FESTA DEL CINEMA/ Rubini sorprende con “Dobbiamo parlare”

DobbiamoParlare_FabrizioBentivoglio_MariaPiaCalzone_IsabellaRagonese_SergioRubini_fotodiAssuntaServelloIMG_2067_di Luciana Vecchioli

Sergio Rubini approda alla Festa del Cinema di Roma con la sua opera probabilmente più matura. Una commedia sofistica ed intelligente che si smarca dai precedenti lavori. Una rappresentazione tratta da un lavoro teatrale messo in scena l’anno scorso e che tornerà nelle piazze nei prossimi mesi: “Dobbiamo parlare”, nelle sale dal 19 novembre. Una sorta di “Carnage” (Roman Polanski) all’italiana che vede protagoniste due coppie in crisi in un elegante attico nel centro di Roma. Uno strepitoso ed insolito Fabrizio Bentivoglio nei panni del Prof , ricchissimo cardiochirurgo di fama internazionale, di destra, personalità esuberante dal dialetto romanesco, forte e colorito. “Sapevo che mi sarei trovato a mio agio in una commedia – rivela l’attore – ma lo sapevo solo io e pochi altri. Per il mio phisique du role mi davano solo ruoli tormentati o da intellettuale”.  Sua moglie, Maria Pia Calzone, dermatologa di origine napoletana. Lo stesso Rubini nella parte dello scrittore di sinistra ricco solo d’amore ed Isabella Ragonese , la giovane compagna nonché sua ghost-writer.  Tutti molto bravi nell’interpretare  una sceneggiatura davvero eccellente, ben scritta e calibrata, capace di coniugare dialoghi esilaranti, battute fulminanti ad aspetti più drammatici.

Tutt’altro che claustrofobico, nonostante si svolga tutto in una notte nel grande salone di un bellissimo appartamento con tanto di terrazzo dal quale si gode di un meraviglioso panorama della Città Eterna. Confronto-scontro tra quattro persone molto diverse tra di loro sia per estrazione sociale, per cultura ma anche per età. Il pretesto è il tradimento del Prof con una giovane donna e l’irruzione della moglie nella casa di questa coppia di amici così differenti da lei e da suo marito, almeno apparentemente.  La discussione farà emergere una lunga fila di recriminazioni e rancori inattesi che metterà in crisi i protagonisti.  “Il nostro è soprattutto un film di attori e sulla loro capacità di relazionarsi con altri attori. Un plot che oltre a divertire scava dentro i personaggi tentando di mettere in luce una serie di dinamiche che riguardano tutti noi e fanno parte della quotidianità che tutti riconosciamo”.

Il film rivela interamente la sua genesi teatrale dal quale emerge chiaramente il lungo lavoro di limatura e calibratura dei dialoghi, mai pesanti, eccessivi o semplicemente inutili. Curiosità: la voce narrante del film, ossia un pesciolino rosso nell’acquario, è quella di Antonio Albanese.

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