Si è conclusa l’udienza davanti al tribunale del Riesame sul sequestro dei fondi della Lega dopo la condanna del senatore Umberto Bossi, dell’ex tesoriere Francesco Belsito e di tre ex revisori contabili del Carroccio per la truffa allo Stato sui rimborsi elettorali dal 2008 al 2010, stimata in 49 milioni. Al momento ne sono stati sequestrati circa tre. I giudici si sono riservati di decidere. Era stata la Cassazione a rinviare al Riesame la decisione dopo avere accolto la richiesta della Procura di poter sequestrare fondi oltre a quelli già trovati.
Il sequestro era stato stabilito dal tribunale che, lo scorso anno, aveva condannato Bossi, Belsito e tre ex revisori contabili per truffa. I giudici potrebbero accogliere quanto stabilito dalla Cassazione e dare il via libera alla Procura, anche se questa decisione può essere impugnata dalla Lega; o accogliere la tesi dei difensori del Carroccio che, contro il sequestro, faranno valere anche la sentenza di giugno della Corte di Strasburgo sull’ecomostro di Punta Perotti che condannò l’Italia per aver proceduto alla confisca dei terreni, dove venne edificato il complesso, senza una precedente condanna dei responsabili.
Un altro problema sorge sulla esecutività del provvedimento del Riesame: una parte della giurisprudenza lo ritiene immediatamente esecutivo, mentre altra parte no. A inizio luglio la Cassazione aveva depositato le motivazioni secondo le quali la Guardia di Finanza può procedere al blocco dei conti della Lega in forza del decreto di sequestro, emesso ormai un anno fa, senza necessità di un nuovo provvedimento, anche per eventuali somme trovate su conti in momenti successivi al decreto. E’ stato sottolineato: soldi sui conti potrebbero non essere stati trovati al momento del decreto “per una impossibilità transitoria o reversibile”, e il pm non deve dare conto di tutte le attività di indagine svolte “altrimenti la funzione cautelare del sequestro potrebbe essere facilmente elusa durante il tempo occorrente per il loro compimento”.
I legali della Lega: i soldi in cassa sono leciti – L’avvocato Giovanni Ponti al termine dell’udienza ha dichiarato: “Abbiamo depositato una consulenza per dimostrare che i soldi che la Lega ha in cassa ora sono contributi di eletti, donazioni di elettori e del 2 per mille della dichiarazione dei redditi. Sono somme lecite che hanno un fine costituzionale: consentono al partito di perseguire finalità democratiche. Dire che sono profitto del reato è un non senso giuridico, ma ci rimettiamo alla decisione del tribunale”.
La Lega, in ogni caso, non cambierà nome: lo ha ribadito il segretario del partito e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, a Radio anch’io in riferimento alle possibili conseguenze della vicenda giudiziaria.
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