Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, ha ufficializzato la sua candidatura a segretario del Pd e la linea che intende seguire per sostenerla. Lo ha fatto intervenendo alla tre giorni di Areadem, la corrente di Piero Fassino e Dario Franceschini, svoltasi a Cortona. “Lungi da me porre il tema del nome del partito, sono d’accordo con Gentiloni. Voglio fare il segretario del Pd. Il resto sono caricature: denigrano chi esprime delle idee a prescindere dalle idee”. E insiste: “Dobbiamo recuperare il confronto delle idee”. E precisa su un punto (in modo, per ora, di non lasciare spazio all’avversione dei “renziani”): “E’ evidente che non voglio allearmi con i 5 stelle, li ho sconfitti due volte, ma voglio parlare con chi ci ha abbandonato, voglio capire perché. Dobbiamo combattere, altro che subalternità. E’ subalterno chi nella battaglia interna usa gli stessi strumenti che critichiamo nei cinquestelle”.
“Il Pd deve – ha sottolineato – essere mallevadore di nuove alleanze, non é vero che tutto ciò che non é Pd è nemico del Pd. Alleato é una bellissima parola“. “Sulla battaglia per le europee siamo tutti d’accordo, certo che bisogna allearsi – ha aggiunto -. Il congresso del partito ha senso se dice agli italiani ‘venite a rigenerare un pensiero democratico’- Siamo convinti che si può vivere meglio in Italia. Come partito dobbiamo cambiare per essere più credibili”. Secondo il governatore del Lazio, al momento unico candidato alla segreteria del Pd, ci vuole “un nuovo riformismo con al centro il valore della persona, crescita ed equità per riconquistare il nostro popolo, produzione ricchezza e redistribuzione, un modello europeo diverso, con al centro la potenza della nuova generazione di italiani, i giovani che sono le prime vittime di questo pasticcio, a cui si nega un futuro possibile. Altro che prima gli italiani, gli italiani sono le prime vittime di Salvini”.
“Non torniamo a quel fastidiosissimo senso di superiorità morale, che dà fastidio a pelle, é uno dei mali della sinistra. Salvini dice popolo contro élite, se noi vinciamo solo nei centri storici e non nelle periferie c’é qualcosa di vero”. Così Dario Franceschini, deputato Pd ed ex ministro della Cultura, nell’intervento di chiusura della tre giorni della sua corrente.
“Sono finiti i popcorn, non si possono mangiare più” – dice Franceschini alludendo polemicamente alla beffarda e infelice battuta di Renzi nell’invitare il popolo della sinistra a a gustare lo spettacolo dell’auspicato crollo del governo giallo-verde. “Avremmo potuto fare molto per evitare l’alleanza populista, invece abbiamo gettato M5S in braccio a Salvini”. Ora dico al mio partito (contraddicendosi, però): Aspettiamo che cadano o lavoriamo perché cadano? Aspettiamo che esplodano le contraddizioni tra Lega e M5S o ci impegniamo per farle esplodere? Lo facciamo da soli o cerchiamo alleanze anche in Parlamento?”.
“Non si può ignorare il tema delle alleanze – ha aggiunto l’ex ministro della Cultura -. Il proporzionale é stato un errore, era meglio se vincevano M5S o destra da soli, non si sarebbero alleati. Ora bisogna entrare nelle contraddizioni Lega-M5S, se si saldano e da alleanza diventano blocco sociale, é un problema. Non sto proponendo alcuna alleanza con i cinquestelle, sia chiaro”, precisa anche lui, come Zingaretti. E ha concluso delineando l’ipotesi di un Pd inclusivo delle differenze e anche degli ex, per una ricomposizione del campo progressista. “Perché non ci possono stare dentro anche Beatrice Lorenzin o Vasco Errani?”, si è chiesto, citando la esponente centrista e un ‘fuoriuscito’ di Mdp. E in chiusura si rivolge a Zingaretti : “Nicola, la risposta é che ce la possiamo fare”. I due esponenti dem si sono poi abbracciati e la platea ha applaudito.
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