di un gruppo di transfughi che fino a ieri questa stessa maggioranza disprezzava. Questa maggioranza parlamentare frutto di una legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Consulta, ha isolato le forze di opposizione che insieme rappresentano la larga maggioranza degli italiani che le hanno votate. Tutto si sta svolgendo nel totale disprezzo non solo delle regole ma anche di quello spirito di condivisione che i nostri Padri Costituenti avevano attuato e auspicato per il futuro”
Mercoledì 7. Alle ore 9,38 l’Assemblea ha ripreso l’esame delle proposte di modifica al disegno di legge n.1429-B, di revisione della Parte II della Costituzione. Nella seduta di ieri è stato approvato senza modifiche l’articolo 10, che riguarda il procedimento legislativo. L’articolo 11, sull’iniziativa legislativa, non è stato modificato dalla Camera. Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Pizzetti ha espresso parere contrario sugli emendamenti riferiti all’articolo 12, che modifica l’articolo 72 della Costituzione, ad eccezione degli emendamenti 12.82c e 12.86c, votabili a scrutinio segreto, per i quali si è rimesso all’Assemblea. I due emendamenti sono stati respinti con soli 13 voti di scarto. E’ stato approvato l’articolo 12, che introduce una corsia preferenziale per i disegni di legge essenziali ai fini dell’attuazione del programma di governo che devono essere approvati dalla Camera entro 70 giorni. Hanno svolto dichiarazione di voto contraria i sen. Endrizzi (M5S), De Cristofaro (SEL), Malan (FI-PdL), Mario Mauro (GAL), Arrigoni (LN), Campanella (Misto). Le opposizioni hanno posto l’accento sulla mancanza di adeguati contrappesi al potere dell’Esecutivo, che rende più fragile la democrazia e meno qualificata la decisione. La Lega Nord non è entrata nel merito, limitandosi a ricordare che la maggioranza allargata a Verdini ha rifiutato ogni possibilità di dialogo. E’ stato approvato l’articolo 13, che introduce il giudizio preventivo di legittimità della Corte costituzionale sulle leggi elettorali. I sen. Calderoli (LN), Endrizzi (M5S) e D’Ambrosio Lettieri (CR) hanno ritirato gli emendamenti agli articoli 13, 14, 16 e 17. E’ stato approvato l’articolo 14 che riguarda il potere del Presidente della Repubblica di chiedere alle Camere, con messaggio motivato, una nuova deliberazione. E’ stato approvato l’articolo 15, che modifica le disposizioni sul referendum popolare, non è stato modificato dalla Camera. E’ stato approvato l’articolo 16 in materia di decretazione d’urgenza: esso prevede che il Governo non può disciplinare con decreti-legge le materie per le quali è prevista la procedura normale (ddl in materia costituzionale, delegazione legislativa, autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali, approvazione di bilanci) e che i decreti devono contenere misure di immediata applicazione, di contenuto specifico e omogeneo.
E’ stato approvato l’articolo 17: esso prevede che la Camera dei deputati delibera a maggioranza assoluta lo stato di guerra. Con motivazioni diverse, i sen. Augello e Quagliariello (AP), Marton (M5S), Campanella (Misto), Nerina Dirindin (PD) e Uras (SEL) hanno espresso perplessità sulla formulazione approvata alla Camera. Hanno annunciato voto favorevole all’emendamento 17.201 i sen. Battista (Aut), Crimi (M5S), Uras (SEL), Bencini (Misto), Mario Mauro (GAL), Calderoli (LN), il sen. Mineo (PD) a titolo personale e, in dissenso dal Gruppo, il sen. Scilipoti Isgrò (FI-PdL). I sen. Romani (FI-PdL) e Augello (AP) hanno invece annunciato voto contrario: lo stato di guerra dovrebbe essere deliberato a maggioranza semplice. La Camera non ha modificato gli articoli 18, 19 e 20 che riguardano le leggi di amnistia e indulto, l’autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali, le inchieste parlamentari. E’ stato approvato l’articolo 21, sui quorum di elezione del Presidente della Repubblica. Esso prevede che dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti, dal settimo scrutinio la maggioranza dei tre quinti dei votanti. La Ministro Boschi ha espresso parere contrario su tutti gli emendamenti. Il sen. Gotor (PD) ha ritirato i suoi emendamenti, ritenendo che il testo licenziato dalla Camera eviti il rischio che il vincitore del premio di maggioranza scelga da solo il Presidente della Repubblica. Il sen. Calderoli (LN) ha spiegato perché la formulazione dei tre quindi è insufficiente: gli elettori del Capo dello Stato saranno 735, il numero legale sarà 368, dal settimo scrutinio sarebbero sufficienti 221 voti per eleggere il Presidente della Repubblica. La soppressione del riferimento alla maggioranza dei tre quinti dei votanti, eleverebbe il quorum a 441 voti. Anche il sen. Quagliariello (AP) ha espresso perplessità sull’articolo 21: anche il sen. Casini (AP) ha ravvisato la necessità di una norma che costringa a trovare l’accordo per eleggere il Presidente della Repubblica. Gli emendamenti di Misto-SEL e LN, volti a sopprimere il periodo che fa riferimento alla maggioranza dei tre quinti dal settimo scrutinio, sono stati respinti. Respinto anche l’emendamento, originariamente presentato dal sen. Palermo (Aut), volto a precisare che la maggioranza dei tre quinti dei votanti, dal settimo scrutinio, è sufficiente se l’esito della votazione non è inferiore alla maggioranza assoluta dei componenti. Respinto anche l’emendamento della sen. Bisinella (Misto) che prevede dall’ottavo scrutinio l’elezione diretta tra i due candidati più votati. I sen. Quagliariello e Augello (AP) hanno dichiarato di non partecipare al voto dell’articolo 21. La sen. Lo Moro (PD), nell’annunciare voto favorevole, ha rilevato che non è stata trovata una soluzione alternativa credibile. I sen. Gasparri (FI-PdL) e Bruni (CR) hanno annunciato voto contrario ad un articolo che svilisce il ruolo del Presidente della Repubblica, che sarà espressione del partito del premier. Il sen. Centinaio (LN) ha accusato FI di aver fatto da stampella al Presidente del Consiglio sull’articolo 17, in un momento di fragilità della maggioranza. Il Gruppo LN ha abbandonato i lavori per non essere complice di un progetto di distruzione della democrazia. Il sen. Castaldi (M5S) ha annunciato la non partecipazione al voto. Dopo l’approvazione dell’articolo 21, la sen. De Petris (SEL), evidenziando la totale chiusura a ogni proposta migliorativa, ha ritirato tutti gli emendamenti ad eccezione di una proposta all’articolo 33. Il sen. Pagliari (PD) ha negato che il ddl contenga elementi di sovversione della democrazia e ha accusato le opposizioni di avere rifiutato in modo aprioristico il nuovo modello parlamentare. Gli articoli da 22 a 26 non sono stati modificati dalla Camera. E’ stato approvato l’articolo 27, introdotto dalla Camera: prevede che i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento, l’imparzialità e la trasparenza dell’amministrazione. Gli articoli da 22 a 26 non sono stati modificati dalla Camera. E’ stato approvato l’articolo 27, introdotto dalla Camera: prevede che i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento, l’imparzialità e la trasparenza dell’amministrazione. Tutti gli emendamenti sono stati respinti. La Camera non ha modificato gli articoli 28 e 29, corrispondenti agli articoli 27 e 28 del testo approvato dal Senato. L’Assemblea è passata all’esame dell’articolo 30 che indica le materie di cui all’articolo 117 sulle quali possono essere attribuite alle Regioni ulteriori forme e condizioni di autonomia. Il Sottosegretario Pizzetti ha espresso parere favorevole sull’emendamento 30.200 del sen. Russo (PD), a condizione che sia riformulato. La seduta è terminata alle ore 20:25.
Giovedì 8, l’Aula si è riunita alle 9,34 al termine dell’esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015, l’Assemblea ha approvato, a maggioranza assoluta, la proposta di risoluzione che autorizza il Governo a ridefinire il piano di rientro del debito verso l’obiettivo di medio periodo. E’ stata poi approvata la risoluzione di maggioranza che impegna il Governo a definire una misura universale di contrasto alla povertà, a prolungare lo sgravio contributivo per i contratti a tempo determinato e l’ecobonus, a eliminare l’imposizione fiscale sulla prima casa, a intervenire per gli esodati e per la flessibilità in materia previdenziale. Sono stati approvati, con un ampio consenso, due emendamenti: il primo del sen. Bocchino (Misto) sugli investimenti in ricerca e sviluppo, il secondo della sen. De Biasi (PD) sulla salvaguardia dei livelli essenziali di assistenza del Sevizio sanitario. E’ stato respinto, invece, un emendamento del sen. Bocchino (Misto) su un piano di assunzioni dei ricercatori nelle università. Il relatore, sen. Lai (PD), ha evidenziato che la previsione di crescita passa dallo 0,7 allo 0,9 nel 2015, in un quadro internazionale caratterizzato dal rallentamento delle economie emergenti e in un quadro europeo segnato da una crescita differenziata e inferiore alle attese. Hanno preso parte alla discussione i sen. Bocchino, Molinari (Misto); Magda Zanoni, Lucherini, Guerrieri Paleotti (PD); Ceroni, D’Alì (FI-PdL); Silvana Comaroli (LN); Mazzoni (AL-A); Azzollini (AP); Giovanna Mangili (M5S). Le opposizioni hanno evidenziato la debolezza della ripresa e il rallentamento dell’economia mondiale. Il Vice Ministro dell’economia e finanze Morando, dopo aver accolto le proposte di risoluzione di maggioranza, ha sottolineato la necessità di una politica di bilancio espansiva che eviti il rischio di deflazione. Ha ribadito l’impegno a sterilizzare le clausole di salvaguardia e ha evidenziato che per il 2016 si prevede una riduzione della spesa primaria dello 0,9 per cento. Nelle dichiarazioni di voto, hanno annunciato voto contrario: il sen. D’Ambrosio Lettieri (CR la sen. Comaroli (LN), il sen. Scavone (AL), il sen. Uras (SEL), la sen. Lezzi (M5S), il sen. Mandelli (FI-PdL). Hanno annunciato voto favorevole alle risoluzioni di maggioranza i sen. Fravezzi (Aut), Gualdani (AP) e Santini (PD). L’Assemblea ha ripreso poi l’esame del ddl n. 1429-B, Nella seduta di ieri sono stati approvati, senza modifiche, gli articoli 12, 13, 14, 15, 16, 17, 21 e 27. E’ iniziato inoltre l’esame dell’articolo 30 che indica le materie, di cui all’articolo 117 della Costituzione (organizzazione della giustizia di pace, politiche attive del lavoro e istruzione e formazione professionale, governo del territorio), sulle quali possono essere attribuite alle Regioni ulteriori forme di autonomia. Il Sottosegretario Pizzetti ha chiesto una riformulazione dell’emendamento 30.200 del sen. Russo (PD), nel senso di prevedere la possibilità di ulteriori condizioni di autonomia anche rispetto alle disposizioni generali e comuni per le politiche sociali e al commercio con l’estero. Il Presidente Grasso ha fissato un termine per subemendare la proposta del Governo. Nella votazione a scrutinio segreto è stato respinto il subemendamento 30.200 (testo 2)/20 del sen. Calderoli (LN), sul quale la Ministro Boschi si era rimessa all’Assemblea. E’ stato approvato l’emendamento 30.200 (testo 2). Il PD si è diviso sull’ordine del giorno G30.200 del sen. Ranucci (PD), accolto con riformulazione dal Sottosegretario Pizzetti: il testo impegna il Governo a considerare, prima dell’entrata in vigore della legge di revisione costituzionale, l’opportunità di proporre la riduzione delle Regioni ad un numero non superiore a dodici. I sen. Buemi (Aut) e Bruni (CR) hanno espresso apprezzamento per l’ordine del giorno, ricordando che la riduzione della spesa pubblica passa attraverso l’accorpamento delle Regioni. Contro l’ordine del giorno si sono schierati i sen. Sonego, Pegorer e Ruta (PD): il pronunciamento è frettoloso e l’argomento non è stato oggetto di confronto. Favorevole ad una strategia delle macroregioni, che compatti il sistema Paese, il sen. Tocci (PD) ha sollecitato una discussione più approfondita sull’argomento. Il sen. Floris (FI-PdL) ha ricordato che sono stati presentati emendamenti sull’istituzione di macroregioni: l’argomento non dovrebbe essere affrontato superficialmente con un ordine del giorno. Il Senato ha approvato l’articolo 31 senza emendamenti del ddl Boschi, che riscrive l’articolo 117 della Costituzione, vale a dire l’assetto federale dello Stato, con l’eliminazione delle materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni. I sì sono stati 158, i no 89, gli astenuti 6. L’articolo 32, corrispondente all’articolo 31 del testo approvato dal Senato, non è stato modificato dalla Camera. E’ stato approvato senza emendamenti l’articolo 33 che modifica l’articolo 119 della Costituzione, prevedendo che i Comuni, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria, nel rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci, e concorrono ad assicurare l’osservanza dei vincoli dell’UE. E’ stato approvato senza emendamenti l’articolo 35 che è volto a promuovere l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza. Infine è stato approvato l’articolo 37 che restituisce al Senato la facoltà di eleggere due giudici costituzionali. Dopo che la Ministro Boschi ha presentato l’emendamento 39.1000, il Presidente Grasso ha fissato alle ore 8 di domani il termine per presentare subemendamenti. La seduta di domani inizierà alle ore 10. La seduta è terminata alle ore 20:14.
Venerdì 9 alle ore 10 l’Aula ha ripreso l’esame delle proposte di modifica al disegno di legge n. 1429-B, In apertura di seduta sono intervenuti i sen. Calderoli (LN), Crimi (M5S), Loredana De Petris (SEL), D’Alì (FI-PdL) e Bruni (CR) per segnalare le contraddizioni dell’emendamento 39.1000, presentato ieri dal Governo, che avrebbe dovuto essere dichiarato inammissibile. E’ stato approvato, con l’emendamento 38.5000 del Governo, l’articolo 38, che reca disposizioni di coordinamento. Nella votazione a scrutinio segreto, è stato respinto l’emendamento 38.900 del sen. Calderoli (LN), che faceva riferimento al caso di violazione dei diritti delle minoranze linguistiche, sul quale il Governo si era rimesso all’Aula. Dopo una richiesta di sospensione, la Ministro Boschi ha presentato l’emendamento 38.5000 volto a modificare la legge costituzionale sulle modalità di elezione dei giudici della Corte costituzionale. In conseguenza dell’approvazione, avvenuta ieri, dell’emendamento 37.200 che riassegna al Senato l’elezione di due giudici, occorre prevedere che i giudici sono eletti da ciascuna Camera, non dal Parlamento in seduta comune. E’ stato approvato, con due emendamenti, l’articolo 39, che reca disposizioni transitorie. E’ stato approvato l’emendamento 39.1000 presentato dal governo. Nella dichiarazione di voto favorevole, la sen. Lo Moro (PD) ha riconosciuto che la norma transitoria avrebbe potuto essere scritta meglio se non fosse intervenuto il principio della doppia conforme. Hanno votato contro il sen. D’Alì (FI-PdL), il sen. Crimi (M5S) e la sen. De Petris (SEL). La ministro Boschi ha assicurato l’impegno del governo e della maggioranza a varare tempestivamente la nuova legge elettorale per il Senato. A seguito dell’entrata in vigore del ddl costituzionale, si provvederà in questa legislatura ad approvare la legge cornice cui dovranno adeguarsi le singole Regioni. E’ stato poi approvato l’emendamento 39.700 (testo 3) a prima firma del sen. Zeller (Aut): prevede che le Regioni a Statuto speciale e le Province autonome esercitano la funzione legislativa e amministrativa. Nelle dichiarazioni di voto sull’articolo 39, hanno votato contro la sen. Fattori (M5S), il sen. Malan (FI-PdL) i sen. De Cristofaro (SEL) il sen. Bruni (CR) e il sen. Bocchino (Misto) Hanno annunciato voto favorevole all’articolo 39 il sen. Zeller (Aut) e il sen. Chiti (PD) che ha evidenziato che la norma introdotta all’articolo 39 è innovativa e vincolante e sarà attuata, anche perché il Ministro ha assunto un impegno chiaro; la riforma contiene elementi importanti e la ritrovata unità del PD è un bene per il Paese. E’ stato approvato l’articolo 40, che reca disposizioni finali. Nell’annunciare voto contrario, il sen. Crimi (M5S) ha osservato che, dopo il passaggio alla Camera, al commissario straordinario è affidata la gestione provvisoria, non la liquidazione, del patrimonio del CNEL. Approvato, infine, l’articolo 41, che riguarda l’entrata in vigore e l’applicazione della legge costituzionale. Il sen. Zanda (PD) ha chiesto un intervento nei confronti della sen. Fattori (M5S) che ha dato dei venduti ai senatori del PD.
L’Assemblea ha oggi concluso la votazione degli articoli. La seduta è terminata alle ore 18:19. Appena terminata la seduta, a Palazzo Madama c’è stata la smobilitazione in quanto nessuna votazione ci sarà sabato, poiché il voto finale è stato fissato per martedì 13, e il Senato è stato invaso dai trolley dei senatori in partenza per il weekend nelle loro case.
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