di SERGIO SIMEONE – Moltissimi italiani hanno seguito con il fiato sospeso le vicende dei giovanissimi atleti thailandesi rimasti intrappolati in una caverna insieme al loro allenatore. Essi hanno prima temuto con orrore che per loro non ci fosse nulla da fare: si sono poi rincuorati quando hanno visto che si mobilitavano in uno slancio solidaristico tanti uomini esperti e coraggiosi arrivati da mezzo mondo ; hanno pianto per la morte di uno di essi, Soman Gunon; hnno infine esultato quando hanno appreso che tutti, ragazzi ed allenatore, erano stati tratti in salvo.
Moltissimi italiani hanno appreso con fastidio che la nave di una ONG carica di migranti (tra cui bambini e donne incinte) si stava avvicinando alle coste del nostro Paese. Hanno poi appreso con gioia che il ministro Salvini aveva impedito il suo approdo in un porto italiano; hanno infine esultato quando il ministro ha dichiarato che mai più una nave ONG che avesse soccorso dei migranti avrebbe potuto approdare in un porto italiano. Questa esultanza non è venuta meno nemmeno quando un barcone ha fatto naufragio e sono stati raccolti i cadaveri di tre bambini annegati.
Si sa, penserà qualcuno, gli italiani si dividono in due gruppi, quelli che provano empatia per chi è colpito da sventura e quelli che invece restano indifferenti. Io non credo che sia così. Credo che in larga misura gli stessi che hanno tirato un sospiro di sollievo per il salvataggio dei ragazzi thailandesi hanno avvertito solo un po’ di disappunto per la morte dei tre bambini annegati nel Mediterraneo.
Come spiegare questa diversa reazione di fronte ai due avvenimenti? Io provo a darne una:
I ragazzi thai vivono lontanissimo da noi. Le loro vicende non interferiscono con la nostra vita quotidiana, sono visti come i personaggi di un film o di un romanzo. I bambini africani, invece, se arrivano in Italia possono modificare il nostro modo di vivere, mettere in pericolo i nostri interessi. Chi di noi, per fare un esempio, non si è commosso quando, leggendo I Miserabili , “ha visto” Jean Valejan emergere dal buio che avvolge la terrorizzata Cosetta, prendere la bambina per mano e portarla via dagli odiosi Thenardier per farla vivere con sè? Ma quanti farebbero la stessa cosa in una situazione analoga?
La destra in Italia ha vinto la battaglia delle parole non per una sua superiore abilità comunicativa, ma perché la gente ha voluto credere alla sua narrazione del fenomeno migratorio in quanto era quella che meglio si prestava a scaricare la coscienza ed allontanare il senso di colpa per l’indifferenza con cui assiste al dramma dei migranti che si svolge sotto i propri occhi . Tanti perciò hanno voluto credere all’aumento della criminalità, anche se le statistiche dicevano il contrario o che i migranti sono venuti a vivere negli alberghi a 5 stelle, mentre in realtà molti di loro vivono in baracche fatiscenti e vengono sfruttati da italianissimi imprenditori agricoli od edili ed altri sono così disperati da cercare di superare le Alpi a piedi sperando di trovare lavoro. Ed ancora hanno voluto credere che i migranti sono zavorra per la nostra economia anche quando il presidente dell’Inps, Italo Boeri, ha affermato che se non aumenta il numero di lavoratori stranieri il nostro sistema pensionistico è destinato a crollare. Non pochi, infine, hanno voluto credere che i cadaveri dei bambini ripescati in mare dopo l’ultimo naufragio fossero in realtà dei bambolotti.
Che cosa fare per far recuperare agli italiani la loro umanità? Sandro Veronesi ha proposto a Saviano di spendere la loro popolarità in favore dei migranti andando di persona sulle navi che li raccolgono in mare. Bene. Sarebbe però molto utile che con loro andasse anche un regista con cineoperatore per far vivere alla gente il terrore delle madri per la sorte dei propri bambini.
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