di FABIO CAMILLACCI/ Aragon, MotoGP: il nuovo sigillo di Marquez. Battuti Dovizioso e Iannone. Rossi solo 8°. Lo spagnolo della Honda si è aggiudicato dunque il 14° appuntamento iridato 2018 dopo un acceso duello col forlivese della Ducati. Lorenzo k.o. alla prima curva. Bravo l’abruzzese della Suzuki che sale sul podio. Valentino lotta con la sua Yamaha, cioè contro i mulini a vento come Don Chisciotte. Per Marquez invece questi 25 punti davanti al pubblico di casa assomigliano tantissimo a un’ipoteca anche su questo campionato della MotoGP: 72 punti di vantaggio a 5 gare dalla fine non lasciano spazio ai sogni di alcun rivale. Il leader iridato ha battuto di puro manico il solito positivissimo Andrea Dovizioso. Il forlivese della Ducati le ha provate tutte per stare davanti allo spagnolo che oggi ha però messo sull’asfalto una carica unica. Il “Marcziano” non avrebbe mai mollato questa corsa: in tanti momenti del GP ha cercato il limite per guidare oltre alle qualità della Ducati, apparsa anche in questo fine settimana la moto di riferimento (nella foto Afp: Marqeuz ad Aragon davanti a Dovizioso).
La nota dolente: Valentino Rossi sempre più triste e rassegnato. Partito 17° in griglia di partenza, il Dottore ha rimontato, chiudendo all’8° posto il GP di Aragon. D’accordo, il MotorLand di Aragon non è mai stato un circuito amico della Yamaha, ma, ciò non toglie il clamoroso ritardo maturato dal pilota pesarese in 23 giri: oltre 15 secondi al traguardo. L’amarezza del Dottore è palese: “Se mi stanco di fare questi weekend? Ieri è stata una giornata difficile del weekend, abbiamo fatto modifiche alla moto ma facevo ancora più fatica. Mi sono un po’ rassegnato ed è stato un errore, se avessi continuato a fare il mio lavoro forse sarei riuscito a fare il giro in Q1 e magari sarei riuscito a partire una fila più avanti e potevo arrivare una o due posizioni più avanti. Oggi abbiamo fatto altre modifiche importanti e nel warm-up sono andato meglio. Al momento questo è il nostro potenziale. Considerato che sono caduti Lorenzo, Crutchlow e anche Bautista, probabilmente avremmo fatto fatica ad entrare nella top ten. Sono stato un po’ più veloce dell’anno scorso, ma semplicemente perché sto meglio mentre l’anno scorso ero infortunato”.
“Gadda ok, ma restano gli stessi problemi”. La moto è questa da un po’ e questa è la cosa più preoccupante. Non è un caso se la Yamaha non vince da 23 GP. Rossi a tal proposito aggiunge: “Bisogna continuare a lavorare perché mancano ancora cinque gare e sull’elettronica possiamo farlo. Questa era una delle piste più difficili dell’anno, però qui c’era qualcosa di elettronica studiata dal nuovo team e da Michele Gadda (il tecnico elettronico proveniente dalla SBK ndr) che mi ha aiutato alla fine della gara, grazie alla quale sono riuscito a tenere un passo costante e sorpassare Miller. Se nei test di Valencia arriverà una moto che va in una direzione diversa? Non lo so, bisognerebbe chiederlo ai giapponesi. Storicamente la Yamaha portava la moto nuova nei testi di Brno ma è da due anni che non succede”.
Un Dottore pessimista per le prossime gare. Alla fine del Mondiale come detto mancano cinque Gran Premi ma, guardando al prossimo futuro, il centauro di Tavullia ribadisce palesementei propri dubbi anche su quelle che, sulla carta, dovrebbero essere piste più favorevoli alla Yamaha. Tra due settimane la MotoGp sbarcherà però a Buriram per il nuovo GP di Thailandia, e Vale dice: “Se cambierà qualcosa? In Thailandia sarà difficile perché nei test siamo andati abbastanza male, anche se Zarco era andato forte ad inizio anno. Vedremo, non è una delle migliori piste. Poi ci sarà il Giappone, a Motegi, una pista che mi piace molto e magari sull’asciutto riusciremo ad essere più competitivi, come anche a Phillip Island. Mentre in Malesia, con il caldo, non saprei, Valencia è difficile. Bisognerà capire quanto saremo competitivi, anche se ho i miei dubbi ma magari andrà meglio di oggi”.
Modifiche inutili. Poi in merito ai recenti interventi della casa di Iwata sulla M1, Valentino Rossi non ha dubbi: “Quando fai modifiche grandi e la moto non risponde, è un brutto segnale. Vuol dire che c’è qualche altro problema. Il feeling cambia perché si cambia il bilanciamento dei pesi, ma ci sono aspetti positivi e negativi, e purtroppo il tempo resta lo stesso. Oggi, i piloti davanti hanno cercato di salvare le gomme, ma quando hanno spinto, Dovizioso ha fatto 1’48.3 e Marquez 1’48.4 mentre io giravo sull’1’49.8. Quindi c’è quasi 1 secondo e mezzo al giro di differenza, che è un’enormità, quindi siamo in difficoltà. Le altre moto stressano meno la gomma dietro, quindi quando aprono il gas, i sistemi elettronici lavorano meglio, leggono che c’è più grip e accelerano molto più di noi che invece continuiamo a scivolare. Questa è un cosa che dico da settembre dell’anno scorso e più o meno è sempre lo stesso. La Yamaha storicamente è sempre stata un grande competitor della Honda, alcuni anni è andata meglio e spesso ha inseguito, ma dai tempi della 500 la Yamaha è sempre stata una moto veloce. Ci sono stati dei momenti di crisi, e questo è un momento di crisi tecnica. Secondo me non è difficile lavorare, ma bisogna fare le cose giuste”. Un’analisi, quella del Dottore, che non fa una piega.
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