di PAOLO OROFINO – Prima svolta nell’inchiesta che dovrà accertare cause ed eventuali responsabilità per la tragedia avvenuta nelle gole del torrente Raganello, che scende verso il mare dall’altopiano del Pollino quasi al confine tra Calabria e Basilicata, dove lo scorso 20 agosto dieci escursionisti hanno perso la vita, travolti da una terribile ondata di piena, scatenata da un improvviso e violento nubifragio. Nel mirino del procuratore di Castrovillari (Cosenza), Eugenio Facciolla, ci sono per ora pubblici amministratori e soggetti privati. La Procura, ieri pomeriggio, ha inviato sette avvisi di garanzia ad amministratori pubblici e soggetti privati: i sindaci di Civita, San Lorenzo Bellizzi e Cerchiara di Calabria, che sono rispettivamente Alessandro Tocci, Antonio Cersosimo e Antonio Carlomagno; il presidente del Parco Nazionale del Pollino, Domenico Pappaterra; il dirigente dell’ufficio Biodiversità dei carabinieri forestali, Gaetano Gorpia; le guide escursionistiche Giovanni Vancieri e Marco Massaro. In questa prima fase delle indagini è necessario svolgere accertamenti irripetibili, il che ha indotto gli inquirenti a spedire gli avvisi di garanzia a chi, allo stato, è maggiormente coinvolto nella vicenda.
È SOLO IL PRIMO PASSO DELL’INCHIESTA. Ma questo, come dicevamo all’inizio, è solo il primo passo di un’inchiesta inevitabilmente destinata ad allargarsi. Oltre alle persone già indagate, infatti, vi sarebbero almeno altre dieci persone “attenzionate”, che, fra non molto, potrebbero ricevere medesima informazione di garanzia. Le indagini, infatti, sono complesse e si stanno sviluppando principalmente su due fronti: 1) si cercherà di capire le eventuali ed effettive responsabilità dei pubblici amministratori che avevano competenze varie sul luogo della sciagura; 2) dovrà essere chiarita la posizione di privati, che – questi sono i sospetti della Procura – avrebbero abusivamente gestito le escursioni nel Raganello.
«Sin dai primi passi dell’inchiesta – ha detto il procuratore Facciolla (foto) – abbiamo lavorato senza sosta per dare una risposta a quanti sono rimasti coinvolti nella strage del torrente Raganello: alle vittime ed ai loro familiari, ai feriti ed a quanti, pur essendo usciti indenni, hanno subito un grave trauma psicologico per la terribile vicenda che hanno vissuto. Per questo é giusto dare una risposta di giustizia nei tempi più rapidi e nel modo più efficace possibile».
«Il nostro impegno in questo senso – ha aggiunto ancora il procuratore di Castrovillari – é massimo. Ci stiamo avvalendo, tra l’altro, delle migliori competenze tecniche che rappresentano il meglio di quanto possa offrire, in questo senso, la Calabria. È doveroso, oltre che obbligatorio – ha concluso il magistrato – che la giustizia dia una risposta nel più breve tempo possibile».
Omicidio colposo e lesioni colpose, inondazione colposa ed omissione di atti d’ufficio: sono i reati che vengono ipotizzati dalla Procura di Castrovillari. Le indagini sono condotte dai carabinieri forestali, con l’ausilio di altre forze di polizia giudiziaria, man mano delegate dal pm.
Lunedi scorso, dopo un ulteriore sopralluogo nel canyon della morte, si è tenuto un importante incontro, presso l’università di Cosenza, fra il procuratore Facciolla e la squadra di consulenti tecnici incaricati di redigere una relazione sulle cause della tragedia. Probabilmente ci sarà bisogno di nominare altri periti, soprattutto per scandagliare la parte alta del torrente Raganello, ricadente nel Comune di San Lorenzo Bellizzi, da dove è partita la massiccia onda d’acqua. Il nubifragio che ha innescato la piena era stato preannunciato da un’allerta gialla diramata dalla Protezione Civile, avviso che purtroppo sarebbe stato ignorato da qualcuno o sottovalutato da altri, e quindi non ha sortito l’effetto di vietare quell’escursione pomeridiana partita da Civita, nelle cosiddette gole basse del corso d’acqua.
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