“Mi hai rovinato!”, ha gridato all’uomo che gli stava difronte, prima di sparagli un colpo mortale. Poi si è spostato alcuni chilometri più in là e ha ucciso un altro imprenditore. Infine, braccato, si è tolto la vita in un parcheggio ad Azzano Mella. La triplice tragedia si è svolta in provincia di Brescia. L’assassino-suicida è un ex detenuto, condannato sette anni fa come capo della “banda dei Tir”; le sue vittime erano stati suoi complici, ma se l’erano cavata con pene inferiori e lui si è sempre considerato ingiustamente penalizzato.
Si chiamava Cosimo Balsamo (foto). Il primo imprenditore a cadere sotto i colpi della sua pistola si chiamava Elio Pellizzari, imprenditore di 78 anni, che era stato implicato con lui nella inchiesta sulla banda dei Tir. L’uomo è stato freddato in un capannone a Flero, in provincia di Brescia. Balsamo era arrivato in auto, era sceso, e una volta nel capannone gli aveva sparato ferendo anche un operaio. L’azienda si occupa di commercio di veicoli industriali.
Successivamente Balsamo ha ucciso a Carpeneda di Vobarno, James Nolli, un altro imprenditore che era anche stato suo coimputato nel processo per la banda dei Tir per il quale Balsamo. Anche la persona rimasta ferita nel capannone di Flero, era stata coinvolta nel processo.
Balsamo lo scorso 30 gennaio era salito su una tettoia del tribunale di Brescia per protestare contro il sequestro della sua abitazione.
Nel 2009 Balsamo era stato condannato per associazione a delinquere finalizzata al furto e riciclaggio perché faceva parte, cine si è detto, della banda dei tir che nei primi anni del 2000 aveva derubato aziende di trasporto di metalli in tutto il Nord Italia. Le forze dell’ordine l’avevano convinto a desistere.
Una delle ultime vicende giudiziarie che vide coinvolto Cosimo Balsamo è una richiesta di revisione respinta dalla Corte d’appello di Venezia, e poi dalla Cassazione, della sentenza di condanna a sette anni e quattro mesi della Corte d’appello di Brescia per associazione a delinquere, furto e ricettazione. Nella richiesta Balsamo lamentava che James Nolli, una delle sue vittime, era stato condannato per furto, e invece lui per ricettazione, mentre aveva sempre sostenuto di aver personalmente rubato i mezzi con cui l’organizzazione depredava aziende che lavoravano metalli e altro. Balsamo sosteneva che la condanna per ricettazione fosse ingiusta in quanto a questa era conseguita l’applicazione della confisca dei suoi beni, proprio in relazione alla condanna per ricettazione.
Cosimo Balsamo inoltre aveva messo, nel 2011, tre cartucce di fucile e otto proiettili di pistola nel cestino della bicicletta di un giudice bresciano. Il giudice, che all’epoca era in servizio all’Ufficio gip, aveva deciso sulla confisca di un immobile di Balsamo. Accanto ai proiettili c’era anche un biglietto con delle minacce.
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