di ENNIO SIMEONE – Il calcio degli anni 70 ha avuto due coppie di “gemelli del gol” come furono ribattezzati dai cronisti sportivi prima Paolo Pulici e Ciccio Graziani, affiatati sul campo (anche se molto meno nella vita privata), che davano certezze e successi ai tifosi del Torino, e poi Vialli e Mancini, che dettero belle soddisfazioni ai tifosi della Sampdoria. Ora Mancini è costretto a fare coppia solo con se stesso nel tentativo di sollevare la nazionale azzurra dalle sabbie mobili in cui è finita per carenza di coraggio delle squadre italiane nel mettere in campo giovani con cognome italiano.
Purtroppo anche la politica langue e offre scarse speranze di rigenerarsi dopo che gli elettori italiani hanno lasciato negli spogliatoi quasi tutti i vecchi e ormai sbiaditi campioni dei partiti targati “prima repubblica” e “seconda repubblica”. Non li rimpiangiamo. Ma purtroppo, ora, a contendersi le prime pagine dei giornali e i primi piani delle tv (sia le une che gli altri gestiti prevalentemente da giornalisti genuflessi) ci sono sempre più politicanti mediocri, improvvisatori dall’oratoria facile, tra i quali sgomita ancora, per tentare di riemergere e riguadagnare visibilità, qualcuno lasciato negli spogliatoi o al più messo a scaldare la panchina a bordo campo. Due in particolare: Renzi (quello del Pd che ha fatto anche il capo del governo) e Di Battista (quello del M5s, che ora fa il viaggiatore in Sud America).
Ogni volta che chiedono di apparire in Tv (con replica garantita, e immediata, sui giornali) trovano le telecamere spalancate e accoglienti da parte di coloro che – non si sa se per stupidità o per furbizia – non aspettano altro. Sputtanandoli. Perché i sondaggi, anche gli ultimissimi, confermano che, ogni volta che i due si esibiscono (l’uno microfono in pugno passeggiando sul palco come un venditore di pentole, l’altro dimenandosi come un forsennato), i loro rispettivi partiti perdono nei sondaggi successivi almeno un mezzo punto, cioè qualcosa come centomila voti, che migrano (è il caso di dire) verso il concorrente (il Matteo della Lega), che i video se li fa da sé. I due potranno passare alla storia come “i gemelli dell’autogol”.
POST SCRIPTUM (del 13 settembre)- E’ doveroso aggiungere che, quando uno dei due gemelli tace (per infortunio debilitante o per impegni ancor più logoranti) scende in campo, come sostituto ambivalente, Luigi Di Maio. Il quale, smettendo i panni da vice presidente del Consiglio nonché ministro in carica, si abbandona ad affermazioni avventate e persino ad inconsulte (per non dire scurrili) invettive, con l’obiettivo di competere con l’altro vice presidente leghista e nell’illusione di contrastarne il sopravvento nei sondaggi. L’irripetibile invettiva pronunciata contro i parlamentari europei che hanno votato la giusta norma sul copyright (in difesa del diritto d’autore contro i baroni del web) costerà al M5s più voti di quelli che gli aveva fatto guadagnare l’ultimo attacco di Renzi.
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