di NUCCIO FAVA- I loquacissimi vicepresidenti del Consiglio non hanno speso alcuna dichiarazione significativa sulle sparatorie, fortunatamente ad aria compressa, che hanno colpito cittadini di colore, ed anche una bimba di 9 anni, ancora ricoverata al Bambin Gesù, che rischia di perdere l’uso delle gambe. Non ci paiono semplici mascalzonate di burloni in cerca di emozioni. Tra l’altro c’è un ex funzionario del Senato che ha detto “stavo provando la carabina sul terrazzo e mi è partito un colpo”. Dal Casertano fino al Veneto sono ormai una decina gli incidenti del genere e se il caso può averli provocati, certo dovrebbe far riflettere il fatto che i feriti siano tutti a vario titolo, o rom o lavoratori di colore.
Senza creare allarmismi e gridare ad un pericolo razzista, che pure innegabilmente si affaccia in alcune fasce di opinione, non c’è dubbio che il segnale che ne deriva è preoccupante. E lo è anche per la Chiesa cattolica, che non può accontentarsi di una copertina audace contro Salvini, ma è chiamata anch’essa a fare una opera di educazione ed evangelizzazione tra i non pochi fedeli che ancora frequentano almeno la messa domenicale. Basta recitare con attenzione le Scritture, dalle quali emerge con forza e chiarezza la figura del buon samaritano, del figliol prodigo, del buon pastore e in generale il principio fondamentale: ama il prossimo tuo come te stesso.
Ovviamente non si tratta di fare politica in chiesa, ma nella ferma distinzione del terreno religioso dal campo civile e politico, riaffermare con chiarezza il valore della vita e la dignità di tutti gli uomini, di ciascun uomo e donna. I nostri due vicepresidenti di governo, visibilmente in competizione mediatica tra loro, hanno scelto di confrontarsi soprattutto nella rapidità con cui comunicare il proprio messaggio e personale punto di vista, in tempo utile per giungere all’opinione pubblica prima dell’altro. L’occasione migliore è stata loro offerta durante una delle pagine più basse della vita politica italiana : la sconsiderata comunicazione del ministro Toninelli di bloccare la Tav e la ancora più oscena risoluzione del Consiglio dei ministri per quanto riguarda le nomine dei vertici Rai, assegnata al governo per volontà dell’ex presidente Matteo Renzi. Anche lui determinato, in ripetute dichiarazioni, ad “eliminare i partiti dalla Rai”, riferendosi evidentemente agli “altri partiti” meno il suo. Per non dire del modo brutale con cui liquidò il direttore generale Campo dall’Orto che pure lui stesso aveva scelto presentandolo come l’uomo più adatto a rivoluzionare la Rai.
Questa scelta della rivoluzione alla Rai evidentemente è una formula che affascina tutti i grandi lottizzatori della casta prima maniera e di quella nuova. E’stato infatti il generoso capo politico dei pentastellati a precipitarsi fuori palazzo Chigi per annunciare, soddisfatto, nel suo inossidabile abbigliamento in giacca e cravatta, che “era partita una vera rivoluzione culturale che avrebbe finalmente eliminato i raccomandati e i parassiti“, con evidente rispetto per quanti comunque, non solo giornalisti, operano e lavorano nell’azienda Rai con grande impegno e professionalità.
I nomi indicati dal governo per i vertici Rai, invece, al di là delle sensibilità e delle doti personali, non giustificano la definizione di “culturalmente rivoluzionarie”. Attendiano queste persone alla prova dei fatti, ma ciò che va sottolineato è che oggi la sfida culturale, civile ed etica è così enorme che una Rai pubblica dovrebbe non servire questo o quello, ma tentare di dare un contributo fondamentale per l’avanzamento civile di tutta la società italiana, soprattutto attraverso un sano pluralismo.
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