CRACK ANNUNCIATO/ L’Uefa rinvia a giudizio il Milan: conti in rosso e situazione societaria incerta. I rossoneri adesso rischiano di essere esclusi dall’Europa League

di FABIO CAMILLACCI/ Non dateci della Cassandra ma per Altroquotidiano, la critica situazione economica del Milan era già chiara l’estate scorsa dopo il passaggio di proprietà da Silvio Berlusconi ai cinesi. Lo testimoniano i tanti articoli che potete ancora trovare sul web. Lo scrivemmo noi e lo confermò il presidente della Roma James Pallotta, poi costretto a rettificare in qualche modo pena querela rossonera da parte della strana coppia Fassone-Mirabelli, il gatto e la volpe. Ma ribadiamo: la situazione era già palese un anno fa quando i cinesi rilevarono il Milan “a buffo” come si dice a Roma, grazie ai soldi del fondo americano Elliott (circa 300 milioni di euro). Poi spesero sul mercato oltre 200 milioni sempre “a buffo” grazie ad alcune fideiussioni bancarie che peraltro per ovvi motivi tardarono ad arrivare.  Una bolla che adesso inevitabilmente sta per esplodere, anche perchè il “Diavolo” ha fallito la corsa alla Champions. Ma al di là di tutto, è l’intera situazione societaria a non convincere l’Uefa. Si profilano dunque cessioni importanti: Donnarumma e Suso su tutti.

Niente patteggiamento. La Federazione europea, alla luce di conti dissestati e situazioni poco chiare, ha pertanto negato il “settlement agreement” al Milan dopo che, pochi mesi fa, aveva già detto “no” anche al “voluntary”. Adesso il club rossonero va a giudizio, all’incirca a metà giugno: quel giorno potrà succedere di tutto. I cinque giudici del consiglio hanno infatti un ampio spettro di sanzioni applicabili, fino all’esclusione della squadra di Gattuso dalle coppe. In questo caso, addio Europa League, con il conseguente ingresso dell’Atalanta ai gironi e della Fiorentina ai preliminari dell’ex Coppa Uefa. C’è ancora uno spiraglio per evitare che ciò accada, ma è molto ridotto.

La decisione dell’Uefa. Il Milan è stato informato nel tardo pomeriggio di martedi 22 maggio: rinvio a giudizio. Non succede spesso: la Federazione e i club di solito riescono a raggiungere un patteggiamento di reciproca utilità. Ma in questo caso non c’erano proprio le condizioni. Nyon non lo confesserà mai, però la strategia della commissione investigativa era stata abbastanza chiara: aveva concesso tempo al Milan, nella speranza che arrivassero buone notizie sul rifinanziamento, sulla proprietà, sui ricavi futuri. Spostando quindi la decisione al più tardi possibile. Ma niente di tutto questo è arrivato sui tavoli della commissione investigativa. In pratica, fanno capire dall’Uefa, il Milan non ha aggiunto elementi che potessero far cambiare la decisione iniziale.

I motivi del rinvio a giudizio. Sono praticamente gli stessi del “no” al voluntary. Ovvero. Troppe incertezze sul rifinanziamento che non si è concluso e non si sa se (e quando) verrà concluso: anche nell’ipotesi più favorevole, comunque, si tratterebbe di elementi al momento assenti dal piano. Troppe incertezze sull’azionista di riferimento, mister Li (nella foto con l’amministratore delegato Marco Fassone), la cui figura non ha contorni chiarissimi. In ogni caso, se anche ci fosse un cambio di proprietà, resterebbe al momento il dubbio: Elliot vuole diventare il nuovo proprietario oppure vendere a sua volta? Troppe incertezze sui ricavi futuri, soprattutto quelli cinesi: l’Uefa rimprovera il fatto che il piano del Milan si basi su entrate che non hanno conferma, considerato che il mercato cinese non è neanche partito.

Possibili scenari futuri. Adesso tocca ai giudici del panel giudicante. Hanno un’ampia lista di sanzioni. Certo, il deficit del Milan è alto, oltre 100 milioni nel triennio, quindi non è che si possa sperare in una mano leggera dell’Uefa. Stop al mercato, limitazioni della rosa, multa: sono tutte punizioni possibili, se non probabili. Naturalmente la peggiore sarebbe l’esclusione dalla coppe. La camera non ha fissato ancora la data, ma deciderà a metà giugno. E i tempi non potranno essere lunghi perché dal destino del Milan dipende quello delle altre italiane: quindi andranno rispettate anche le scadenza per le iscrizioni alle competizioni europee. E se qualcosa cambiasse da oggi alla sentenza? Se il Milan, mettiamo caso, concludesse il rifinanziamento, offrisse informazioni su Li o, comunque, sopraggiungessero nuovi importanti elementi? Non è detto che sarebbero utili. Il consiglio giudicante deve decidere sulle carte che ha in mano, legate alla decisione di oggi. Però può fare da “Cassazione” di se stesso: nel caso in cui questi nuovi elementi ci fossero, dovrebbe decidere se tenerne conto o meno. Il Milan ha poco meno di un mese per tentare di recuperare una situazione disperata contro la quale è sempre possibile l’appello al Tas di Losanna, che però dovrebbe decidere con procedura di estrema urgenza.

A questo punto si potrebbe fare un’altra considerazione rispetto alla decisione di oggi. Se resta Li, la speranza dei tifosi è che rifinanzi il prima possibile. Ma se Li dovesse vendere è paradossalmente meglio, per il Milan, non essere vincolato ai lacci e alle limitazioni di un “settlement”. Un eventuale nuovo proprietario, infatti, avrà sì un deficit da colmare, ma potrebbe strappare all’Uefa nuove e migliori condizioni di quelle che sarebbero state concesse oggi. L’ultimo dei desideri dell’Uefa è quello di escludere dalle coppe squadre come il Milan, la più vincente di sempre dopo il Real Madrid: quindi c’era poco da fare con il piano arrivato a Nyon. Per Altroquotidiano, lo ribadiamo, nulla di nuovo. Nonostante tutto, ci sono organi di informazione che continuano ad accostare al Milan calciatori importanti, nomi di grido, gente che costa, giocatori che questo Milan non può permettersi. Fake news.

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