Meno severo del temuto il giudizio di Standard & Poor’s sull’Italia: ha confermato il rating sovrano dell’Italia a BBB, anche se ha rivisto l’outlook da stabile a negativo, contrariamente a Moody’s, che lo aveva giudicato stabile. Per l’agenzia di rating ”lo stimolo legato alle misure” contenute nella manovra 2019 ”potrebbe rivelarsi di breve durata – tranne che per il previsto aumento degli investimenti pubblici – soprattutto dal momento che – si legge in una nota – non sembrano esserci ulteriori riforme strutturali in grado di aumentare la crescita dell’economia” italiana.
“I piani di politica economica e fiscale del governo – rileva S&P – hanno eroso la fiducia degli investitori, come riflesso dell’aumento del rendimento del debito pubblico”. Un ulteriore aumento dei rendimenti dei titoli di Stato ”potrebbe ridurre la capacità delle banche di finanziare l’economia italiana” dal momento che gli istituti ”che sono il maggiore creditore del governo, sposterebbero le risorse dal settore privato soprattutto dalle piccole e medie imprese”.
I piani di politica fiscale ed economica del governo italiano – secondo S&P – “stanno pesando sulle prospettive di crescita economica del paese, un punto critico della traiettoria driver della traiettoria decisa del rapporto debito pubblico-pil”. S&P ritiene che le politiche fiscali del governo non consentiranno al rapporto debito pil di diminuire. “Il debito pubblico dell’Italia rispetto al pil, a nostro avviso, non continuerà più su una traiettoria discendente”. L’agenzia di rating si aspetta che “nei prossimi tre anni il debito netto dell’Italia rimarrà a circa 128,5% e 123,2% del Pil, rispettivamente”.
La manovra messa in piedi dal governo Conte ”rischia – scrive l’agenzia – di indebolire la crescita” dell’economia italiana e per questo l’agenzia S&P ha tagliato le stime sul pil del biennio 2018-19, che dal precedente +1,4% per entrambi gli esercizi ora sono a +1,1% sia per quest’anno che per il prossimo.
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