Era arrivato in Italia dal Gambia su un barcone un anno fa e aveva fatto domanda di asilo in Italia: Alagie Touray, 21 anni anni, in Italia dal 22 marzo 2017 dopo essere sbarcato a Messina con altri 638 migranti africani, è stato arrestato a Napoli nel corso di un’operazione congiunta condotta da Polizia e Carabinieri con l’accusa di essere pronto a compiere un attentato nel capoluogo campano.
L’indagine è partita da una segnalazione dell’intelligence spagnola. L’uomo è stato fermato il 20 aprile scorso, all’uscita di una moschea a Pozzuoli. Ospite di un centro per accoglienza di Licola, sul litorale flegreo, era titolare di un foglio di soggiorno provvisorio in attesa di definizione di un provvedimento dopo la richiesta di protezione internazionale. Il fermo è stato poi convalidato in arresto martedì 24 aprile.
Touray ha ammesso in sede di interrogatorio di aver prestato giuramento davanti al califfo Abu Bakr al-Baghdadi, capo riconosciuto di Daesh, come emergerebbe da un video pubblicato su Telegram e scoperto dalle autorità di Madrid. Il giovane avrebbe anche detto di aver ricevuto l’ordine di compiere un attentato lanciandosi con un’auto contro la folla, salvo poi affermare, in maniera contraddittoria, di non aver mai avuto realmente intenzione di mettere in atto questo piano. In una chat chiedeva però ai confratelli islamici di pregare per lui. “Sono in missione”, scriveva.
Il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Melillo, ha spiegato che non sono note le circostanze “di tempo e di luogo” in cui questo atto terroristico avrebbe dovuto essere compiuto. “Non siamo davanti a una cosa insignificante. Lui aveva giurato fedeltà e per questo era pronto a compiere azioni delittuose. Il sistema ha però funzionato”, ha invece commentato il capo della Polizia Franco Gabrielli.
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