di NUCCIO FAVA – Mia nonna ci portava sotto il pergolato a vedere le stelle mentre scendevano veloci, scomparendo quasi subito. Bisognava sapere cogliere l’attimo, altrimenti non valeva e si perdeva la fortuna. Ormai la notte di san Lorenzo è quasi priva di stelle, a causa del grande spreco di illuminazioni in città e pure nei paesi. Sono in tanti però che passano la notte a testa in su sperando di esprimere un desiderio ed un segno di buona fortuna. Ne avrebbero gran bisogno sia gli italiani sia chi li governa. Tutti i leader dell’alleanza giallo-verde si affannano a sostenere che non c’è pericolo di crisi, che il contratto sottoscritto da Salvini e Di Maio ne è garanzia reciproca e assoluta. Ci mancherebbe che i due leader massimi della coalizione sostenessero il contrario. Qualche perplessità può forse albergare nella testa del ministro Tria alle prese con una coperta più corta di quanto immaginasse. C’è sproporzione evidente tra le ambizioni di legisti e pentastellati e le disponibilità concrete di un bilancio che non può essere immaginato come l’albero di bengodi. C’è chi si appella ai 10 punti del contratto di governo da rispettare, chi si preoccupa del malessere di militanti ed elettori che non hanno esultato per il decreto Dignità. Si guarda anche alla abbastanza prossima scadenza del voto di primavera per il rinnovo del Parlamento europeo. Tutti dovranno misurarsi non sulla base di dichiarazioni e nuove promesse ma sulla base dei risultati raggiunti o almeno in via di realizzazione. Restano così cruciali i rapporti con l’Ue e la collocazione nel nuovo contesto geopolitico, sconvolto dalle scelte e dalle giravolte del nuovo presidente Usa. Anche sulla questione Iran, Trump si è mosso con scarti improvvisi e in splendido isolamento, come un intrepido cow boy d’altri tempi a caccia di taglie. In ogni caso con una costante cifra antieuropea e con l’intento di preferire rapporti bilaterali con i singoli Stati, abbandonando nei fatti ogni tradizione di politica euro atlantica, in passato costantemente perseguita a garanzia di una convivenza senza guerra e con lo sgretolamento del muro di Berlino. Così è stato anche dopo l’attentato alle due torri e il contenimento dell’estremismo islamico. Con l’avvento di Trump il quadro tende a modificarsi pericolosamente e, alla fine, sarà soprattutto l’Europa nel suo complesso a subirne le conseguenze maggiori.
Per queste fondate ragioni anche il nostro presidente del Consiglio dovrebbe mostrarsi più cauto e meno entusiasta degli abbracci scambiati alla Casa Bianca. Anche per la nostra collocazione e le fondamentali scelte europee, sarebbe sconcertante e pericoloso scegliere strade e avventure di altro segno come ammiccamenti a fronti sovranisti in rischiosissime tentazioni nazionaliste e con temerari gruppi xenofobi e razzisti, ben presenti soprattutto nell’est europeo. Godiamoci pertanto in pace la festa di san Lorenzo ricordando sempre che la democrazia è una faticosa battaglia quotidiana che non dovrebbe mai interrompersi. Attraverso la vigilanza e l’impegno di ciascuno.
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