Sembrava che il suo no fosse definitivo, un “non possumus” destinato a segnare un immutabile assetto negli equilibri del centrodestra, oggi la marcia indietro di Silvio Berlusconi. A Bologna, alla manifestazione della Lega organizzata ed annunciata da Matteo Salvini in splendida solitudine, ci sarà anche lui. Tutti insieme, l’8 novembre.
Mossa tattica o definitivo passaggio del testimone? Lui usa parole che richiamano storici discorsi di Vittorio Emanuele II: “Non potevamo restare indifferenti dinanzi alle pressioni dei nostri elettori, che in questi giorni hanno insistentemente chiesto una forte dimostrazione di unità del centrodestra”. Un grido di dolore della base del centrodestra che impone, insomma, di mettere da parte rivalità e rancori. “I movimenti del centro-destra hanno l’assoluta consapevolezza di poter vincere soltanto se uniti”, fa sapere ancora il leader di Fi, che quindi è “ben lieto di accettare l’invito”. Graziosamente, Salvini usa toni soft nel commento: “Sono contento per la sue presenza. Un’opposizione finalmente compatta potrà liberare gli italiani dalla sinistra delle tasse e dell’invasione” degli immigrati. Anche lui, quindi, punta sul nodo dell’unità per battere la sinistra. Prove generali in vista della campagna elettorale delle amministrative di primavera, allora, e magari anche per quella referendaria sulle riforme.
Ma qualcuno è pronto a sostenere che si tratti solo dell’ammissione di una debolezza resasi manifesta negli ultimi tempi. Soprattutto sono i due ex delfini Fitto ed Alfano a sottolineare questo punto. “E’ il legittimo passaggio del testimone: quell’area politica non sarà più guidata da un leader di centrodestra moderato, ma da un leader lepenista di estrema destra”, dice il ministro dell’interno. E Fitto: “Si materializza un ennesimo errore da parte di Silvio Berlusconi, che accetta di andare a Bologna a incoronare la Lega”.
Due sponde diverse, un’unica lettura. Opposta a quella della fedelissima Daniela Santanchè: “Forza Italia, la Lega e Fratelli d’Italia sono accomunati da un comune denominatore: la volontà di costruire un’alternativa al governo delle chiacchiere e delle bugie targato Matteo Renzi. E’ l’unità il nostro collante ed è questo ciò che ci chiede il nostro popolo: a Bologna lanceremo la sfida finale a Renzi e al Pd”.
Macché passo indietro, per lei. Anzi, è solo l’inizio. Un punto in comune tra tutti: Renzi non sottovaluti il segnale. (Servizio Agi)
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