Operetta Burlesca di Emma Dante, con Viola Carinci, Roberto Galbo, Francesco Guida e Carmine Maringola, è l’ideale prosecuzione del ben più strutturato “Le pulle”. Se nel precedente spettacolo avevamo visto scenografia e drammaturgia importanti, in questo nuovo lavoro, presentato a Roma all’interno di RomaEuropa Festival, l’autrice e regista siciliana si affida al ‘contenitore’ dell’operetta per alleggerire il conflitto tra libertà personale, struttura sociale e nucleo familiare. La storia narrata in prima persona da Pietro racconta le angosce e i dubbi di un ragazzone siciliano (trapiantato a Napoli) che, verso i quarant’anni, scopre pienamente la sua omosessualità, uscendo dal riparo di fantasie e protezioni filiali per vivere appieno un rapporto d’amore con un altro uomo.
La parola dell’attore rivolta al pubblico, la fila di scarpe alte e piene di lustrini, quattro bambole gonfiabili appese a fondo palco, inquadrano Operetta Burlesca nella stessa semplicità con cui l’ingenuo protagonista scopre i suoi desideri più profondi.
Emma Dante sa toccare corde delicate e tesissime: ci sono momenti di grande forza viscerale, così come passi alleggeriti dall’immaginario burlesque. Gli sprazzi di violenza, nella pancia pelosa del padre, e le ridicole protezioni della madre, nel ventaglio piumato, sono chiari, incisivi e semplicissimi.
Tutto il lavoro però non ha l’omogeneità e l’incisività solite della regista: il plot è fin troppo appoggiato sulla struttura dell’operetta e i conflitti non arricchiscono la conoscenza di un mondo già visto molte altre volte, impedendo allo spettacolo di prendere quota.
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